«Parità tra scuola pubblica e privata»

Polemiche per l'intervento a sorpresa del Capo dello Stato al congresso dell'istruzione cattolica Polemiche per l'intervento a sorpresa del Capo dello Stato al congresso dell'istruzione cattolica «Parità tra scuola pubblica e privata» Scalfaro: lo Stato deve pagare ROMA. «In una società che avesse raggiunto la situazione di equilibrio tra scuola di Stato e libera scuola, occorrerebbe mettere i genitori in condizione di fare una libera scelta tra due strade, ugualmente aperte e ugualmente percorribili e, per dirlo in termini più chiari, dello stesso prezzo, dello stesso costo». Lo ha sostenuto Oscar Luigi Scalfaro, prendendo la parola a sorpresa al congresso mondiale della scuola cattolica, in corso alla Domus Mariae di Roma, poco dopo che il prefetto della Congregazione vaticana per l'Educazione cattolica, card. Pio Laghi, aveva chiesto il riconoscimento per legge di «pari dignità e pari diritti a tutte le scuole». Ed ò subito esplosa la polemica. Scalfaro ha elogiato il ruolo della scuola cattolica nel «preparare l'uomo», elencando tre principi ai quali lo Stato dovrebbe attenersi. Primo: «Non può mai rinunciare al diritto-dovere di organizzare la scuola per tutti, ma questo non può portare al monopolio della cultura che è monopolio della dittatura». Secondo: «Deve dare spazio alla libertà della scuola, che nasce dal principio stesso del pluralismo; la scuola cattolica ha il diritto di mantenere la sua identità». Terzo: deve consentire la libera scelta alle famiglie, a parità di condizioni. Un discorso «forte», anche ROMA. «Sul problema della parità tra scuola pubblica e privata, l'articolo 33 della Costituzione ò estremamente chiaro: enti e privati hanno il diritto ad istituire scuole ed istituti, senza oneri per lo Stato». E' questa la reazione di Emanuele Barbieri, segretario generale della Cgil-scuola, che aggiunge: «Le richieste di finanziamento della scuola privata in nome del diritto delle famiglie di scegliere l'indirizzo ideologico dell'istruzione, esprime una concezione delle differenze e del pluralismo come contrapposizione e separatezza: un pluralismo delle istituzioni anziché nelle istituzioni». Anche la Cisl-Scuola (pur ritenendo «condivi¬ sti LI REAZIONI Aureliana Alberici (pds) «Più sinergie pubblico-privato» Sopra: il presidente Scalfaro si sono detti, invece, la leghista Irene Pivetti («Mi fa piacere che il Presidente prenda atto di questa esigenza della società e della quale la Lega si è fatta promotrice da tempo») e l'ex missino Maurizio Gasparri, ora di Alleanza nazionale, che pun- DA OVEST SI STRINGE LA MORSA co, subito in questi ultimi dieci giorni, per non inasprire una situazione internazionale che vede l'Occidente sempre più deciso a imporre con la forza la propria volontà ai serbi; e che, sul versante opposto, vede la Russia sempre più imbarazzata da un eccessivo coinvolgimento in Bosnia, che potrebbe compromettere in maniera grave i suoi rapporti ormai incrinati e precari con l'America. La Russia è già presente in Bosnia con i suoi caschi blu. La «questione bosniaca» è già diventata" in Russia un bruciante dilemma di politica interna: i nazionalisti alla Zhirinovskij incalzano sull'argomento Eltsin, mentre i veterocomunisti, rinfrancati dalla liberazione di Khasbulatov e di Rutskoi, si preparano a imboccare la stessa strada polemica in difesa dell'union sacrée con i serbi slavi e ortodossi. Ma per ora i capi serbi devono trattare col presidente Eltsin, col governo ufficiale della Russia, e sanno che non è il momento di tirare troppo la corda. Quindi, constatando che la Nato non scherza più, che in sette giorni ha costretto i serbi a incassare le due prime sconfitte in due anni di guerra, Karadzic e il suo ispiratore Milosevic hanno preferito per adesso ritirarsi e imboccare la via della prudenza e dell'apparente ragionevolezza. La Sparta dei Balcani, quando le circostanze lo impongono, sa sempre ripiegare con agilità sulla sua seconda dimensione diplomatica, che è Bisanzio. Anche le prime reazioni di Mosca appaiono improntate alla prudenza e alla ragionevolezza. Neppure al Cremlino si vuole tirare troppo la corda in un frangente in cui la minaccia bosniaca potrebbe dar fuoco tanto alle polveri fuori della Russia, quanto, e forse ancor più, all'interno della Russia stessa. Si direbbe insomma che, dopo anni d'incertezze e di fallimenti, la tenaglia diplomatica e militare della Nato stia funzionando in Bosnia meglio delle ambiguità umanitarie dell'Onu. Anche se in grave ritardo sull'orrore degli eventi, l'Occidente, quasi ignorando le previsioni troppo sofisticate e allarmistiche degli esperti militari, sembra essersi mosso nella direzione giusta. Quanto all'Italia, ruota di scorta dell'Occidente, essa segue come una portaerei cieca e senza comando autonomo la rotta dei più grandi e dei più decisi. L'Italia dà la povera impressione di offrire alle forze Nato un contributo logistico passivo, Aviano, Napoli, Trieste, le basi e i porti adriatici, senza l'appoggio di una propria politica estera creativa, di una propria diplomazia degna, per dinamismo e proposta, della drammatica contiguità territoriale che la dovrebbe costringere a considerare la crisi balcanica quasi un incendio di casa. Se Aviano è a un quarto d'ora di volo da Sarajevo, la distanza che separa Roma da Sarajevo la si potrebbe calcolare in anni luce. La campagna elettorale in corso tende a convincere la gente che il malessere italiano è principalmente economico, istituzionale e morale. Certo, lo è. Ma nessuno dice che nel malessere c'è anche un vuoto supplementare e oramai cinquantennale: il vuoto di una politica estera reale, calibrata sugli interessi nazionali ed europei, capace alfine di dare alla vuota portaerei italiana i) posto e il cervello che fisiologicamente le spettano nel Mediterraneo in fiamme. ta ad «una defiscalizzazione delle rette pagate dalle famiglie». Con diverse motivazioni, si è dichiarata d'accordo col Capo dello Stato l'Associazione presidi: «C'è bisogno di una complessiva riqualificazione ad alto livello di tutta la scuola, nel quadro di un'offerta formativa pluralistica e diversificata. Per il momento - sostiene l'Anp - è la scuola statale ad essere penalizzata da rigidità gestionali, organizzative e didattiche e a finire in condizioni di disparità nei confronti della scuola non statale...». Mario Tortello