De Piscopo: «Vivo soltanto per il jazz»

De Piscopo: «Vivo soltanto per il jazz» Il grande batterista con Fabbriciani questa sera in Conservatorio per l'Unione Musicale De Piscopo: «Vivo soltanto per il jazz» Dice di Sanremo: «E' anticulturale, ora si sta esagerando» TORINO. «Jazz fusion» stasera (ore 21) al Conservatorio per i concerti dell'Unione musicale. Una fusion nuova di zecca, l'ultima in ordine di tempo ma forse quella più gradita a un pubblico che preferisce la sala da concerto ai palasport. In scena un gruppo di squisiti solisti che si sono incontrati non per caso ma scelti da una dea geniale per vivere tutti insieme una nuova entusiasmante esperienza: Roberto Fabbriciani, Massimiliano Damerini, Massimo Scattolin, Massimo Moriconi e Tullio De Piscopo. Una «all star» in piena regola dove soprattutto quello del flautista e del batterista sono i nomi che parlano anche senza strumento: Fabbriciani e De Piscopo infatti sono due concertisti che almeno in Italia non hanno rivali. «Jazz fusion» dunque nel nome di Ellington e Gershwin (rivisitati da Salvatore Sciarrino per Fabbriciani), «classic fusion» con la barocca «Pic-nic Suite» di Claude Bolling, pianista arrangiatore francoamericano (aveva anche composto la colonna sonora di «Borsalino»), colto, indagatore di nuovi percorsi, penna sapiente, cervello fino. In chiusura di concerto, esplosione sacrilega (?) di De Piscopo con i suoi tamburi sulle note del «Dies Irae» di Mozart. Inoltre Fabbriciani ha voluto accanto a sé Arcadio Baracchi, giovane eccellente spalla per un «Black Folk» di Claude Bolling. Dell'operazione è entusiasta Tullio De Piscopo, pirotecnico percussionista, musicista poliedrico, cantante di successo. «Basta con le canzonette. Ho chiuso. Sono costretto a fare per contratto ancora un disco ma ormai la mia strada è segnata: è la strada del jazz». Gli chiediamo un parere sull' appena estinto Festival di Sanremo ma risponde di non averlo visto: «Non ne so nulla. Quella rassegna mi sembra il manifesto di una progressiva azione anticulturale... esagerano». E così Tullio De Piscopo è tornato al jazz, alla grande. Ha due gruppi, uno a Napoli per le tournée al Sud (con Sabbatini, Puglisi e il formidabile Scannapieco), uno al Nord (con Pozza, Milanese e Cisi). I progetti di Tullio? Tanti. A settembre uschà il suo «Lo stile di Tullio De Piscopo», un libro didattico sul quale De Piscopo lavora da anni con l'impegno del virtuoso solista che cerca di mettere sulla carta le scoperte, le idee, le tecniche messe a punto durante tutta una folgorante carriera. E' imminente pure l'uscita di un suo disco che fin d'ora si propone come un documento storico: si tratta del quartetto con Sai Nistico, uno dei massimi sassofonisti di tutti i tempi, colto nella sua ultima esibizione, prima che ci lasciasse per sempre. Franco Mondìni Il batterista Tullio De Piscopo al «Verdi» nel nome di Hellington e Gershwin rivisitati da Sciarrino

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