«Tenete in galera i golpisti»

Salta il capo degli 007, il Procuratore denuncia pressioni. Agente Usa espulso Salta il capo degli 007, il Procuratore denuncia pressioni. Agente Usa espulso «Tenete in galera i golpisti» In due dicono no a Eltsin DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Salta la testa di Nikolaj Golushko, capo del controspionaggio, quello che si chiamava Kgb, nell'intricato affare dell'amnistia ai golpisti che ieri ha aggiunto un'altra pagina misteriosa: Boris Eltsin, annunciato per la sera in tv con un messaggio alla nazione, è rimasto zitto. Tace il Presidente, ma parlano i suoi uomini, rivelando un retroscena torbido di mosse e contromosse maldestre compiute dal Cremlino per evitare l'uscita dal carcere di Khasbulatov, Rutskoi e soci. L'unica cosa che è ormai chiara è l'isolamento di Eltsin, caduto in una trappola di cui si vedono gli esecutori (il Parlamento), ma non i registi. La notizia di ieri è il siluramento di Golushko, ufficialmente (secondo le vecchie abitudini) per «ragioni di famiglia»; secondo le solite fonti ben informate perché non avrebbe impedito l'uscita dal carcere dei «golpisti». Proprio questo gli aveva chiesto Eltsin nel confuso affaccendarsi di venerdì e sabato: siccome il carcere di Lefortovo è una pertinenza dell'(ex) Kgb, secondo il Presidente, Golushko avrebbe dovuto tenere chiuso il portone. Nonostante l'amnistia. Ma il retroscena più clamoroso (e imbarazzante per Eltsin) lo ha rivelato il procuratore generale Kazannik, dimissionario dopo aver firmato gli atti di scarcerazione: «Me ne vado - ha detto nel discorso d'addio ai funzionari della Procura - perché mi hanno chiesto di violare la legge». Chi gliel'ha chiesto? Eltsin, naturalmente, con un messaggio urgente che gli è arrivato durante la riunione con i suoi sostituti. Nella busta c'era un appunto MOSCA di Baturin, consigliere giuridico del Presidente, secondo cui la Duma era «entrata nelle competenze del presidente della Russia perché in pratica ha emesso un atto di grazia». Baturin proponeva di far rimanere in prigione le persone che beneficiavano dell'atto del Parlamento e sull'appunto c'era una risoluzione di Eltsin che diceva: «A Kazannik: agire in base alla spiegazione». Kazannik si è messo in contatto con Eltsin e gli ha chiesto di revocare l'ordine perché lui poteva agire soltanto «in base alla legge». Tutto quello che il Presidente gli ha risposto è stato un: «No». Allora Kazannik gli ha detto che la Procura non avrebbe violato la Costituzione. Eltsin ha nuovamente risposto: «No». Allora Kazannik ha detto: «Mi dimetto». Eltsin di nuovo gli ha detto «No» e gli ha proposto di cercare una soluzione. La sera di venerdì 25 febbraio Kazannik ha ricevuto la telefonata del capo delle guardie del Presidente, Aleksandr Korzhakov, che l'ha invitato a una riunione alla quale erano presenti anche il ministro dell'Interno Erin, gli assistenti del presidente Satarov, Baturin e altri. Secondo Kazannik si è discusso non di come stabilizzare la situazione dopo l'amnistia, ma di come impedirla. Kazannik ha detto che si è parlato di appigli microscopici, come quello che i documenti della Duma erano stati pubblicati dalla Rossiskaja Gazeta non sotto la rubrica ufficiale, ma sotto la rubrica «Duma». Kazannik ha detto che qualsiasi atto di grazia è un atto personificato nel quale devono figurare nomi e cognomi. In questo caso, secondo Kazannik, si trattava invece di un'amnistia sugli avvenimenti, come erano stati amnistiati i partecipanti alla guerra in Afghanistan e alla liquidazione di Cernobil. Concludendo, Kazannik ha detto di aver agito «nel pieno rispetto della legge, di avere la coscienza pulita» ed ha aggiunto: «Arrossiscano quelli che si puliscono i piedi sulla legge per fare carriera». La questione, aspettando - se ci sarà, quando ci sarà - l'intervento di Eltsin, sembra al momento chiusa. Il consiglio della Duma ha annunciato che convocherà ad uno ad uno gli amnistiati per raccomandar loro di stare bravi. Se qualcuno violerà l'articolo del Codice Penale che riguarda l'«organizzazione di disordini di massa» (l'unica accusa formale che pendeva sulla loro testa) sarà «rimesso in carcere». Improbabile. Intanto la guerra di spie continua. E' stato proprio il capo del controspionaggio Golushko, poco prima di essere giubilato, a fornire il nome dell'americano indesiderabile numero uno a Mosca. E' quello di James Morris, residente della Cia nella capitale russa. Ieri mattina l'ambasciatore americano Pickering è stato convocato al ministero degli Esteri e gli è stato comunicato che Morris doveva lasciare il Paese entro sei mesi. E' la risposta di Mosca all'espulsione del diplomatico Lisenko da Washington in conseguenza del caso Ames. Fonti bene informate dei servizi segreti russi, citate da Interfax, dicono che «Mosca non vuole un'escalation di tensione nei rapporti con gli Usa: ma se gli americani insisteranno, i russi non staranno a guardare». Cesare Martinetti Il leader dell'ultradestra russa, Vladimir Z CINA 87 anni, era deputato USA La reazione protestante sbaglia i tempi. Un vescovo anglicano accusa i cattolici di essere i «fondamentalisti» del cristianesimo, e per questo destinati a perdere fedeli in un esodo verso la Chiesa d'Inghilterra, ma subito il confronto religioso si arroventa per una clamorosa e illustre defezione nell'altra direzione. John Gummer, ministro dell'Ambiente nel governo Major, ha annunciato ieri la propria conversione al cattolicesimo in protesta contro il sacerdozio femminile deciso dagli anglicani. Non è un avvenimento di poco conto, a due settimane dalla prima ordinazione di una donna, a Bristol: fino a pochi mesi fa il ministro era uno dei più autorevoli membri laici del Sinodo anglicano. Dopo la conversione della duchessa di Kent e in attesa della massiccia fuga di almeno sette vescovi e 712 preti, firmatari la scorsa settimana di un documento di fede cattolica, la decisione di Gummer è un'altra mazzata per l'arcivescovo di Canterbury. «Sono giunto alla conclusione - ha spiegato il ministro che non c'è garanzia di ortodossia se non nella comunione con il soglio di San Pietro. La Chiesa cattolica è in prima linea nella battaglia contro il laicismo. Coloro di noi che sono vissuti a lungo sotto la sua protezione non possono continuare onorevolmente a negare il suo comando». In una lettera all'arcivescovo di Canterbury, che lo ha anche ricevuto in udienza, Gummer afferma che la decisione anglicana di ammettere le donne al sacerdozio riduce l'autorità della Chiesa d'Inghilterra a quella di hirinovskij [FOTO REUTER] Resa dopo sette ore

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