Non tornano i conti dell'ideale di Curzio Maltese

Non tornano i conti dell'ideale Non tornano i conti dell'ideale CI stiamo soltanto per i soldi {We're only in it for the money), cantava il grande Frank Zappa. I cantantucoli di provincia presenti a Sanremo accampano invece ogni sorta di alibi socio-politico-culturale. Gerardina Trovato, già il nome santocielo, l'ha fatto per i bambini bosniaci. La compagna Berte per quelli cubani. Il comico da drive in Giorgio Faletti per i suoi amici carabinieri. Renato Zero per i sorcetti. Merola e consociati per l'Italia. Califano per il Sud. Pippo Baudo «per mamma Rai», visto che - sosteneva ieri - «non ho nemmeno un contratto e se mi cade qualcosa in testa Demattè va in galera» (un messaggio a Cavallo Pazzo?). Tutti, cantanti e discografici, assessori e subappaltatori, nani e ballerine, dichiarano di essere venuti al festival per l'ideale, chissà quale poi. Nessuno che abbia visto una lira. Hanno bevuto l'amaro calice e sono scesi in campo. Eppure i conti non tornano. Dove sono finiti i sei miliardi spesi dalla Rai? Chiamiamo la Raffai o Di Pietro? E' suggestivo immaginarsi la scena di questo funzionario Rai (Maffucci?) che alla vigilia di Sanremo s'aggira con la valigia nera per il beipaese della canzonetta, allertato e avvisato però dai magistrati, cercando disperatamente di offrire milioni a guitti, impresari e politici. «Come si permette? Se accetto è per la pace del mondo». «Ma è matto a propormi denaro pubblico, di questi tempi?». Oppure, il leghista: «Uèila, romano, siamo mica quelli del vecchio regime». Finché solo e spaventato l'omino si sbarazza del malloppo. Chiamando il 113, come nel finale de I Soliti Ignoti? Meglio. Una passeggiata notturna sul molo, una sbirciata in giro e, splash, sei miliardi ai pesci. Che sono muti. Un altro illustre esempio di idealista tricolore è Oliviero Toscani. Il simpatico avvoltoio della pubblicità, dopo aver cercato di sfondare sul mercato ex jugoslavo, ha aperto a Sanremo un banchetto in combutta con ] Caterina Caselli, già «casco I d'oro». Si ammiri l'ecume¬ nismo del Toscani. Sedicente «di sinistra», candidato di Pannella e dunque alleato di Forza Italia, amico delle amiche di Craxi, sodale del repubblicano Benetton. Una invidiabile posizione che gli permetterà, qualunque cosa accada il 27-28 marzo e seguenti, di accedere direttamente, senza neppure dover saltare, al carro dei vincitori. Per fortuna, c'è qualcuno che ancora pensa a vendere. Altrimenti, dove andrebbero a finire i sacri valori del mercato? «Certo che sono qui per soldi, ci mancherebbe». Ed eccolo, il simbolo del liberismo avanzante: Aldo Busi. Travestito da ragazza tutto-fare. Caschetto biondo, crestina di pizzo, grembiulino rosa, trucco da troiona. «Sono Baldoria, la cameriera reazionaria dell'Astoria». Lo slogan, gravido di doppi sensi, prelude all'inevitabile pronunciamento politico. «Voto Berlusconi e guardo Emilio Fede». «Sono la risposta italiana a Ru Paul. Basta con questi stranieri che vengono a rubarci anche quel po' di lavoro che ci è rimasto al cimitero monumentale». Così acconciato, il massimo scrittore italiano vivente ha attraversato come una beffarda nuvoletta i luoghi comuni festivalieri - il teatro Ariston, l'altolocata sala stampa, gli hotel superlusso - rallegrando le pensose mezze calzette, canterine e non, e scandalizzando i pochi intellettuali perbene anelanti al «buon gusto». Tra questi, le compagne Berte e Ru Paul, alle quali Baldoria Busi si rivolge per una mascherata di gruppo sentendosi rispondere che proprio no, non era il caso. Negli intervalli della performance sanremese l'autore di «Seminario sulla gioventù», «Manuale della perfetta gentildonna» e altri bellissimi libri si accende una sigaretta e parla di politica, cupo, dell'«orgogliosa subcultura italiana che ha voglia di fascismo». Ma è un attimo. Passa la Caselli. Busi: «Ciao, sono Baldoria, cameriera reazionaria della storia! Hai visto più Bettino?». Curzio Maltese fse^J

Luoghi citati: Italia, Ru Paul, Sanremo