Il Grillo vuol cantare ancora di Cristiano Chiavegato

32 Oggi il fondo chiude con la 50 chilometri: De Zolt e Fauner ci riprovano Il Grillo vuol cantare ancora «La maratona mi esalta» LILLEHAMMER DAL NOSTRO INVIATO Fondo c biathlon sono sport cugini. Ma in casa Italia non sembrano essere neppure parenti lontani. Da una parte gioia, soddisfazione e - perché no - anche fama, gloria e qualche soldino. Dall'altra la disperazione. Quando si vede un uomo di 32 anni piangere, è tutto detto: eppure le lacrime sono sgorgate spontanee sul volto di Andreas Zingerle, carabiniere di Anterselva, quando ha tagliato il traguardo al termine di una staffetta di incredibile intensità che alla fine ha visto gli azzurri solo sesti, dopo essere stati sino a 2 chilometri dal traguardo in zona medaglia. «Non riesco a capire - ha detto il biathlcta, campione del mondo in carica sui 20 km -. Sono arrivato all'ultima serie di tiri, quelli in piedi, e schiacciavo sempre il grilletto in ritardo». Un disastro: dopo che il giovane valdostano Patrick Favre, l'altro altotesino Johann Passici" (due errori al bersaglio, ma velocissimo sugli sci) e il bergamasco Pieralberto Carrara avevano lottato in alternanza fra la 5a posizione iniziale e la 2a della prima parte dell'ultima frazione, è crollato il sogno. Zingerle, bloccato come un principiante, aveva a disposizione 8 proiettili per fare cinque centri. Ne ha sbagliati tre, cioè ha fallito cinque tiri. Così è stato costretto a entrare nel «purgatorio», l'anello di punizione di 150 metri da percorrere come penalità, e lo ha compiuto tre volte, in grande affanno, ormai completamente svuotato di energie e psicologicamente distrutto. Gli era già successo nella 20 km di Albertville, quando poteva arrivare persino alla vittoria. Le emozioni giocano brutti scherzi anche agli atleti migliori. Così quando il povero Andreas ha concluso la sua gara, erano già arrivate la fortissima Germania, la Russia con un recupero quasi miracoloso, la Francia approdata a un bronzo al quale aveva già dato l'addio, più Bielorussia e Finlandia. Per il bia- thlon italiano un vero colpo basso, visto che nelle prove individuali e anche con Nathalie Santer non ha raccolto nulla. Il et Ubaldo Prucker avrà il suo da fare per raccogliere i resti. Non ha invece nulla da perdere l'Italia del fondo che oggi affronta l'ultima grande avventura, la maratona dei 50 km. Una gara che avrà la massima partecipazione di pubblico. Si parla di circa 200 mila persone. Una moltitudine di gente che già saliva per le montagne ieri notte. Il et Vanoi schiera quattro uomini: Silvio Fauner, Maurilio De Zolt, Giorgio Vanzetta e Gianfranco Polvara. Ambizioni? «Arrivare sul podio, non importa su quale scalino», risponde il tecnico. Nell'ambiente si dice che Fauner, il più giovane degli azzurri, sarà la punta di diamante. Ma il più atteso è certamente il Grillo, forse alla sua ultima gara importantissima, anche se domenica prossima parteciperà alla mitica Vasaloppet, poi farà ancora prove di Coppa del Mondo e i campionati italiani. Ieri De Zolt si è preparato gli sci da solo, come fa di solito. «Sono in forma - ha dichiarato, un po' teso, come si conviene a un campione che deve affontare un duro impegno -. Non so se la medaglia d'oro nella staffetta mi ha tolto energie e motivazioni. Io la volevo intensamente e l'ho avuta. Adesso ci riprovo, lo prometto ai tifosi italiani, ma non so se riuscirò a migliorare il 5° posto ottenuto nella 30. La maratona è la mia gara, ma qui si corre a passo alternato e io preferisco il pattinato». Chi sono i favoriti del Maurilio? «I nordici. No, volevo dire i norvegesi. Sono bestiacce. Jevne, Siversten, Daehlie e Ulvang. Quest'ultimo l'ho visto con il fazzoletto sulla faccia. Significa che forse ha il raffreddore e non sta tanto bene. Ma non c'è da fidarsi. Per l'oro, se dovessi fare una scommessa, punterei su Daehlie. Ma attenzione anche a Smimov, il kazako che non ha ancora vinto nulla». E gli italiani. «Tutti bravi. Il Silvio è forte anche in stile classico. Giorgio ha fatto delle ottime Olimpiadi, mentre Gianfranco è un diesel, viene fuori alla distanza. E qui contano soprattut- to gli ultimi cinque chilometri. Io spero di prendere il treno giusto e se tutto va bene attaccherò nel finale. Ma, lo ripeto, sarei soddisfatto anche di fare solo una buona figura». Che per De Zolt significa tra i primi. E la sciolina? «Ne abbiamo una speciale, che sinora è stata perfetta». Non ci vorrebbe anche una buona passata di vino, di Marzemino, il rosso del Trentino? «Magari, se mi lasciano mettere il Marzemino nella sciolina, state tranquilli che mi bevo anche gli sci, oltre gli avversari». Cristiano Chiavegato Lillehammer'94 D4E_ «Grillo» De Zolt (in alto) non si sbilancia in pronostici; Manu Di Centa all'arrivo a Milano

Luoghi citati: Bielorussia, Finlandia, Francia, Germania, Italia, Milano, Russia, Trentino