Amanti, finte lauree, divorzi e la campagna si fa giungla

Amanti, finte lauree, divorzi e la campagna si fa giungla Amanti, finte lauree, divorzi e la campagna si fa giungla SBATTI IN PIAZZA IL PRIVATO AROMA vederlo, Rino Formica non sembra poi tanto amareggiato per non essere candidato alle prossime elezioni. Anzi, a sentirlo adesso l'ex ministro socialista è quasi contento di starne fuori: è convinto, infatti, che in questa campagna elettorale non ci saranno regole, sarà una competizione in cui saranno ammessi anche i «colpi bassi», per non dire «bassissimi». «Sono andato in giro - spiega - e ho scoperto che molti non si sono candidati per la paura che qualcuno gli mettesse in piazza gli affari privati e di famiglia. C'è gente che è pronta a tirar fuori la dichiarazione dei redditi o il nome delle amanti degli avversari. Non avete visto Minoli in tv? Lui che ha fatto interviste in ginocchio a tutti i potenti fa il furbo sul numero delle mogli di Berlusconi, chiedendogli: "Quale?". Questa volta il candidato vincente è davvero il selvaggio della giungla brasiliana: nessuno conosce la sua storia, nessuno sa se è andato con una donna o con una capra. In più ha doti di grande urlatore». L'immagine ironica di Formica è frutto di una cocente delusione, ma contiene anche una buona dose di verità. Nel prossimo mese, infatti, non ci saranno solo discorsi, spot e manifesti. Nei duelli faccia a faccia verrà fuori una «campagna proibita» e tutti i concorrenti, nessuno escluso, giocheranno a scoprire il lato più debole, più segreto dell'avversario. Nulla sarà risparmiato: vizi, questioni giudiziarie, amanti e proprietà. Quello che è già successo in questi primi giorni è solo l'antipasto. Le tre mogli di Achille Occhetto, la laurea in medicina millantata per anni da Umberto Bossi, il divorzio (non accertato) della leader dei cattolici leghisti Irene Pivetti, i «flirt» di Marina Salomon, sono tutte notizie mirate che hanno già trovato posto sui giornali. E la cosa non si fermerà: tutti saranno costretti ad accettare un altro costume, tutti, più o meno convinti, finiranno per fare gli «americani» come richiede il nuovo sistema elettorale. Tommaso Staiti di Cuddia, ex missino di Milano approdato non si sa come in un collegio calabrese sotto le insegne dell'«Unione Mediterranea», non ha, ad esempio, nessuna paura di competere in una realtà che non conosce. «Io spiega - ho chiesto ad un'agenzia investigativa di indagare sulla vita dei miei avversari. Li rivolteranno come calzini. Anche se non mi interessa personalmente ho già saputo che il Corrao che si candida per la Bete in Sicilia ha avuto una condanna per violenze a minori. Dicono anche per travestimento. Sapete che penso: quello è finito nella Bete, ma solo per le calze a rete». Discorsi da non credere che probabilmente in passato nessuno avrebbe fatto ma che adesso sono all'ordine del giorno. Di questi tempi può davvero succedere di tutto su tutti. Avviene negli scontri locali, ma anche in quelli che vedono in lizza i leader nazionali. Giovedì 12 febbraio Luciano Violante, pidiessino, dice in un corridoio di Montecitorio: «In Forza Italia c'è un sacco di P2. C'è Berlusconi, c'è Antonio Martino che aveva fatto anche lui una richiesta d'iscrizione... E' una storia da capire». Passa una settimana e la denuncia di Bettino Craxi fa iscrivere sul registro degli indagati Massimo D'Alema e Achille Occhetto. A Botteghe Oscure succede il putiferio, il segretario parla di «dossier» da usare contro la Fininvest. Qualche giorno e puntualmente arrivano: durante la trasmissione «Al voto, al voto» i seguaci di Bosy Bindi tirano fuori la richiesta d'iscrizione alla P2 di Martino. «Se lo fanno con me - ha commentato subito Gustavo Selva, altro candidato - gli chiedo un miliardo di danni come ho fatto con De Mita». Sull'altro versante, ovviamente, i metodi non sono diversi. Ieri po- meriggio nell'anticamera della saletta della Casina Valadier, che ospita la conferenza stampa dei candidati di Forza Italia, gli organizzatori della manifestazione stanno discutendo in pubblico, senza problemi, un punto delicato: «C'è bisogno che qualcuno faccia una domanda all'avvocato Previti: gli deve chiedere se D'Alema e Occhetto sono indagati o no?». Dopo avere scartato una «signora» e un certo «sellerone» di cui non fanno il nome, la scelta cade su una giovane che lavora con loro, che ha la faccia da bambina e in più fre¬ quenta l'Università. Un attimo dopo c'è la domanda al microfono e c'è la pronta risposta dell'avvocato di Sua Emittenza: «D'Alema ha usato un espediente tecnico: è andato in tribunale per evitare un avviso di garanzia, ma di fatto è come se lo avesse già». Altri argomenti, altri colpi bassi. Maurizio Bertucci, ex braccio destro di Enzo Carra all'epoca della de di Forlani, si candida in «Forza Italia». Avversaria diretta Silvia Costa dei popolari. «Io - dice Bertucci - porrò solo un problema: come fa a parlare di politica della famiglia una che si è sposata con un divorziato?». Lo stesso tema spunta anche sulla bocca di un neofita dei progressisti, l'ex de Bartolo Ciccarcuni. «Vedrete - dice - i miei vecchi amici me ne diranno tante. Io comunque li precederò con l'ironia: dirò che come amico dei comunisti ho cominciato a mangiare i bambini e che li trovo una delizia. Con il missino Maceratini, invece, non posso usare il tasto delle amanti: rischio più io che lui. Che dirò di Michelini? Che è un esperto della politica della famiglia perché ne ama tante». Sesso, letto e potere: quelli che una volta erano argomenti «tabù» nell'Italia cattolica, ora sono diventati strumenti di lotta in un Paese cambiato dal maggioritario e dall'uninominale. «Io - racconta a Montecitorio Pierferdinando Casini, di Forza Italia - non risponderò a niente: possono anche darmi del "gay", non dirò di "no" così mi prendo i voti degli omosessuali che sono tanti. A proposito sapete l'ultima novità? Quando il Parlamento europeo ha votato in favore del matrimonio gay, il popolare Michelini, che era presente, non ha mica votato contro». Vito Napoli, invece, candidato dei Popolari in Calabria, mette subito le mani avanti sul tasto delle amanti: «Io, per evitare equivoci e strumentalizzazioni, ho già detto in giro che ne ho avute tante». Spavaldo Massimo D'Alema che gode fama di "tombeur de femmes". A chi gli prospetta quel rischio alla buvette di Montecitorio, risponde senza esitazioni: «Anche Bossi ha questa fama e dicono che gli abbia portato fortuna... con le donne». C'è da meravigliarsi di tutto questo? Forse no: cambiano le regole elettorali, cambia anche il Paese. Così va il mondo- Augusto Minzolini Via libera ai colpi bassi per abbattere l'avversario Massimo D'Alema a destra Umberto Bossi

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