Israele dice «ni» agli osservatori Onu

Rabin in Parlamento: mi vergogno per quell'assassino, non fa parte della nostra storia Rabin in Parlamento: mi vergogno per quell'assassino, non fa parte della nostra storia Israele dice «ni» agli osservatori Onu Da Ghali sì alla proposta dell'Olp, Washington si oppone revole a questo provvedimento. Secondo voci insistenti, Rabin e il ministro degli Esteri Shimon Peres hanno inoltre preso in considerazione - per la prima volta, dopo anni di strenua opposizione - la possibilità di permettere l'ingresso nei Territori di una «forza di controllo internazionale». L'idea si è appreso dalla sede dell'Onu di New York - è venuta dal segretario generale Butros Ghali, che ieri ha spedito una lettera a Rabin in cui ha avanzato l'idea di inviare una forza di osservatori. La prima reazione, critica, è giunta dalla delegazione Usa alle Nazioni Unite, che ha accusato Ghali di parzialità e ha definito «controproducente» la sua iniziativa. Washington ha anche bocciato la condizioni poste dall'Olp per la ripresa delle trattative di pace (che venisse messo al primo posto dell'agenda la questione degli insediamenti ebraici nei territori, tra l'altro). Ma in Israele si avverte la necessità di concedere al leader dell'Olp Yasser Arafat un successo tangibile, che gli consenta di riprendere i negoziati con Israele senza perdere la faccia con la sua opposizione, in seno ad Al Fatah e nei Territori. In un «messaggio cifrato» all'Olp incluso nel suo discorso alla Knesset, Rabin ha dunque fatto accenno alla necessità di riprendere al più presto i negoziati sulla base del documento di principio di Washington e del documento concordato di recente al Cairo: essi prevedono fra l'altro la possibilità di inviare nei Territori una forza UTEL AVIV N assassino che non è cresciuto fra noi», l'ha chiamato nel suo discorso al Parlamento Rabin. Non ha detto: «Un americano». Gli ottimi rapporti fra gli Stati Uniti e Israele certamente non permettono una polemica diretta. Ma il fatto che Baruch Goldstein provenisse da Brooklyn, fosse cresciuto nel quartiere popolare di Bensonhurst a New York, dove più aspro è lo scontro fra neri e ebrei, non è passato inosservato nell'opinione pubblica israeliana. «Che ci combinate voialtri yankee», si sono sentiti apostrofare intellettuali e giornalisti di origine statunitense anche se di provata fede democratica. La colonia americana qui è grande, ed è di provata tradizione: sono circa 80 mila gli americani immigrati fra il 1948 e il '94; e dopo il '67, sull'onda della Guerra dei Sei Giorni, ne giunsero 8500. Quest'ultima immigrazione dette il via a un'ondata più ideologica, legata al mito della grande Israele, e religiosa. Ogni anno, circa tremila ebrei americani giungono in Israele. «A Gerusalemme esiste un centro psico-sociale in cui si curano giovani squilibrati, e sono soprattutto ragazzi e ragazze di Brooklyn». ha scritto l'editorialista Amnon Abramovich sul giornale popolare Yediot Aharonot. «I genitori americani spendono un sacco di soldi per mandarci qui i loro problemi... E a noi dopo che abbiamo preso il loro materiale umano e il loro denaro restano tutti quanti i problemi. In un Paese che non promuovesse l'aliah, ovvero l'immigrazione ebraica, un tipo come Goldstein non l'avrebbero mai fatto entrare, non avrebbe potuto diventare un settler, e poi non lo avrebbero ammesso nell'esercito». Così con la rabbia propria di questi giorni Abramovich si è lanciato contro i settler americani di Kiriat Arba (il 15 per cento della popolazione del posto) mentre tutto intomo si levavano punti interrogativi e obiezioni sull'immigrazione estremista tacciata appunto di essere soprattutto americana: tanto che dalle pagine di Haaretz, il giornale della sinistra intellettuale di qui, Urit Shohat ha sentito il bisogno di rispondere che i «kahanisti di Brooklyn» non sono per niente diversi dagli estremisti del tipo di Hanan Porat, un israelianissimo deputato del Mavdal che non si è peritato di andarsene in giro sorridendo e augurando «felice purim» nel giorno dell'eccidio. L'ebraismo americano è di certo fra quelli che ha dato di più a di osservatori, «purché esista l'accordo di entrambe le parti». Sul terreno la situazione è sempre incandescente: nelle pause del coprifuoco - che interessa per il quarto giorno oltre un milione di palestinesi nei Territori - gruppi di