una passeggiata in compagnia del jazz

16. e DRSCHB 5^/^ passeggiata in compagnia del jazz I N amico jazzista ama ripetere quest'immagine: «L'ascolto di un brano jazzistico equivale a fare il giro del quartiere, sentirne uno di musica leggera è come mettere il naso fuori dalla finestra». Dopo esserci tanto esposti alla finestra in questi giorni, facciamo qualche passeggiata in libertà, mossi solo dalla curiosità. Il primo itinerario ha gli squilli della tromba di Bill Dixon. Il disco porta come titolo la data «November 1981» (Soul Note, 1 Cd) che è quella della registrazione. Brano d'esordio è «Webern», un nome e un nume per uno dei più liberi trombettisti moderni, in un genere così vicino e così lontano da Don Cherry. Il quartetto in concerto al Volkhaus di Zurigo (8 novembre 1981, registrazione completata la settimana seguente in uno studio milanese) è composto da due bassisti (Alan Silva e Mario Pavone) e da un batterista (Laurence Cook). Le sequenze sono brevi, ma sanno trasmettere vere emozioni. Bill Dixon, classe 1925 (Nantucket, Massachussets), soffia nello strumento tutta la sua filosofia. Altra idea inconsueta ha animato Claude Bolling. Il progetto di associare jazz e composizioni classiche ha nel tempo ispirato personalità musicali così diverse come George Gershwin, Dave Brubeck o gruppi come il Modem Jazz Quartet o le Swingle Singers. Il pianista francese Claude Bolling ha tentato questa esperienza nel 1965 in occasione di «Jazz Gang Amadeus Mozart», saporita registrazione in forma di gag musicale o il dixie di «Marche turque», colorata di umori alla Spike Lee. Di incontri musicali Bolling ne ha compiuti molti e di qualità da Dizzy Gillespie a Stephane Grappelli, da Lionel Hampton a Duke Ellington - sempre con spirito da esploratore. Oggi ritorna con tre nuovi dischi, tutti animati da quel progetto di contaminazione jazzclassica e dal desiderio dell'incontro. Tre compact disc della Milan, dove abbina la sua freschezza pianistica con tre diversi strumenti e solisti di valore: «Suite for flute» con JeanPierre Rampai, «Concerto for guitar» con Alexandre Lagoya, «Suite for violini) con Pinchas Zukerman. In un gioco di botta e risposta tra due linguaggi che si uniscono in un discorso dalla stimolante curiosità, Claude Bolling ci accompagna tra rondò e gavotte, ragtime e danze slave, arpeggi spagnoli e armonie irlandesi. Ci sembra che gli abbinamenti più riusciti siano quelli confezionati con il flauto di Rampai e la chitarra di Lagoy a. Più ardui i contrasti per il violino. Dal divertimento alla meditazione attraverso altre culture. E' la proposta di Jan Garbarek e il suo «Madar» (Ecm, 1 Cd). Il suo saxofono si unisce ai suoni orientali di Anouar Brahem e Ustad Shaukat Hussain. Il risultato di questo progetto-incontro con l'Oriente non manca di fascino e di eleganza. Alessandro Rosa

Luoghi citati: Marche, Massachussets, Zurigo