E Bossi rilancia: privatizzerò la Rai di Ugo Bertone

E Bossi rilancia: privatizzerò la Rai E Bossi rilancia: privatizzerò la Rai «La secessione?Ho sconfitto l'ala dura che voleva lo scontro» MILANO. Eccolo, davanti ai candidati della Lega, il Bossi delle grandi occasioni. «Ragazzi - spiega - da soli ci avrebbero spiaccicati al muro. Ecco perché ci siamo alleati anche con quelli, tipo Forza Italia, che sono nati per appoggiare la de». La base mugugna, suggerisce qualche candidato dalla platea dell'hotel «Cavalieri» di Milano, quartier generale in centro del Carroccio socio elettorale del Cavaliere. «Beh, spiegategli - ruggisce il leader - che è meglio un riciclato nel polo che un candidato della sinistra. La storia è fatta così, mica è una passeggiata. La base si tappi il naso, insomma...». Applaudono i candidati della Lega in Parlamento. Bossi li ha radunati qua, prima della grande battaglia. Le prospettive? «Vogliamo raddoppiare - dice -. Eravamo 79, voglio tornare a Roma con 150 deputati. E allora sì, che cambia tutto. Datemi 150 deputati e allora parte il federalismo, si chiude davvero con lo Stato centralista». Ma per arrivare in 150, ripete alla noia il senatur, occorreva l'accor¬ do con Berlusconi., ((Altrimenti avrebbero votato quello lì assieme a Segni e Martinazzoli. La gente è fatta così, amici miei. In politica non conta tanto quello che è, ma quello che appare. E quelli lì ci toglievano i voti facendo sopravvivere Martinazzoli». Ma che bella sintonia, in quel polo delle libertà. Bossi parla e sono solo insulti o sospetti verso Berlusconi. Per non parlare di Fini...«Quel fascista - sillaba l'Umberto da Varese - arriva qui al Nord con il pulmann e torna giù. Ma voti niente. Guai, caro Sud, a credere a quelli lì. Sì, ho voluto io che si presentassero al Nord, senza accordi con noi. Li affronteremo in piazza, magari, se necessario, baionetta contro baionetta». Più che un comizio elettorale, a dire il vero, sembra una sorta di istruzioni per l'uso per i giovani e meno giovani candidati. «Sulla secessione - continua il leader - dobbiamo essere sinceri: non è vero niente. Dall'85 all'87, ragazzi, in Lega c'è stato un dibattito duro, mica finto. C'era chi voleva la de¬ mocrazia, c'era chi voleva un'opposizione diversa contro il regime di Craxi e Andreotti». Qualche sguardo sorpreso in sala e Bossi continua: «Certo, non sono cose che abbiamo mai detto. Qualche giornalista ha captato qualcosa, ma nessuno ha mai saputo che migliaia di militanti erano pronti ad una scelta diversa da quella democratica. Ebbene, non senza lacerazioni, allora abbiamo scelto così. E non cambiamo adesso». Applaude la truppa di Bossi. A loro il leader lancia pochi, ma chiari messaggi. Primo, l'alleanza con Berlusconi era la via obbligata per evitare l'isolamento e la sconfitta. Se finirete a Montecitorio, dice il capo, è perché io ho evitato le trappole. Poi si vedrà. Noi siamo quelli di una volta e non sarà Berlusconi ad appiattirci. E gli altri? Quando parla di Segni Bossi perde ogni ritrosia. «Adesso ve lo dico - sghignazza - Maroni è andato a parlare con quello lì con un mandato preciso: fingere che fosse una cosa seria. Quando ha ceduto pure sul federalismo ho detto a Bobo di farsi da parte, che sparavo io». «Povero Segni - continua - doveva essere il privilegiato delle alleanze di Forza Italia. Adesso è al tappeto, non si rialza più. Lui e Martinazzoli scompariranno dalla politica italiana...». La Lega no, non scomparirà. Anzi. Bossi consegna ai suoi la sintesi del programma elettorale in 40 pagine. Ed è un vero programma di governo. C'è di tutto, anche la Rai che va privatizzata, per principio, non per amore di Berlusconi. «Noi siamo cresciuti - grida Bossi - contro il 100% di tv nemiche e giornali nemici. Anche i quotidiani che ci sembravano vicini, in realtà rispondevano al loro padrone. Adesso ho perso la pazienza, presto la Lega deve avere la sua voce». Ma c'è, soprattutto, la carta del fisco federale, delle privatizzazioni, degli incentivi all'industria. «Andiamo avanti - grida Bossi nonostante i missili di Sama, i magistrati, le mene dei partiti. Siamo una macchina da battaglia che si esalta con la battaglia». Ugo Bertone Il leader della Lega Umberto Bossi ha presentato II programma elettorale

Luoghi citati: Milano, Roma, Segni, Varese