La bollatrice divide l'Università di Maria Teresa Martinengo

Cronaca di Torino Entusiasmo, ironia e indignazione serpeggiano tra docenti e allievi La bollatrice divide l'Università Prof assenteista si difende La bollatrice all'Università divide. Se alla facoltà di Economia di Venezia (dov'è stata introdotta un anno fa su base volontaria) ha avuto successo (timbra tra l'80 e il 90 per cento dei docenti, rettore compreso) e si pensa di estenderla alle altre facoltà, a Torino le opinioni dei prof sono discordi. Prevalgono indignazione, ironia ed un entusiasmo che sa di sfida nei confronti dei colleghi meno assidui. «Ben venga, chissà che non riesca a farmi pagare gli straordinari» è la battut" voga. In mezzo gli studenti, che ieri a Palazzo Nuovo osservavano con curiosità l'arrivo dei docenti tradizionalmente ritardatari. Il «badge» per verificare la presenza in ateneo è in uso da molti anni al Politecnico, ma solo per il personale non docente. Un certo numero di professori, invece, possiede una scheda magnetica per accedere a biblioteche, laboratori e per entrare nell'Ateneo di notte o la domenica. «Con questa tessera - spiega il preside di Ingegneria, Pietro Appendino - si verifica chi c'è, ma solo per motivi di sicurezza, non per controllare l'orario». Il professor Appendino e il preside di Architettura, Riccardo Roscelli, non hanno mai sentito gli studenti lamentarsi per l'assenteismo di docenti. Roscelli: «Può capitare di farsi sostituire per un convegno, ma non ne è mai nata una discussione specifica». Appendino: «Quando sento che c'è chi accumula tre quarti d'ora di ritardo, mi pare davvero che il problema qui sia poco attuale. Evidentemente conta il fatto che la sede sia unica, che i docenti a tempo pieno siano sempre presenti». «Ci sono tanti modi per verificare l'assiduità» osserva Roscelli. «Per statuto al Poli esistono il Comitato paritetico per la didattica, di Ateneo, e le commissioni di facoltà, organismi composti da un numero pari di studenti e docenti: svolgono verifiche sull'insegnamento e registrano i problemi degli iscritti, dalle biblioteche al rapporto con i professori. Sono strumenti duttili». Il professor Appendino: «Il vi¬ ce presidente del Comitato paritetico è uno studente. Questo organo raccoglie informazioni anche attraverso la prassi consolidata dei questionari che gli iscritti compilano a fine corso». I temi toccati? Puntualità dei docenti, chiarezza delle spiegazioni, coerenza delle esercitazioni con le lezioni. «E' una verifica utile - dicono - anche per i docenti. Nessuno s'è mai rifiutato di farsi giudicare». Nella bagarre seguita alla proposta di istituire il controllo orario per tutti, docenti e non, c'è chi ritiene di essere stato immolato sull'altare di una provvisoria «glasnost» accademica. E' il professor Massimo Roccella di Giurisprudenza, titolare delle cattedre di Diritto del lavoro e di Diritto comunitario del lavoro, quest'ultima in affidamento gratuito. Mercoledì è stato richiamato dal preside, il professor Gian Savino Pene Vidari, con un telegramma. Il preside (di una facoltà con undicimila studenti e appena una sessantina di docenti) ha ritenuto che un braccio al collo non sia motivo sufficiente per annullare gli esami. «In dieci anni - replica Roccella - è la prima volta che mi assento: lo testimoniano i miei studenti e i registri delle presenze. Un grave incidente mi ha costretto al congedo per malattia dal 4 dicembre. Una frattura non si è rimarginata, non posso rischiare di cadere». E ancora: «Sono docente a tempo pieno, non ho studi né collaborazioni. Per me conta la rispettabilità di fronte agli studenti. La mia colpa? Essermi presentato lunedì per la discussione della tesi di due mie laureande e aver chiesto di andarmene subito dopo, dimenticandomi di firmare. Questa svista e lo spostamento degli appelli di martedì e mercoledì sono dovuti al ricovero in ospedale di mio padre: un motivo che basta a giustificarmi. Insegno Diritto del lavoro, so che il mio comportamento è ineccepibile». Maria Teresa Martinengo I presidi di Ingegneria, Appendino (a sin.) e di Architettura, Roscelli

Luoghi citati: Torino, Venezia