Battaglia all'ultimo ricorso di Flavia Amabile

«Trasferiti i giudici-candidati non eletti» Si allungano i tempi per l'esame delle liste in Cassazione, forse soltanto domani il responso Battaglia all'ultimo ricorso Fiato sospeso per Segni, Ayala a rischio ROMA. Rischia grosso Mario Segni: i magistrati della Cassazione su un solo principio non intendono essere morbidi, l'insufficienza delle firme. Tutti i ricorsi esaminati in questi giorni si sono conclusi con la bocciatura del candidato privo del numero di firme che la legge prescriveva come minimo. Sono stati, invece, ammessi per il Patto tutti gli aspiranti al Senato nel Lazio. Sono le ultime novità dal secondo piano del Palazzo di Giustizia, dove, da giovedì, sono rinchiusi i giudici della corte di Cassazione. Ormai persino loro iniziano a disperare di poter mai uscire dalle dodici ore di conclave quotidiane necessarie per esaminare le centinaia e centinaia di ricorsi piovuti da tutt'Italia dopo la strage di candidati compiuta dagli uffici elettorali con l'esclusione di tutti coloro che avevano commesso delle irregolarità nella presentazione delle liste. Finché arriveranno ricorsi il loro lavoro dovrà proseguire. Per quel che riguarda la giornata di ieri, i magistrati hanno rimesso in corsa i ventuno candidati dei Pattisti al Senato nel Lazio, bloccati dalla ignoranza dei responsabili del partito sulle procedure da seguire nella presentazione delle candidature. La comunicazione ufficiale è stata invia- ta in tarda mattinata, così Romano Forleo, Umberto Cappuzzo, Gabriella Ceccatelli, Bruno Lazzaro e gli altri diciassette aspiranti senatori per il Patto, potranno, dunque, finalmente dare il via alla loro campagna elettorale. Ancora in sospeso, invece, tutti gli altri. Per quanto? Non lo sa nessuno, nemmeno i magistrati della Cassazione. «Sa, potrebbero arrivare ancora altri ricorsi e finché ne arrivano siamo costretti a lavorare», avverte uno di loro uscendo dal Palazzaccio al termine di un'altra giornata spesa tra simboli sbagliati, firme con sospetto di falsificazione e le centinaia di errori commessi. «Uno diverso dall'altro, è un lavoro infernale» - spiega - «E' anche per questo che non forniamo nomi. A volte, non li guardiamo neppure, ci limitiamo ad esaminare i casi». Niente nomi, dunque, nè il suo perchè il presidente, Manfredi Grossi, ha ordinato a tutti il massimo riserbo, nè quello dei candidati di volta in volta vagliati. E va bene, niente nomi: i criteri, però, quelli sì, quelli si possono dire. Lui scuote la testa poi, mentre scende le scale, sussurra qualcosa: «l'insufficienza di firme è stata considerata un'irregolarità, in alcuni casi anche l'eccesso, la mancanza di corrente elettrica in un'intera città non è sufficiente a sanare altre mancanze, apporre le firme su moduli appartenenti ad una formazione diversa è un metodo poco corretto». Basta, il magistrato fa segno di non voler dire di più. Dietro le sue parole, però, è possibile ricostruire l'identikit delle liste in pericolo: quelle di Segni, ricusate per essere state presentate con poche firme, quella di Ayala che ha invocato la causa di forza maggiore per il blackout di Catania, quelle di Alleanza Nazionale in Calabria con 108 firme in più, quelle di Forza Italia in Puglia dove, addirittura, c'è un sospetto di falso. Il magistrato non si sbottona nemmeno se gli si chiede quanti ricorsi siano stati finora esaminati. Ormai al fondo della gradinata, si volta e fa, invece, una gran risata: «c'è un numero progressivo che arriva fino al 180 o forse al 190, ma questo non vuol dire che siano 180 i ricorsi. No, in realtà sono molti di più. Perchè bisogna calcolare i ricorsi di ognuno dei candidati di lista. Le lascio immaginare che cosa significhi tutto questo con solo tre dattilografe. In ogni caso speriamo di finire domani. Sempre che non capiti come sabato una nuova valanga di ricorsi». Schiacciati sotto il peso della stessa burocrazia che ha mietuto centinaia di vittime tra i candidati, in realtà anche i magistrati stanno incontrando non poche difficoltà. «Or¬ mai lavorano ai limiti della legalità», denuncia Giancarlo Perone, candidato alla Camera per il Patto al collegio 22 di Roma, «Ho fatto ricorso giovedì, avrebbero dovuto rispondermi dopo 48 ore e, invece, sono ancora qui ad attendere». Diverso l'atteggiamento di Vittorio Sgarbi che si è detto «nè preoccupato nè curioso dell'esito dei ricorsi in Cassazione presentati per la sottoscrizione delle liste nelle Marche e in Puglia». Sgarbi, che si presenta anche in Calabria, ha detto di «vivere questi giorni come una vacanza. Sono sereno, lo sono per esperienza. Anche nelle elezioni del '92 ero candidato in tre collegi. E' una fatica tripla. Mi sono ricandidato in tre posti diversi per spirito di servizio. La quota proporzionale ripropone la pluralità delle sedi. Se me ne verranno sottratte due, non per violenza ma per il destino delle carte, e rimarrà solo la Calabria, sarà meglio: si riproporrà lo spirito del collegio uninominale». Flavia Amabile i Traballa Forza Italia In Puglia si parla addirittura di truffa In pericolo anche Alleanza Nazionale in Calabria A sinistra Giuseppe Ayala, a destra Mariotto Segni