Un mandante fantasma ammazzato 4 anni fa di Aldo Cazzullo

Un mandante fantasma Un mandante fantasma ammazzato 4 anni fa Non lo prenderanno mai, il mandante della strage di Hebron. E' ben nascosto e ha un alibi di ferro: è morto quattro anni fa. Ammazzato. Si chiamava Meir Kahane, lo chiamavano «Re d'Israele» e «nuovo David» (i fedelissimi), «il nostro Hitler» e «Fùrher bianco-azzurro» (gli avversari). L'assassino della moschea era amico suo e membro della sua organizzazione, il Kach. Andandosene, il rabbino ha lasciato dietro di sé una scia di morte. I seguaci lo hanno vendicato. Ammazzando a Parigi Atef Bseiso, numero 2 dei serivizi di sicurezza di Arafat. Gettando una bomba sul suk della carne di Gerusalemme, che ha ucciso un palestinese e ne ha feriti dodici. Ma il figlio e gli eredi politici reclamavano altro sangue. Ieri sono stati saziati. «Un eroe, un martire»: così la portavoce del Kach ha definito Baruch Goldstein, il killer di Hebron. Naturalmente, il rabbino non era né David né Hitler. Nel Palazzo non ha mai contato nulla; la sua impronta l'ha lasciata nella società e nelia psiche d'Israele. Sempre ai margini della politica, il rabbino per anni ha dato voce agli estremisti che odiavano gli arabi ma non osavano dirlo. Kahane è stato il primo a infrangere il dogma dei padri (laboristi) d'Israele, cui l'internazionalismo socialista impediva di discriminare apertamente i palestinesi. Lui, d'abitudine li chiamava «cani». «Non li odio spiegava -. Vorrei solo caricarli tutti sui camion e portarli fuori dei confini di Israele». Kahane non aveva vissuto l'infanzia eroica dello Stato ebraico, e non aveva remore a definire Ben Gurion «uno stupido o più probabilmente un imbroglione». Come l'attentatore di ieri, era nato a Brooklyn, nel 1932. Da ragazzo frequenta Zeev Jabotinski, l'ideologo del revisionismo sionista. Negli Anni Sessanta vive nei campus universitari con il nome di Michael King, ma non per studiare: è pagato dall'Fbi per sostenere la causa della guerra in Vietnam. Nel '68 fonda la Lega per la difesa degli ebrei. Dichiara guerra agli arabi, ma i suoi correligionari non lo seguono. Ormai Kahane odia gli ebrei americani, «sinistrorsi e traditori». Nel '71 rinuncia alla cittadinanza Usa e si trasferisce in Israele, con un obiettivo ambizioso: farlo diventare una teocrazia. Attorno alle sue idee riunisce intellettuali e studenti, coloni dei Territori occupati e religiosi ultra-ortodossi. Nasce il Kach, il braccio politico di un movimento più ampio, osti¬ le alla democrazia e alla convivenza con gli arabi. Kahane è coinvolto in un traffico di armi e nel complotto per far esplodere le due moschee che sorgono sulla spianata del Tempio. Finisce in carcere. Appena liberato, detta una dichiarazione: «Il primo ministro Begin ha firmato la pace con Sadat, è un cadavere che andrebbe impiccato in piazza», e progetta di metterla in pratica. Torna in cella. Kahane è abile, tocca le corde giuste nell'animo esacerbato di certi israeliani, alterna richiami all'Olocausto («never again», mai più, ripeteva) e incitamenti a rispondere colpo su colpo ai terroristi arabi. Nell'84 viene eletto in Parlamento. Per fermarlo i deputati inventano il reato di «istigazione al razzismo». Alle elezioni dell'88 la Corte di giustizia boccia le sue liste e ne paragona l'ideologia al nazismo. Due anni dopo una pallottola lo fa tacere per sempre. Il «nuovo David» l'hanno ammazzato i Fratelli Musulmani, il 5 novembre, al Marriot East Hotel di New York, dove stava arringando i suoi. Il figlio Benyamin ha fondato un movimento e l'ha chiamato «Kahane chay», Kahane vive. Vive e uccide per mano del Kach. Il suo erede politico, il rabbino Toledano, arrestato tre mesi fa all'aeroporto di Tel Aviv con il manuale del terrorista nella valigia, ha detto, parafrasando l'Ecclesiaste: «C'è un tempo per amare e un tempo per odiare. Questo è il tempo per l'odio, per la guerra e per uccidere». Aldo Cazzullo I suoi seguaci «Finalmente un eroe ha vendicato il rabbino Kahane» Meir Kahane (a sinistra) voleva far uccidere l'ex premier Begin (qui a fianco) dopo la firma della pace con Sadat