Occhetto «E' la destra che preoccupa la City» di Paolo Guzzanti

Occhetto: «E' la destra che preoccupa la City» Il segretario della Quercia: ho conquistato Londra Occhetto: «E' la destra che preoccupa la City» IL PDS NEL REGNO DELLA FINANZA CLONDRA ERTO, a sentirlo, ha vinto a mani basse: va alla conferenza della «London School of Economics» e sono tutti per lui; va alla City degli affari e gli imprenditori stravedono per il segretario di quello che fu l'ex pei, mentre manifestano - è Occhetto che lo dice - nausea per l'imprenditore Berlusconi. Poi affronta la redazione del Financial Times guidata dallo spietato Chief Editor Richard Lambert, e la scena si ripete. E' sempre lui che racconta e dobbiamo credergli: noi non c'eravamo. Siamo però disposti a credere senza onere di prova che le accoglienze siano state sempre molto cortesi, anzi cordiali, anzi amichevoli. Ma bisogna pur fare la tara, con tutto il/air play che impone la circostanza, a quello che Occhetto ci racconta. Se non altro perché gli inglesi sono distaccati in modo allegro. Un modo le cui modalità espressive possono ingannare: il preside della «London School» ha levato il bicchiere beneaugurante dicendo che lui non simpatizza con le idee di Occhetto, ma gli augura egualmente di vincere. C'è del/air play sportivo in questa cordialità, che soltanto per una rovinosa svista potrebbe essere scambiato per adesione alle idee. Un fair play al quale i politici italiani, per loro natura piuttosto sanguigni quando non sanguinari, non sono abituati e c'è chi li spinge a cadere nella trappola dei facili entusiasmi. Ciò detto, Occhetto, anglicizzato definitivamente per «Mister Océto», è piaciuto sul piano umano, e non è poco. Cominciamo col dire che Occhetto è in grado di suscitare simpatia: è bizzarro, un vero cavallo matto, è adatto alla battuta improvvisata e tranchant, ha un temperamento da radicale piutto- sto che da comunista di scuola togliattiana (il contrario di Massimo D'Alema), è una macchina da propaganda spregiudicata e molto duttile, è felicemente narcisista, ha il senso dello spettacolo, è un maestro nelle imitazioni; «una simpatica canaglia». La visita a Londra, è anche d'affari: «Mister Ocèto» è a Londra per tranquillizzare proprio i moderni Scroodge («Onde Scroodge» è il vero nome dickensiano che Walt Disney dette al taccagno pennuto che noi chiamiamo Paperon de' Paperoni, abitante di Paperopoli da cui abbiamo tratto il neologismo Tangentopoli) e raccomandare di investire i loro milioni di sterline nel sistema-Italia e in particolare nelle privatizzazioni, nei fondi di investimento e nei fondi pensionistici. A sentir lui c'è riuscito benissimo e anzi, invece di subire un severo e implacabile esame di liberismo economico, avrebbe celebrato un consolidato trionfo, costruito nei decenni. Ha detto più tardi in un incontro con noi giornalisti: «Già prima il pei era considerato un gioiello della cultura occidentale, ambito dai salotti buoni. Oggi il nostro partito è guardato con ulteriore simpatia, mentre c'è un palpabile allarme per l'ascesa di Berlusconi che è visto come un fenomeno da barzelletta, l'ultimo esempio del folclore italiano». Sarà senz'altro così come dice lui, ma sta di fatto che proprio ieri il Financial Times, lo stesso giornale di cui è stato ospite intervistato, pubblicava un vistoso articolo sul patron di Fininvest («La continua ascesa di Berlusconi»), di tenore asettico e molto rispettoso. Dove sarà la verità? Probabilmente a metà strada. Noi abbiamo chiesto a Occhetto la ragione della palpabile differenza fra la sua posizione nei confronti del polo di destra e quella di D'Alema. Quest'ultimo, in una recente intervista alla Stampa disse senza mezzi termini che il bipartitismo porta fisiologicamente alla digestione delle ali estreme e che questo è un bene e non uno scandalo: da una parte Rifondazione e i gauchisti irriducibili, dall'altra missini e leghisti. Una partita valida fra avversari irriducibili e fra loro alternativi, ma reciprocamente legittimati. Secondo Occhetto invece, il fronte di destra non è soltanto quello degli odiati avversari da battere, ma dei nemici della democrazia stessa, cioè di forze «oscure», dunque delegittimate fin dalle