«Caschi blu nei Territori» di Aldo Baquis

Arafat accetta di inviare i negoziatori palestinesi a Washington Arafat accetta di inviare i negoziatori palestinesi a Washington «Caschi blu nei Territori» L'Olp chiede la protezione dell'Onu TEL AVIV NOSTRO SERVIZIO La strage di Hebron rischia di compromettere la politica finora seguita dall'Olp nei negoziati con Israele. Ieri, rispondendo alle forti pressioni che giungono dai palestinesi che vivono nei Territori, la direzione dell'Olp ha richiamato a Tunisi «per consultazioni» tutti i suoi funzionari impegnati nelle trattative con Israele, in corso a Parigi, al Cairo e a Washington. Ma in serata il capo dell'Olp, Yasser Arafat, ha tuttavia accettato di inviare negoziatori palestinesi a Washington, come proposto venerdì dal presidente americano Bill Clinton, con l'intento di riawiare rapidamente la trattativa con Israele. «I negoziati con Israele - aveva ammonito ieri Faruk Kaddumi, capo del dipartimento politico dell'Olp - non potranno riprendere prima che le Nazioni Unite abbiano adottato misure adeguate per la protezione degli abitanti nei Territori». L'Olp ha chiesto l'invio di Caschi blu nei territori. E il segretario generale dell'Orni Boutros-Ghali ha detto che l'Onu «è disposta a proteggere i palestinesi» nei territori occupati se «tutte le parti lo accettano». Un'ipotesi a cui Israele si è sempre opposta. Arafat - che nei mesi scorsi ha posto tutto il suo prestigio personale nei negoziati con Israele - si trova adesso preso fra due fuochi. Da un lato Clinton, dall'altro, le pressioni interne per una rottura unilaterale dei negoziati dagli islamici di Hamas, dai marxisti del Fronte popolare e da alcuni dirigenti dello stesso Al Fatah. «Non ci ripresenteremo al tavolo dei negoziati - ha detto ad esempio Abu Nizar, un membro del comitato centrale di Al Fatah - fintanto che non avremo assicurato lo smantellamento di tutti gli insediamenti ebraici nei Territori, il ritiro dell'esercito e la questione di Gerusalemme». A Gaza, i dirigenti locali di Al Fatah hanno già decretato uno sciopero generale della durata di tre giorni, durante i quali i palestinesi dovranno «bruciare il terreno sotto ai piedi dell'oc¬ cupante sionista». A testimoniare la profonda lacerazione interna anche fra i più stretti consiglieri di Arafat sono giunte le dichiarazioni di Nabil Shaat, che ha ricordato che finora israeliani e palestinesi si erano dilungati ad elaborare dettagliate clausole sulla protezione dei coloni, nelle zone di autonomia palestinese di Gaza e Gerico. «Dopo questo massacro criminale - ha aggiunto il negoziatore palestinese - gli israeliani saranno obbligati ad accettare una protezione internazionale per la nostra gente». A questo punto, con tutta probabilità, Arafat ha deciso che non abbandonerà unilateralmente i negoziati con Israele, ma cercherà comunque di fare leva sulla strage di Hebron per riprendere il dialogo da una base diversa. Oggi a Tunisi è prevista una consultazione del Comitato esecutivo con i negoziatori palestinesi, al fine di elaborare la nuova strategia. Al tempo stesso Arafat ha chiesto la convocazione urgente del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e del Consiglio ministeriale della Lega araba, al Cairo. Ieri a Gaza il movimento islamico Hamas ha diffuso un volantino in cui dileggia la condanna dell'Olp per l'uccisione (una settimana fa in Cisgiordania) di una coIona ebrea, da parte di fedayn islamici. Secondo un dirigente di Ha¬ mas, Mohammed Nazal, Arafat ha avuto un'occasione storica: prendendo «una decisione coraggiosa» e rompendo i negoziati con Israele, sarebbe «rientrato nei ranghi nazionali del popolo palestinese». Altrimenti, «la direzione dell'Olp sarà rinnegata da tutto il popolo palestinese». A Gaza, il braccio armato di Hamas (il gruppo Ez-Aldin alQassam) sta intanto preparando la vendetta per la strage di Hebron. «Sentirete ovunque i gemiti degli ebrei», si legge nel volantino distribuito ieri. «Presto lo Stato sionista dovrà indire una giornata di lutto nazionale». Aldo Baquis Il leader dell'Olp Arafat chiede l'intervento dei Caschi blu