Lo spettro del crack bussa al Torino

L'imprenditore calcola che il club gli costerebbe 100 miliardi in tre anni e medita di ritirarsi L'imprenditore calcola che il club gli costerebbe 100 miliardi in tre anni e medita di ritirarsi Lo spettro del crack bussa al Torino Giribaldi: senza appoggi, rinuncio TORINO. Al curatore fallimentare della Gima, dott. Aime, è giunta ieri la richiesta ufficiale di Luigi Giribaldi. Sei giorni di respiro prima di sciogliere il nodo del «prendere o lasciare» il Torino. Più lasciare che prendere, al momento. Ecco il messaggio dell'imprenditore, portato dal commercialista Quaglia: «Abbiamo bisogno di altro tempo, comunque si ritenga libero...». Di accettare contatti con altri pretendenti? E' un campo deserto. Se Giribaldi (e Sergio Rossi) si tireranno indietro, al curatore fallimentare non resterà che invitare Randazzo, amministratore del Torino, a chiedere lui stesso il fallimento, per mancanza di fondi. Anticipando la (possibile) messa in mora chiesta dai giocatori, ormai creditori da mesi degli stipendi. Il Toro nella attuale veste sociale e sportiva ha i giorni contati, insomma. Giribaldi è teso, dispiaciuto. Sa di aver illuso molti, dai tifosi a Mondonico, ma conferma che lui e Rossi da soli non possono sostenere il peso di un'operazione da un centinaio di miliardi. «In due non ce la facciamo; se qualcuno non ci aiuta, qualche giorno e mi ritiro». Conta su appoggi concreti. Ma vorrebbe partecipazione. Lamenta il disinteresse di molti ambienti cittadini, le attenzioni-zero delle autorità. Un primo segnale, una telefonata, gli è giunto ieri da Emilio Venezia, una delle «anime» granata. Cento miliardi. E' la valutazione dei commercialisti Quaglia (Giribaldi) e Nesci (Rossi). Sembra eccessiva, ma è d'obbligo una precisazione. All'imprenditore Giribaldi (con il conforto di Rossi) non basta sapere quanto gli costerebbe comprare il Torino. Ha chiesto ai collaboratori, e messo sul conto, anche il bilancio preventivo dei tre anni a venire. Una linea di condotta, spiega, che ha ispirato le sue attività imprenditoriali. Il costo per l'acquisto, intanto. Da 24 miliardi, l'ipotesi sulla cifra da versare al curatore fallimentare è scesa molto nel tempo. Sino a cinque miliardi (che dovrebbero anche coprire le richieste di Goveani). Le altre voci passive: debiti accertati (con calciatori, personale, procuratori e terzi) meno i pochissimi crediti, per una ventina di miliardi. Imposte arretrate (Irpef e Iva) più multe per «neri» accertati (già arrivate le richieste di 5 miliardi ciascuna per le stagioni '86-87 e '87-88) altri 20 miliardi. Spese di gestione ordinaria sino alla fine della stagione, con le prudenti «varie ed eventuali», attorno a 7 miliardi. Si arriverebbe a 52 miliardi, Più o meno la cifra che Giribaldi sarebbe disposto a impegnare nel Toro. Immaginava però destinazioni molto diverse: 20 miliardi per chiudere i buchi del passato, 30 per il futuro del Toro. Il panorama davanti a lui è molto diverso. Con riflessioni amare: ingoiati gli abbonamenti dalla gestione Goveani, gli incassi di qui a fine stagione non saranno di grosso conforto (già perso anche l'ossigeno della finale di Coppa Italia). Giribaldi è in allarme anche sulle ipotesi di spese future. Teme altre multe, le ripercussioni dell'inchiesta Uefa sulle «signore buonanotte». E non immagina certo di poter continuare a vendere giocatori, come nelle ultime stagioni. Perché la me¬ dia dei passivi di gestione granata (senza cessioni compensative) è sugli 11-12 miliardi l'anno. Per tre, fa 36. Aggiungendo una cifra minima per gli acquisti (5 miliardi per stagione, 3x5 quindici) si arriva ad altri 50 miliardi da impiegare nell'immediato domani. Queste le cifre che bloccano Giribaldi. Non fa conto sull'aleatoria possibilità di un condono elettorale: «Non si può vivere sulle lotterie». E neppure può pensare di prendere il Toro per vendere Silenzi, Venturin, Cois e Carbone. Bruno Perucca LA SITUAZIONE ECONOMICA DELLA A ATALANTA Oggi il Consiglio di Amministrazione provvede glia nomina a presidente di Roggeri, che comincerà subito a parlare dì bilanci. CAGLIARI E' nella l9 fascia grazie alla vendila di Cappioli. l'unico problema sono ì 2 miliardi di debito con il Comune per lo stadio. CREMONESE L'ultimo bilancio è sostanzialmente; in equilibrio: l'utile (poche decine di milioni) è servilo a pagare le lasse. FOGGIA La sua tranquillila viene ancora dalla vendila di Snalimov, Signori, Baiano ecc. che frullarono 29 miliardi e 800 milioni. GENOA Le vendite di Panucci e Fortunato hanno dato ossigeno alla sodelà. I rischi arriverebbero qualora la squadra finisse in serie B. INTER ~~~ 10 miliardi di passivo a dicembre e 30 da pacare (ratei acquisii). Sono arrivati 8 miliardi da nuovi soci e 6 da Pellegrini. JUVENTUS Al 31 gennaio '94 perdita di 28,3 miliardi che potrebbero arrivare a 50. Dunque, si prevede un mercato equilibralo. ■ LAZIO Campagna mollo dispendiosa: del totale pare sìa sialo pagalo il 30%, il resto verrà latto attraverso fideiussioni. MILAN /" X Ha chiuso con un passivo minimo: r i * ) 1715.000.000. Percio la Fininvest e inlervenula con un preslilo di 50 miliardi. NAPOLI /^*N 'Noh si sblocca la situazione gravissima [ * i * J (ollre 100 miliardi di passivo) e i giocalori minacciano la messa in mora del dub. PARMA 'f X Tanzi offre garanzie assolule. Eventuali [ * i * ) passivi da coslose operazioni sul mercalo \^^y verrebbero coperli aalla Parmalat. PIACENZA / X Auslerita, crescila delta quota abbonali (da f * i * ) 2 a 8,5 miliardi) piu una ricopilalizzazione sensala equivale a serenitd. REGGIANA Gli unici fastidi vengono dallo sladio ( * 1 * ) (costo globale 21 miliardi): si prowedera \3/ con I'azbnarialo popolare ROMA /7~X E' in 39 fascia. Sensi vuole logliercela: ha (' i j porlalo d -15 miliardi il passivo, con una N^X/ ricapitalizzazione fard it reslo SAMPDORIA /^~~N la Irariquillila deriva Walla situazione ( * i * ) lasciala da Paolo /' arii e dalla veridila di Vialli. E i lussi sembrano finiti. TORINO y^~N II passivo ammonia allorno ai 50 miliardi. ( 1 J La situazione si sbloccherd non appena Giriba|di occellerd di rilevare il club. LECCE Priva di ambizioni, vive bene grazie alla politica dei giovani e di elementi a basso costo. Intende ricavare mollo da Gatta. UDINESE Il padrone-ombra Pozzo ha sistemalo i bilanci vendendo Balbo, Dell'Anno e Sensini. Sul club pesa il debito conMazza/ I Se Giribaldi (a sinistra) si ritira, il fallimento si avvicina anche se l'amministratore delegato granata Randazzo (a lato) spera ancora di evitarlo