Elogio del Servitore colto

il caso. Saggio politico del tesoriere della Thatcher il caso. Saggio politico del tesoriere della Thatcher gip del Servitore colto «Vera grandezza? Aiutare il Principe» A come è malizioso Allistair McAlpine nel suo Nuovo Machiavelli, ovvero l'arte di sopravvivere in politica, *lche la Mondadori sta per mandare in libreria. Scrive dell'arte della politica con la grazia risoluta di un fioraio che prepara un bouquet di rose, lasciando bene intatte lutte le spine. E più ancora che i politici, si diverte a far sanguinare gli intellettuali. Ecco un esempio: «Si permetterà a uomini di poco conto, quali autori di libri e di canzoni di vasto successo popolare, di frequentare il Principe per offrirgli un facile svago» scrive l'ex tesoriere del partito conservatore inglese. «La loro meschinità tuttavia cela talvolta grande presunzione, soprattutto nel caso degli scrittori di successo... Si tratta di meri buffoni: a corte non devono mancare mai, e la loro demenza deve essere incoraggiata dal Servitore». E' a lui, al Servitore del Principe, che questo ex strettissimo collaboratore della baronessa Thatcher di Kesteven si rivolge con quel «Si...» impersonale. Polemizzando fin dall'inizio con Niccolò MachiaveUi e la sua idea che ad un Principe serva soprattutto un collaboratore di grande cultura capace di derivare strategie dallo studio della storia. Perché «la storia è una guida fattibile» secondo McAlpine. E per muoversi nelle sabbie mobili della politica è molto più utile un servitore che sappia spianare la strada al suo leader, usando l'astuzia applicata ad ogni mezzo, confessabile ed inconfessabile. Prima di tutto l'ironico - ma serissimo - Allister McAlpine, collezionista raffinato e innamorato di Venezia al punto da viverci una parte dell'anno, distingue: Principe è colui che ha il potere, Servitore colui che ha l'influenza (e possibilmente, anche un buon patrimonio personale che lo metta al riparo da tentazioni venali). Uniti indissolubilmente dalla fedeltà all'Idea che muove i loro progetti. E non certo dalla lealtà, che per lui «è materia buona per i romanzieri sentimentali, virtù adatta a cani e cavalli». Ma come coltivare l'amore, la L'ingiustizia del luogo comune Ho notato che quando si vuole indicare un simbolo di ignoranza o sottocultura si mettono al primo posto le casalinghe. Ora domando: se degli intellettuali si servono di luoghi comuni tanto rozzi quanto ingiusti (ci sarà pure qualche casalinga e, perché no, qualche elettricista che sappia scrivere!), a che cosa mai servirà questa «cultura»? Marianna d'Angelo Piano di Sorrento (NA) Lo svedese e i suoi cognomi Primo: scusatemi per il mio cattivo italiano. In particolare, non conosco bene l'arte di scrivere una lettera in italiano con le frasi di cortesia giusti. Ma tutti i miei sciocchezze e sgarbatezze di lingua sono involontarie! Mi dispiace, perché l'italiano è una lingua bellissima. (La sciatrice fondista Manuela Di Centa mi ha fatto una grande impressione: dopo aver vinto il 30 km a Lillehammer, durante l'intervista in italiano ha detto che aveva pensato di «volare come un pensiero libero» (sull'ali dorati, forse?). Non tutti gli sciatori sanno esprimersi in modo così meraviglioso dopo la corsa). Leggu ogni tanto dei giornali italiani, e per caso ho letto La Stampa di 4 febbraio 1994. Tra le «Lettere al giornale» signor Luigi Bonsaver domanda: come si pronuncia Nobel? Non so se signor Bonsaver ho ricevuto una riposta. Ma, se si agisce del cognome di Alfred Nobel (premio Nobel, laureato Nobel ecc.), ho una risposta anch'io, del punto di vista di Svezia. Anche in svedese si può confondere «Nobel» (cognome) con «nobel» (aggettivo), che si pronunciano in modi differenti. Il cognome Nobel (come in «premio Nobel» è pronunciato no-BELL, con l'accento sull'«e». paura e l'odio che devono circondare questi due personaggi? Trattando con onore i potenti del vecchio regime caduti in disgrazia. Affidando ad almeno un ministro «una provincia ingovernabile o qualche carica dal futuro incerto, per dare a tutti gli altri un esempio sul quale riflettere». Viaggiando molto per non trascurare gli uomini di provincia, «sempre invidiosi dei colleghi che risiedono nella capitale». E via di questo passo, facendo leva con grazia sui lati più meschini dell'umana natura, fino alla massima più stringata: «Se vuoi eliminare un possibile nemico, promuovilo». Il sublime, disinteressato, intelligentissimo servitore a cui si rivolge Lord McAlpine, deve innanzitutto Giuseppe Ciarrapico e padre Pintacuda ROMA RANDI Idee, grandi servito- ri. Piccole idee, in Italia, e alla fine di un ciclo storico l'eterna figura del servitore sfuma realisticamente verso il portaborse, nuovo eroe negativo, da passarci sopra con i cingolati. Qui va in pezzi un sistema e il craxiano Intini, che si preoccupava anche delle piccole spese del suo capo, per la sua fedeltà finisce per diventare un grande della storia; mentre la cronaca s'accontenta di un Peppino Ciarrapico che chiamava Andreotti «il principale», come in un bar del Prenestino, e s'era pure inventato un cocktail in onore della figliola dell'ex divo Giulio, «il Marilena madrigale». Qui in Italia sono caduti nella polvere insieme, principi e servitori. Ma parecchi della seconda, ormai LETTERE AL GIORNA

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