Fallimento, che succede? di Claudio Giacchino
Fallimento, che succede? Fallimento, che succede? Se non si trova un compratore il club ricomincia dai dilettanti TORINO. Per portare il Toro al fallimento (se non arriveranno Giribaldi o altri, al momento inesistenti, compratori) sarà sufficiente che chi pretende legittimamente soldi dalla società (e sono tanti, giocatori, procuratori sportivi, fornitori) decida di esigere il proprio credito e si rivolga al tribunale chiedendo la messa in mora del club. Con il fallimento cosa accadrebbe? Due, le risposte: A) il Toro muore e scompare oppure rinasce con altro nome (ad esempio Torino 1994) e ricomincia dai dilettanti o dalla C2; B) il Toro continua in serie A con il nuovo padrone (ma chi?) che l'ha rilevato dal fallimento. Ipotesi A. Una volta dichiarato il fallimento, automaticamente la Federcalcio revoca l'affiliazione, quindi il club viene sciolto perché tutti i giocatori vengono svincolati d'ufficio: cioè, sono liberi, non costano nulla e possono accasarsi dove vogliono. E' quanto è successo la scorsa stagione all'Arezzo: scomparve a metà campionato, era ultimo in CI. Rifondato da Francesco Graziani, la gloria del Toro-scudetto nel 1976, gioca nel campionato dilettanti, insegue la promozione per tornare nel professionismo, in C2. Ipotesi B. La Federcalcio può sospendere la revoca dell'affiliazione se il giudice fallimentare si prende in carico la gestione della società sino a fine stagione. Una scelta che il giudice può fare solo perché c'è ancora la possibilità che qualcuno rilevi il club: ossia, si tratta del cosiddetto «fallimento pilotato». Se poi, questo «qualcuno» si defila, allora si ricade nell'ipotesi A. Una volta che il club è dichiarato fallito, se il compratore che s'è fatto avanti s'accolla i debiti sportivi e il pagamento degli stipendi arretrati, la società si può salvare: e salvo è anche il patrimonio giocatori. Pericolo. Però, giungere a questo punto è pericoloso, mille sono le insidie e le incognite. La situazione, da disperata può, improvvisamente, risolversi oppure precipitare. Percorrere tale insidiosa strada può convenire solo a chi tenti di acquistare spendendo il meno possibile. Un meno relativo se pensiamo che il Verona, in B, costò ai «salvatori» 16 miliardi e il Bologna, in C, ben 7 e mezzo. Comunque, tranne che a questo eventuale acquirente, il fallimento non conviene a nessuno, tanto meno a Goveani (vi sarebbe coinvolto) e ai dirigenti di Milan, Lazio, Juve (Galliano Cragnotti, Bendoni, Montezemolo) che Borsano ha accusato: «Ho ceduto loro calciatori incassando miliardi di nero». Anch'essi potrebbero essere coinvolti penalmente. Di fallimento non vuol sentir parlare Giacomo Randazzo, l'amministratore delegato: «I margini per evitarlo ci sono ancora. Sono costernato, come i giocatori, ma non m'arrendo». Claudio Giacchino
Persone citate: Bendoni, Borsano, Francesco Graziani, Galliano Cragnotti, Giacomo Randazzo, Giribaldi, Goveani, Montezemolo
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