dimostranti hanno inscenato violente dimostrazioni che sono state disperse con la forza dall'esercito. In questi scontri sono rimasti uccisi altri due palestinesi: un vecchio di circa 70 anni a Hebron e un giovane di 25 anni a Nablus. A Hebron la furia della popolazione è stata fomentata dalla scoperta che già nell'ottobre scorso il Waqf (l'ente per la protezione dei beni islamici) si era lamentato con l'ufficio di Rabin per il comportamento del «colono Baruch» (Goldstein) che - si legge nel documento - aveva aggredito il muezzin e tentato di appiccare il fuoco ai tappeti della moschea. La lettera non ebbe alcun seguito. Nel tentativo di convincere l'Olp a riprendere i negoziati, Rabin ha notato che «un filo di sangue» collega gli spari della Jihad contro le comunità ebraiche di Amsterdam, Parigi e Istanbul con la strage di Hebron. Domenica questo filo ha toccato anche una chiesa di Junieh, presso Beirut, dove dieci fedeli cristiani sono rimasti uccisi dall'esplosione di un ordigno. Ieri, nella chiesa della Madonna del Parto il patriarca maronita ha celebrato il solenne funerale delle vittime, alla presenza del capo dello Stato. Giovani palestinesi lanciano sassi contro i soldati nel campo profughi di Shuafat, fuori Gerusalemme Il killer era già stato denunciato invano per un attentato alla moschea di Hebron Aldo Baquis ALICANTE. Un aereo della Air Algerie, un Boeing 727, in volo sulla linea Orano-Abnaba, è stato dirottato e costretto a atterrare a Alicante, sulla costa mediterranea della Spagna. In serata i terroristi, forse integralisti islamici, hanno liberato i 125 passeggeri e si sono arresti. Non si sa se le autorità spagnole hanno ceduto alla loro richiesta di asilo politico. [Ansa-Agi] definita. Gente che vuol vivere in gruppo secondo regole definite e con un nemico ben identificato. A questo si aggiunge la nostalgia per la cultura di confine che i Territori ricreano nella loro mente: il cow-boy ritrova il suo fucile, il combattente del Vietnam il rischio quotidiano nella difea dei valori dell'Occidente contro un mondo ineluttabilmente ostile. Su tutto questo l'uso della religione resa prodotto di consumo immediato, pronta all'uso, rivelata in ogni dettaglio e considerata gelosamente proprietà privata con¬ tro tanti nemici che vogliono strappartela. Israele ama l'America, e ne imita molto spesso i modelli di comportamento e di consumo, forse per scordare i patimenti degli ebrei in Europa. Molti invece che «shalom» qui dicono «bye» e «thank you» invece di «todà». Ma questa passione soprattutto giovanile è sempre stata vista dall'establishment socialista e ashkenazita come un'aberrazione ideologica ad alto rischio. Fiamma Nirenstein IN BREVE Dirottato jet algerino Paura e resa a Alicante A New York preghiera delle tre religioni NEW YORK. A 48 ore dal massacro nella moschea di Hebron, ebrei e musulmani hanno pregato insieme a New York, luogo di nascita dell'attentatore che ha sparato sui fedeli islamici. A Manhattan, nella cattedrale di St. John the Divine, tre imam e due rabbini si sono uniti in preghiera con gli officianti cristiani, chiedendo che rinascano le speranze per la pace in Medio Oriente, terra d'origine di tutte e tre le religioni. Da Re Fahd 90 milioni alle vittime di Hebron RIAD. L'Arabia Saudita pagherà un indennizzo di 200 mila rial (90 milioni di lire) a ogni famiglia che ha perso un congiunto nella strage di palestinesi di Hebron. E' un'iniziativa di re Fahd. [Ansa] Corteo in Iran «Morte ai sionisti» TEHERAN. Migliaia di persone, in maggioranza studenti delle scuole coraniche di Qom, in Iran, città santa degli sciiti, hanno manifestato per protestare contro il massacro di venerdì scorso. I partecipanti hanno gridato «Morte ai sionisti» e «Morte al grande Satana». [ [Agi] Gheddafi: via dalla Lega araba TRIPOLI. La Libia minaccia di abbandonare la Lega araba. «Siamo pronti a ritirarci per consentire agli altri Paesi membri di accogliere i loro fratelli di Israele», dato che Paesi arabi «hanno abbandonato la solidarietà araba per scendere a patti col nemico». Lo riferisce provocatoriamente la radio ufficiale libica. [e. st.] Kuwait City, bomba al cinema: 2 feriti KUWAIT CITY. Attentato in Kuwait: una bomba è esplosa ieri in un cinema in un quartiere periferico della capitale, provocando il ferimento di due persone. Lo ha reso noto una fonte del ministero degli Interni. [Ansa]