Germania sotto pressione di Emanuele Novazio
Germania sotto pressione Germania sotto pressione Pubblico impiego in agitazione meccanici e bancari all'attacco BONN DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Servizi pubblici a un passo dallo sciopero; metalmeccanici alla vigilia di un'ondata di astensioni dal lavoro che potrebbe culminare nel più grave conflitto sindacale degli ultimi dieci anni; bancari fermi per una settimana a partire dal 7 marzo, poligrafici vicini alla rottura. All'avvio della maratona elettorale che culminerà nel rinnovo del «Bundestag», la Germania affronta un'ondata di proteste che minaccia la pace sociale del Paese. Dopo tre settimane di scioperi di avvertimento in un settore chiave - quello metalmeccanico, forte di tre milioni e 600 mila lavoratori - e la proclamazione del primo sciopero generale in Bassa Sassonia il 7 marzo, ieri i sindacati «OeTV» e «DAG» hanno deciso le prime fermate dei dipendenti pubblici, tre milioni e mezzo in tutta la Germania: lunedì e martedì saranno bloccati, secondo una dinamica non ancora resa nota, trasporti, poste, nettezza urbana, uffici. E' l'inizio di una prova di forza come quella che, due anni fa, paralizzò per 11 giorni il Paese? Il leader dell'«OeTV», Monika Wulf-Mathies, si limita a denunciare la «politica del blocco» del governo durante i colloqui di ieri, interrotti dopo poche ore. La distanza fra le parti è grande: i sindacati chiedono aumenti del 4 per cento, il governo risponde con un secco «aumenti zero». Mentre il settore pubblico rischia di esplodere, un'altra trattativa delicatissima - quella dei metalmeccanici - è bloccata e non si intravedono segnali di svolta. Dopo scioperi di avvertimento che hanno interessato oltre un milione di operai, l'«IG Metall» ha deciso una strategia a doppia valenza per raggiungere almeno l'obiettivo-inflazione (aumenti del 3-4 per cento). Il 7 marzo - se la base, com'è molto probabile, confermerà la proposta - si fermerà la Bassa Sassonia; due settimane dopo lo sciopero si allargherà al Nord, da Amburgo al Meclemburgo a Brema. In caso di fermata degli impianti, minacciano le aziende, sarà la serrata. Ma la decisione sindacale di avviare il braccio di ferro in regioni relativamente secondarie - dal punto di vista del numero di occupati almeno - sembra indicare che l'«IG Metall» ha voluto mandare soprattutto un messaggio alle imprese: il conflitto è ancora controllabile, da un punto di vista economico e politico. Prima del blocco totale della produzione resta un margine consistente per la trattativa. La tensione è alta: per molte piccole imprese, denunciano i datori di lavoro, uno sciopero prolungato significherebbe la chiusura, e dunque un ulteriore aggravamento di una situazione già difficile. Soltanto in Bassa Sassonia, conferma il ministero del Lavoro, produzione e occupazione hanno subito nel '93 una drastica riduzione. Per i macchinari, fra gennaio e settembre il calo è stato del 14,7 per cento rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. Il giro d'affari è sceso dell'8,4 per cento, e il numero di occupati del 5,6. Per l'auto - rappresentata nella regione dalla «Volkswagen» e dalle aziende dell'indotto - il '93 è stato un anno addirittura drammatico: il numero di occupati è diminuito nel settore del 7,7 per cento. Emanuele Novazio
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