«Rutskoi correrà per la presidenza»
«Rutskoi correrà per la presidenza» «Rutskoi correrà per la presidenza» Lo rivela l'aiutante: «E' combattivo più che mai» MOSCA DAL NOSTRO INVIATO Tutti si chiedono ora cosa farà Boris Eltsin per recuperare la sconfitta patita con l'amnistia decisa dalla Duma. Oggi, pare, il portavoce Viaceslav Kostikov e il consigliere Gheorghij Satarov convocheranno i giornalisti al Cremlino per rendere note le contromisure presidenziali. S'intuisce che la linea giuridica del presidente sarà di contestare non tanto la legittimità dell'amnistia quanto il fatto che essa, applicata a detenuti in attesa di giudizio, si qualifica piuttosto come un atto di grazia. Come tale non prerogativa del parlamento ma esclusivamente del presidente. Kostikov l'ha già definita «atto illegale e sacrilego», mentre il capo dell'Amministrazione presidenziale, Serghci Filatov, ha chiesto, più sommessamente, un «riesame dei contenuti giuridici della risoluzione della Duma». La ri¬ sposta dello speaker del parlamento, il comunista-agrario Rybkin, è stata «soft»: «Vediamo, ma non se ne parla prima dell' 11 marzo». Il che significa che gli scarcerati restano in libertà. E, più tempo passa, più sarà difficile modificare le cose. Intanto arrivano per Eltsin notizie più cattive che buone. L'ex presidente del Soviet Supremo, Ruslan Khasbulatov, lascia capire che non tornerà in politica, anche se lancia strali in tutte le direzioni. E dall'entourage di Rutskoi emergono squilli di battaglia. Ieri ha parlato il suo aiutante, Andrei Fiodorov, uno dei pochi che lo ha visto da vicino. «Sono sicuro - ha detto - che non resterà in disparte. E' uscito da Lefortovo con intenzioni combattive, anche se non cerca la vendetta». Nella festa con gl'intimi si è già discusso della sua futura immagine pubblica. Dovrà tagliarsi la fluente barba, cresciuta in cattività, che lo fa assomigliare tanto allo zar Nicola II, oppure tenersela? Ma il fatto che abbia deciso di uscire dalla prigione vestito da generale dell'aviazione, quale continua ad essere, con la stella d'oro di eroe conquistata nei cieli afghani, già dice molto delle sue intenzioni. Il presidente potrebbe denunciare l'incostituzionalità della decisione della Duma. Ma difficilmente potrebbe decidere di arrestare nuovamente i reclusi appena scarcerati, poiché sarebbe la scintilla di una deflagrazione dalle dimensioni imprevedibili. Certo è che la confusione è al massimo. Dalla squadra presidenziale sono venute ieri dichiarazioni infuocate, che mettono sotto accusa, oltre ai deputati, anche il procuratore generale Aleksei Kazannik, reo di non aver risposto all'appello di Eltsin. Serghei Karaganov, un altro dei consiglieri presidenziali, ha definito il comportamento di Kazannik come «prova di mancanza di professionalità», dedu¬ cendone che «non si r ò lasciare persone incompetenti in incarichi importanti soltanto perché sono fedeli o democratici». Infatti Kazannik è stato subito licenziato e, a spron battuto, il Consiglio della federazione, la camera alta del parlamento, ha già designato il nuovo procuratore generale di Russia: Aleksei Iliushenko, un uomo di fiducia del presidente. D'altro canto il ministro per le questioni nazionali Serghei Shakhrai, ex consigliere giuridico di Eltsin e attuale capo del Partito dell'Unità e della Concordia, ritiene che l'amnistia corrisponde agl'interessi strategici del presidente e del governo e che «il presidente perderebbe di più sul piano politico se mantenesse dietro le sbarre i suoi avversari». Certo è che la Duma ha utilizzato spregiudicatamente un varco lasciato aperto nella costituzione per insipienza dei suoi estensori. Giuliette Chiesa
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