Tomba un giorno tutto speciale

Oggi lo stop ai Giochi: ma è anche l'addio olimpico del campione azzurro, all'ultima occasione d'oro Oggi lo stop ai Giochi: ma è anche l'addio olimpico del campione azzurro, all'ultima occasione d'oro Tomba, un giorno tutto speciale La Compagnoni: mettici il cuore, Alberto LILLEHAMMER DAL NOSTRO INVIATO Deborah ha detto che gli lascerà un messaggio al computer, prima di partire per l'Italia: forza Alberto, adesso tocca a te. Magari le parole non saranno proprio queste, ma il senso sì. Deborah Compagnoni, ieri decima nello slalom vinto da Vreni Schneider (era stanca da non stare in piedi, parole sue) ha mostrato la medaglia a Tomba, per dire, e l'ha invitato a dimenticare il gigante e i suoi dolori. L'ha incoraggiato, tranquillizzato, rassicurato. Gli ha spiegato i segreti della pista. Gli ha fatto capire che l'oro è lì, a portata di mano, basta solo scendere con il cuore forte e la mente sgombra. Detto così sembra facile. Ma certe volte i ricordi, specie quelli spiacevoli, pesano come macigni. «L'avversario più pericoloso si chiama Alberto Tomba», ha detto Thoeni quando qualcuno gli ha chiesto il nome del nemico. Gustavo non ha ancora cambiato parrocchia, come sostengono certi cacciatori di notizie, parlava proprio nelle vesti di allenatore di Alberto: il rivale più difficile da battere viene da dentro, dall'ansia, dalla tensione, insomma dalla pressione che ogni volta, puntuale come ima brutta notizia, prende forma e cresce quando Alberto è chiamato a compiere la sua fatica, che è sempre e solo quella di regalare la vittoria al suo popolo. La scena non cambia. L'abbiamo vista tante volte, in Coppa, ai Mondiali, alle Olimpiadi. Si avvicina l'avvenimento, anzi l'evento, sale la febbre, Alberto diventa nervoso e parla con fare scontroso con i giornalisti, i giornalisti battono la grancassa e disegnano cupi scenari da tregenda. Oggi, per esempio, si mormora che in caso di sconfitta, sempre possibile, sia chiaro, finiranno per pagare in molti, compreso Thoeni. Mah. Poi, se Tomba vincerà, scommettiamo che tutto svanirà come sempre in una grande festa. E' un gioco delle parti, però un gioco crudele. In verità Alberto, malgrado le attese e i doveri, come sciatore non ha più niente da dimostrare. Ha già vinto quattro medaglie olimpiche, tre d'oro e una d'argento, e come dice lui può anche tornare a mani vuote a Bologna ben contento di guardarle in bacheca, cosa che pochi campioni hanno il piacere di fare. L'unica cosa che la gente gli può chiedere è di attaccare, rischiare, lottare, di dare tutto quel che ha dentro, ecco il punto, non come è successo in gigante dove è sceso senza anima e senza cuore. «Quella gara è un episodio chiuso», ha detto Alberto cancellando il passato con un gesto vago. «Però voglio precisare che prima del gigante non avevo mai gridato vittoria, avevo semplicemente detto che mi sentivo in forma. Era la verità. Adesso mi sto abituando alla neve. Ho sciato accanto al pendio di gara e mi sembra di aver capito come muovermi: il percorso mi piace». «Su questa pista serve la forza», ha detto Deborah. Era un consiglio per Alberto. Le ragazze hanno gareggiato sullo stesso pendio. «Bisogna lavorare con leggerezza ma anche spingere molto», ha spiegato. E ha regalato un altro consiglio. «Alberto deve stare attento alla neve. Io mi sono trovata in difficoltà. Ci si inciampa. Guai a sedersi sulle code, a strappare troppo. Però Alberto sa cosa fare, lui in slalom è il migliore di tutti: purché non traccino molto angolato». I consigli di Deborah, gli studi di Alberto. Sarà uno speciale lungo, più o meno come quello di Sestriere. Dove Tomba, ricordiamo, ha vinto in Coppa quattro slalom su sei. «Fra i pali stretti la lunghezza non mi spaventa, al contrario», ha aggiunto Tomba. Sembrava rinfrancato, le amarezze del gigante già buttate alle spalle. Gli è capitato spesso di ottenere grandi vittorie dopo aver fallito una prova: come sul Colle, nel dicembre scorso, il giorno appresso al disastro (17°) di Val d'Isere. «Se arriva in fondo è fatta», ha detto D'Urbano. Il team è in fibrillazione, e ci mancherebbe altro. Però in questi giorni tutti si sono sforzati di tenere Alberto allegro e sereno. «Nell'ultimo allenamento ha sciato come a Gar¬ misch», ha aggiunto Thoeni. Giudizi e speranze, tutto insieme. E Alberto? «Il mio obiettivo è di farvi vedere in pista il Tomba di Chamonix e cu Garmisch», ha promesso. A Chamonix e a Garmisch, ultime due speciali di Coppa, ha letteralmente demolito gli avversari. A parte se stesso, come ha detto Thoeni, Alberto troverà un sacco di gente disposta a tutto, o la va o la spacca, pur di soffiargli il podio. «I miei rivali li conoscete tutti», ha detto Tomba. E ha cominciato con l'elenco: «Fogdoe, Kosir, Jagge. Anche Stangassinger che su questa pista può far bene malgrado il calo di forma degli austriaci nell'ultimo mese. Senza contare gli outsider che sono tanti. Aamodt, per esempio, che finora non ha ancora vinto ma potrebbe esaltarsi nell'ultima gara. Oppure potrebbe esserci una sorpresa. Magari qualche tedesco, qualche francese, chissà. Del resto, se è una sorpresa, come faccio a dire chi sarà?». Carlo Coscia «Ho una gran voglia di farvi rivedere l'uomo che ha vinto a Garmisch» Thoeni: è lui stesso il suo gran nemico v ' Vrenl Schneider, 30 anni, è la donna con più medaglie dello sci alpino: oro nel gigante e nello slalom a Calgary; argento nella combinata, bronzo nel gigante e oro iiello slalom a Lillehammer A sinistra, Tomba: stamane tutti lo aspettano nello speciale

Luoghi citati: Bologna, Calgary, Chamonix, Italia, Sestriere