radici. E' così? Occhetto ci ha risposto di no: le forze di destra non sono delegittimate, ma soltanto pericolose, perché Bossi vuole spaccare l'Italia, Fini è l'erede del fascismo e Berlusconi quello che ripropone uno scontro di civiltà, anziché uno scontro all'interno della civiltà comune. A suo parere è proprio Berlusconi che, inventandosi un inesistente pericolo comunista, ha alterato una competizione che non ha potuto più essere sportiva: «Prova ne sia che quando Segni scelse di dar vita a un polo moderato, me ne ral¬ legrai moltissimo con grande scandalo di molti compagni: io sono favorevole a un partito conservatore forte e credibile, come ce ne sono in tutti i Paesi democratici occidentali». Ho chiesto se i suoi interlocutori e intervistatori inglesi lo avessero mai messo in imbarazzo. Ha risposto sorridendo e rivolgendosi a Visco: «Ti sei sentito imbarazzato, tu? Io no. Semmai sono loro, gli inglesi, che hanno chiesto a noi con un certo allarme notizie sulla natura e i programmi della nuova destra italiana». E chi sono dunque questi gnomi londinesi che hanno sponsorizzato il viaggio del primo segretario del pds? Fondamentalmente mister Schroder, che è un miliardario gestore di una società di fondi mobiliari di proprietà del gruppo Schroders, ma dietro di lui si muove una costellazione di società interessate agli investimenti italiani fra cui l'Anglian Water, la Rolls Royce (privatizzata nel 1984 e quotata in Borsa dove capitalizza 15.500 miliardi), la francese Sodexho che opera già in Italia nel settore ristorazione, la Pilkigton che già gestisce con la Techint una società del gruppo Efim in liquidazione, la Laporte che in Italia possiede la Silo (pigmenti sintetici per l'acciaio), la Idv che ha acquistato la Cinzano e la Buton, parecchie altre compagnie di questo livello e la nutrita schiera degli investitori istituzionali come la Commercial Union, la Alliance Capital Eric Perkins, la Morgan Stanley, la Rothschild Asset Management, la stessa Schroder Investment Management e così via. Questo insieme di investitori chiede rassicurazioni al più importante partito della coalizione di sinistra, per capire se e fin dove può sentirsi garantito nel caso di una vittoria pds. Di questa ragione Occhetto è ben consapevole, tanto che ha risposto agli operatori riuniti che possono star tranquilli: «Non spaventatevi di noi, perché il nostro programma di governo prevede un impiego saggio ma sicuro del mercato». E ha ripetuto la formula, sostenuta con forza da Visco, secondo cui sarebbe ben possibile ripulire il mondo della produzione italiana da tutto ciò che è obsoleto e improduttivo, senza sacrificare l'occupazione. Occhetto di notte è l'uomo vivace e simpatico di cui dicevamo all'inizio. Ieri l'altro, dopo aver tenuto il suo «speech» alla scuola d'economia, si è lasciato sequestrare da studenti e giovani operatori al quinto piano dell'istituto e ha risposto a una mitragliata di domande, peraltro simpatizzanti. Poi ha cenato con l'ambasciatore e altre personalità italiane e alla fine ha tirato tardi in una bicchierata con Francesco Villari, suo vecchio amico ai tempi della sua segreteria in Sicilia, che oggi dirige l'Istituto di cultura italiano a Londra. Ha dato anche una raffica di interviste ai quattro canali della Bbc (primo, secondo, World Service e Europe), più una alla Cnn. Ieri mattina ha affrontato imprenditori e giornalisti inglesi, guidati dal «chief editor» del giornale finanziario Richard Lambert. Poi si è fatto attendere una buona mezz'ora al numero 3 e mezzo (i numeri civici inglesi sono bizzarri) del London Wall Buildings, nel cuore del cuore della City, dove gli uomini d'affari non vestono all'inglese come fanno gli italiani, ma portano la penna biro nel taschino e indossano cravatte censurabili. L'ultimo incontro di mister Ocèto è stato cordiale, ma era visibilmente stremato e soavemente distratto. Al suo fianco il fido ministro degli esteri Fassino e il professor Visco. Il segretario del pds era soddisfatto degli esami superati. Paolo Guzzanti «Berlusconi? Ha fatto venire la nausea agli investitori» Il segretario della Quercia (a sin.), Achille Occhetto; Carlo Marx (sopra) e Piero Fassino (a destra)

Luoghi citati: Italia, Londra, Sicilia