Un giudice «informava» Finocchi di Giovanni Bianconi

Due telefonate tra il procuratore di Roma Volpali e l'ex capo di gabinetto Sisde Due telefonate tra il procuratore di Roma Volpali e l'ex capo di gabinetto Sisde Un giudice «informava» Finocchi Gli avvocati diMalpica: non ha mai pagato Scalfaro Ma la moglie e i verbali di interrogatorio li smentiscono ROMA. Il terremoto del «caso Sisde» non si ferma. Ieri sono arrivate altre tre scosse: la prima direttamente dal Quirinale, dove il consigliere politico di Scalfaro Michele Zolla, letto il resoconto di un suo colloquio con La Stampa a proposito dei fondi riservati degli 007, annunciava le dimissioni, subito ritirate; la seconda è partita dal tribunale, dove gli avvocati dell'ex-direttore del Sisde Malpica dichiaravano che mai il loro assistito ha raccontato di «dazioni dirette di denaro a Scalfaro», anche se nei verbali c'è scritto il contrario. La terza scossa viene dagli atti dell'inchiesta. Tra le intercettazioni telefoniche ci sono anche quelle di due colloqui tra l'ex-capo di gabinetto Michele Finocchi, attualmente latitante, e il procuratore aggiunto di Roma Giuseppe Volpali. Nel marzo scorso l'ex 007 chiese al giudice, suo amico, di informarsi sull'inchiesta che si stava riaprendo. Volpari gli diede appuntamento al giorno dopo, ma nella seconda telefonata gli disse che nulla aveva saputo: «Ho parlato con il collega che mi ha detto: Consigliere, non se ne abbia a male, ma il capo mi ha detto di riferire solo a lui... Evidentemente si tratterà di qualcosa che ritengono molto delicato... Non so». Ma andiamo con ordine. Il «caso Zolla» dura lo spazio di un mattino. Appena letta La Stampa il consigliere di Scalfaro, senza smentire il contenuto delle sue dichiarazioni, si dice rammaricato della loro pubblicazione e annuncia che lascerà l'incarico al Quirinale. Tra le altre cose, Zolla aveva definito le accuse degli «uomini d'oro del Sisde» a Scalfaro una «scusa» per coprire le loro responsabilità, e che i fondi riservati dei Servizi potrebbero essere serviti anche a pagare organizzazioni terroristiche internazionali al fine di evitare che facessero attentati in Italia. Accenni che aprono un altro capitolo dell'inesauribile romanzo sui «fondi neri», e in Procura i magistrati cominciano a pensare di convocare Zolla come testimone per fargli chiarire le sue affermazioni. L'annuncio di dimissioni fa il resto, e quando ormai il «caso» è sul punto di esplodere, il consiglie¬ re del presidente precisa che il riferimento alle dimissioni era soltanto «scherzoso»: lui rimarrà al suo posto, al fianco del presidente. «Caso» rientrato, dunque, ma nel frattempo è già arrivata una dichiarazione di Craxi, che richiama nuovamente in causa il capo dello Stato. Quando lui era presidente del Consiglio, dice l'ex segretario socialista, «il controllo sulla gestione dei fondi riservati del Sisde dipendeva interamente dal ministro dell'Interno», tutto doveva avvenire con «la supervisione e l'autorizzazione ministeriale». E al Viminale, in quegli anni, c'era Oscar Luigi Scalfaro. Di Scalfaro ha parlato nei suoi verbali anche il prefetto Malpica, sia per la storia delle buste da 100 milioni al mese, sia per il presunto avallo del capo dello Stato alla versione di comodo da dare ai magistrati in modo da evitare che venisse alla luce lo scandalo del Sisde. Ma ieri mattina - in margine all'udienza davanti al gip rinviata all' 11 marzo, quando il governo si costituirà parte civile contro la «banda del Sisde» accusata di aver intascato illegalmente circa 60 miliardi - a sopresa gli avvocati dell'ex direttore del Sisde (Fabrizio Lemme e Claudio Di Pietropalo) dichiarano: «Malpica non ha assolutamente mai parlato di dazioni dirette a Scalfaro o di avere previamente informato il Presidente di una versione di comodo che si vo- leva dare su questo denaro». Un'affermazione soprendente, visto che nell'ultima pagina del verbale d'interrogatorio letto, confermato e sottoscritto da Malpica il 30 ottobre '93 si legge: «Durante il mio periodo ho sempre mensilmente consegnato personalmente a Scalfaro la somma mensile di 100 milioni. Nulla mi veniva detto circa l'utilizzo della suddetta somma che io ritengo fosse destinata a fini istituzionali..». E ancora nell'interrogatorio del 12 gennaio, quando il pubblico ministero Frisani gli ricorda questa deposizione, Malpica la conferma, aggiungendo che non ne riparlò nei successivi incontri con Scalfaro in quanto era «una questione troppo delicata». E allora? Nel pomeriggio, l'avvocato Lemme precisa che le dichiarazioni del suo assistito sono diverse e distribuite nel tempo, che vanno lette nel loro insieme, «come in un puzzle», e che la sua interpretazione finale è che il suo assistito non ha detto di aver dato i soldi a Scalfaro. Ma in serata Letizia Malpica, moglie del prefetto, conferma del dichiarazioni dei figli ai tg e smentisce l'avvocato. Al figlio di Malpica che racconta delle telefonate tra suo padre e Mancino, il ministro dell'Interno ribatte: «Come potevo difendere l'immagine del Sisde quando stava per emergere il fango di una gestione a dir poco casareccia?». Giovanni Bianconi L'ex direttore del Sisde Malpica negli interrogatori parla di cento milioni mensili al Presidente

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