Torino-bene la coca gira a chili

Resi noti i risultati dell'indagine sulle case di riposo Venti avvisi Torino-bene la coca gira a Guai in vista con l'operazione «Ombrellone» per certi «salotti» della Torino-bene: negli ambienti giudiziari si preparano una ventina di avvisi di garanzia per giovani professionisti - fra cui medici e avvocati - che non si sarebbero limitati a far uso personale della cocaina venduta loro dalla rete di spacciatori sgominata con il blitz di «Biancaneve». Lo sviluppo di quella precedente inchiesta ha portato alla scoperta della rete di trafficanti che da La Paz e da Rio de Janeiro inviava a Torino, in altre città italiane ed europee quintali di cocaina all'anno. Solo nel nostro Paese hanno ricostruito i carabinieri della sezione di polizia giudiziaria di via Pisano, autori della meticolosa indagine - arrivavano nell'arco di dodici mesi una ventina di «spedizioni», a cinque chilogrammi per volta. Un business illegale da un miliardo a viaggio. I trafficanti di coca sono giovani rampanti approdati a Copacabana - la più fascinosa spiaggia di Rio - da Torino, Bologna e Bergamo. Ufficialmente imprenditori, in realtà poco inclini a gestire le aziendine di famiglia, avevano trovato forti interessi comuni sotto gli ombrelloni della spiaggia e i riflettori dei locali notturni di Rio. E «Operazione Ombrellone Ipanema Beach» è stata chiamata l'inchiesta coordinata dal pm Perduca e dal gip Salvetti. «L'Ombrellone» è anche il nome della discoteca aperta a Ipanema dal bolognese Alessandro Maccaferri, passaggio d'obbligo per falsi e veri turisti. Fra i primi anche il torinese trentunenne Michele Bianchi, già condannato per l'operazione «Biancaneve»: il finto rappresentante aveva una specialità in più, trafficava anche con i diamanti. Altri avevano aperto a loro volta locali notturni a Rio.

Persone citate: Alessandro Maccaferri, Michele Bianchi, Perduca, Salvetti

Luoghi citati: Bergamo, Bologna, La Paz, Rio, Rio De Janeiro, Torino