Mobile da grotta di Maurizio Lupo

La moda «alla jurassic» dopo il film di Spielberg La moda «alla jurassic» dopo il film di Spielberg Mobile da grotta Esaltazione del gusto primitivo con divani, tavoli e vetrinette In questo revivalfine WO trionfa il legno ornato da «coralli» «Jurassic Park», il recente film di Spielberg, ha eccitato anche l'arredamento, con proposte di «jurassic tappeti» e «jurassic mobili». I primi sono un'idea della fabbrica torinese Paracchi, che offre scendiletto in lana con immagini di pacifici dinosauri o più inquietanti tirannosauri, in una gamma di colori che varia dal verde al blu e al rosso. «Li abbiamo creati apposta prendendo ispirazione dal film e il pubblico pare abbia gradito parecchio l'idea», conferma Anna Sollazzo del servizio commerciale Paracchi. Lo scendiletto costa circa 92 mila, mentre per 300 mila lire sono disponibili tappeti da 120 centimetri per 180. Ben altre cifre sono invece necessarie per acquistare un «jurassic mobile», o meglio «un mobile da grotta». Erano quei raffinati e stravaganti arredi proposti per arricchire i «giardini d'inverno», di moda alla fine dell'800 nelle case patrizie. Nacquero come luoghi di ritrovo, arricchiti da piante e fontane. Gli architetti li progettavano simili a grotte artificiali, «dimore per ninfe e naiadi». Come tali richiedevano arredi «coerenti». Si concepirono particolari mobili in legno, che simulano d'essere composizioni fatte con rami di corallo, ornati di conchiglie, molluschi, stelle marine e animali dell'antico mare preistorico che ricoprì gran parte del pianeta. Ogni esemplare venne laccato d'argento e lumeggiato con vernice bruno-dorata, per definire le scanalature e i vari dettagli e creare un effetto di particolare iridescenza argentea, che ricorda la secrezioni in madreperla. Questo stile eccentrico ma comunque abbastanza accattivante, che evoca leggende e tempi perduti, venne inventato verso il 1890 dalla casa Pauly di Venezia. Produsse «mobili da grotta» fino agli Anni 30. I pezzi sono identificati da una targhetta: «Pauly e Cie, Venise, Ponte Consorzi, Fabrique de Meubles et Verreries Artistiques». Un'altra ditta che costruì arredi analoghi fu la «Remi e ci, Fabrique de Meubles Verreries Marbré Mosaiques»», sempre di Venezia. La firma in francese era d'obbligo, per un mobilio che specie in Francia fu accolto con grande attenzione, sovente superiore anche allora alla disponibilità di pezzi sul mercato. Negli Anni 30 Helena Rubinstein scelse vari «mobili da grotta» per il suo appartamento sulle rive della Senna. Altri sono visibili nelle case appartenute a politici come Franz Jonas e mdira Gandhi e in quelle di artisti come Henri Matisse, Otto Dix e Hans Koenig. La gamma di «mobili da grotta» comprendeva vetrinette, tavolini, gueridon, ma per lo più sedili e divani, specie nella apprezzata variante dei divani «tète-à-tète» da centro sala. A Torino è possibile ammirarne uno al negozio «Les fleurs animées» di via Plana 1/1. I prezzi di questi mobili sono ormai plurimilionari, proporzionati all'originalità dei soggetti. Maurizio Lupo Divano «téte-à-tète» di Pauly. Stile «grotta» della fine '800

Persone citate: Franz Jonas, Gandhi, Hans Koenig, Helena Rubinstein, Henri Matisse, Paracchi, Spielberg

Luoghi citati: Francia, Torino, Venezia