Matarrese: con Sacchi si rischia

Giribaldi tentenna VERSO USA '94 Il presidente federale invita gli italiani d'America a non assillare gli azzurri Matarrese: con Sacchi si rischia «Ha idee all'avanguardia, ma voglio la diversità» NEW YORK DAL NOSTRO INVIATO Cominceranno a costruirla fra due settimane. E, naturalmente, non a nostre spese. Parliamo della gabbia, lo scoop di Orrico, il rumoroso «recipiente» che è un po' la madre di tutte le palestre, lo zoccolo duro del pressing e del gioco di sponda. L'ha voluta Sacchi, nel perimetro della Pingry school, a due passi dal Somerset Hills hotel, la cuccia della Nazionale. La gabbia è la risposta italiana ai Mondiali delle americanate: ai 3 punti per vittoria; ai due cambi più il portiere; alla disponibilità degli 11 in panchina; alle casacche degli arbitri non più nere ma rosa, gialle e argento; al primo stadio coperto nella storia della Coppa del Mondo (il Silverdome di Pontiac); ai nomi dei giocatori sulle maglie e sui calzoncini; ai guardalinee specializzati; al replay delle azioni più chic sul tabello¬ ne, a partita in corso. E noi, la gabbia. Pagata dagli organizzatori. Evviva. Ieri, intanto, si è chiuso il seminario della Fifa. Al suggello, ci ha pensato Havelange: «Pelé? Se gli americani lo invitano, venga pure. Per me non esiste». Tutti a casa, anche i nostri. Prima di lasciare Manhattan, Matarrese si è confessato al Tg2. Zucchero filato e bacchettate. Sull'Arrigo: «Panchina lunga, tre punti per vittoria, tutta roba sua. Le idee del nostro et sono all'avanguardia. So di rischiare con uno come Sacchi, ma volevo e voglio la diversità». Sulle società italiane: «La smettano di pensare solo a far soldi. Non ne sono capaci, e la domenica ci fanno morire di noia». Sugli italiani d'America: «Giù le mani dagli azzurri. Niente feste, niente tentazioni. Devono stare tranquilli». Sulla federazione: «Non vogliamo favori». Sulla stampa: «La serenità della squadra dipende da quello che scriverete. Non inventate scandali, non tirate fuori casi inesistenti. Remate con noi». The president è fatto così: è goloso del miele di gruppo e, di notte, sogna che i giornalisti contino più di Baggio. L'Arrigo era accigliato, forse perché a Matarrese era scappato anche un «Casarin è il nostro orgoglio». Il grande locomotore è stato l'unico italiano ammesso a concionare dalla cattedra. Prima che vi salisse, Sacchi ci aveva confessato: '^ul fuorigioco, state attenti a 'lo che dirà e a come lo dirà». L tmbrava quasi, a decrittarne il rr - aggio, che Casarin si apprestasse a una singolare marcia indietro: o, peggio ancora, che qualcuno gliela avesse imposta. Siamo stati attenti. Nessuna novità. Avanti tutta. E che si fa nel dubbio? Non s'alza la bandiera. Calato il sipario, qualche et si è ammutinato. Non l'Arrigo, sì Milutinovic. Lo stregone degli Stati Uniti non ha gradito che la Fifa abbia bandito gli allenatori dal tavolo delle riforme: «Io, una proposta l'avevo: per scoraggia¬ re le imboscate premeditate, punizione dalla lunetta, senza barriera, ogni cinque falli. La presenterò sotto forma di lettera aperta, con la firma di un altro commissario, Mejia Baron del Messico». A furia di lettere aperte, il calcio diventerà un altro sport. Contenti loro. Sacchi si è concesso una casta civetteria. Al momento della foto di gruppo, ha evitato il benché minimo contatto (e contagio) con la Coppa del mondo che i et si passavano di mano in mano. Scaramanzia... Ha preferito «toccare» Havelange e Blatter. Al Somerset Hills fervono i lavori. I giocatori, primizia sconvolgente, dormiranno in camere doppie al 3° e 4° piano. Ancora da identificare una serie di uffici: non sarà facile, le stanze sono centoundici. Il tutto, per una cinquantina di persone e un centinaio di bauli. Più la gabbia. Roberto Beccantini li presidente Antonio Matarrese elogia l'Arrigo per il suo essere «diverso» e avvisa i nostri tifosi: «Giù le mani dagli azzurri, devono stare lontani dalle tentazioni»

Luoghi citati: America, Manhattan, Messico, New York, Pontiac, Stati Uniti