«Ombre» italiane

«Ombre» italiane «Ombre» italiane Grand commis della politica Chi è caduto e chi si salva salvati i più bravi, i servitori di classe, la cui funzione finiva con l'identificarsi con quella dell'eminenza grigia, del propugnatore-ammortizzatore se non di un'Idea, di più idee o comunque di una causa. Personalità influenti come Franco Rodano, l'altro ieri; oppure, ieri, manager disincantati e talent scout come Ettore Bernabei. Oggi consiglieri e uomini di cerniera come Tonino Maccanico, specialisti come Fabiano Fabiani o Andrea Manze Ila. Domani, chissà, animi infervorati come quello del padre Pintacuda. Dopo aver servito Craxi al massimo livello, Giuliano Amato ha fatto appena a tempo a cambiare ruolo. Riccardo Misasi, da sempre insostituibile gregario di De Mita, ha pure lui i suoi guai. Appena sotto, la hit parade di questo potere subalterno ma decisivo è come se fosse scoppiata. Davvero, ad esempio, non riluce più la stella del prefetto Lauro, il civil servant della corrente del Gólfo che all'apogeo del potere Antonio Gava quasi assegnò in dotazione al suo successore al Viminale Scotti. Come pure Giampaolo Cresci, variante domestico-mondana del quale la leggenda fanfandana tramanda memorabili incanti e terribili soprusi, se ne sta abbarbicato al Teatro dell'Opera di Roma come Hitler nel bunker. E forse son rovesci che capitano in un'Italia dove per troppo tempo i politici hanno giustificato la vocazione al potere con lo «spirito - appunto - di servizio». «Siamo tutti servi inutili», diceva De Gasperi. Rapidamente i governanti si ritennero sempre meno servi e ancora meno inutili. Pochi, oggi, scommetterebbero sullo spirito di servizio di un Berlusconi o di un Occhetto. Figurarsi su quello dei loro servitori. sfilacciata e tramortita, categoria sono finiti anche in galera. Altri grandi servitori sono morti e il ricordo, come per Franco Piga, non è neppure dei migliori. In fondo Franco Evangelisti, «'a Fra», è scomparso fuori tempo massimo, quando era già a buon punto la notte di Tangentopoli. Più tranquillamente se n'è andato un altro storico suggeritore-protettore della Prima Repubblica, quel Tonino Tato cui la dedizione nei confronti di Berlinguer era valsa il folgorante soprannome di «Suor Pasqualina». Non c'è più neanche Guido Carli, a suo modo esempio di abnegazione tecnica e quasi impersonale all'autorità di governo. Dalla rotta, dal dileggio e dall'oblio, tutto sommato, si sono Filippo Ceccareiii ALE

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