Fìat il giorno delle firme

Economia Oggi le assemblee e poi la conclusione al ministero del Lavoro Fìat, il giorno delle firme Primi sì all'intesa, solo la Sevel contro Ad Arese la Fiom approva l'accordo TORINO. Sull'accordo Fiat via allo assemblee e allo polemiche. Ieri i lavoratori di alcuni stabilimenti del gruppo hanno votato sull'accordo siglato lunedì da Fini, Uilm e Fismic e al quale la Fiom ha dato il suo assenso. Nella maggioranza dei casi l'accordo è stato approvato, ma la prova del fuoco sarà oggi, quando si esprimeranno le assemblee di Arese, Mirafiori e Rivalta. E oggi pomeriggio, dopo le consultazioni e a meno di sorprese dell'ultima ora, al ministero del Lavoro azienda e sindacati dovrebbero firmare l'accordo mettendo la parola fine alla vertenza Fiat. Ieri il testo dell'accordo è stato votato da quattro stabilimenti. Hanno prevalso i sì tra i 3000 lavoratori di Termini Imerese, i 1700 della Lancia di Verrone e gli 050 di Firenze. Contro l'accordo, come già era successo martedì, si sono invece espressi i 1056 lavoratori della Sevel Campania, lo stabilimento dove si produce il Ducato e che in base all'accordo dovrà cessare la produzione a maggio. Stamattina si terranno le assemblee negli altri stabilimenti, compreso quello Alfa di Arese, dove la Fiat ha richiamato i dipendenti al lavoro dalla cassa integrazione in anticipo di un giorno feriale rispetto a quanto previsto, proprio per consentire le consultazioni. Ad Arese già ieri hanno votato un documento di «approvazione» dell'accordo circa 1000 iscritti alla Fiom: a favore la stragrande maggioranza, con 6 voti contrari e tre astenuti. Anche gli attivi deila Firn e della Uilm dello stabilimento lombardo hanno approvato l'accordo. Oggi però il risultato ad Arcse potrebbe essere diverso, se sui 9000 lavoratori prevarrà l'opinione dei Cobas, che restano fortemente contrari all'accordo, sostenendo che esso non offre garanzie per il futuro dello stabilimento e dell'occupazione. I Cobas hanno deciso ieri anche di denunciare l'azienda per attività antisindacale. Anche il coordinamento nazionale della Fismic ha approvato l'intesa, perché fondata «sulle politiche industriali, sulla difesa dell'occupazione e sulla tutela dei lavoratori più esposti». Nelle stanze dei sindacati, in- tanto, la situazione è tesa. A innescare la polemica sono state le dichiarazioni del segretario della Cgil Piemontese Claudio Sabattini, dato come sicuro successore - almeno fino all'intesa sulla Fiat - di Fausto Vigevani alla guida della Fiom nazionale. Mercoledì Sabattini ha sostenuto che «la Firn e la Uilm erano disposte a firmare prima ancora che iniziasse la trattativa». Facile capire che la dichiarazione non sia piaciuta agli altri due sindacati. Mentre la Uilm piemontese chiede a Sabattini di scusarsi e ritrattare la Uilm tira in ballo anche gli esiti della trattativa Fiat del 1980, di cui Sabattini fu uno dei protagonisti. «Evidentemente Sabattini - dice il segretario nazionale della Uilm Roberto Di Maulo - avrebbe preferito a un buon accordo, una grande sconfitta magari consumata dopo 35 giorni di oc- cupazione delle fabbriche, anche perché di questo ha un'esperienza provata, nel fare buoni accordi un po' meno». In campo ieri è sceso anche il segretario generale della Uil Pietro Larizza, parlando di «uso strumentale» della vertenza Fiat da parte di «Cgil e Fiom» e della «grande stampa nazionale, quasi tutta impegnata solo ad illustrare le ragioni della sofferenza interiore della Cgil». E a margine della vicenda Fiat arriva pure la una «querelle» politica. Il vicepresidente della Camera Alfredo Biondi; che si presenta alle elezioni con l'Unione di centro, critica il ministro del Lavoro Giugni per il suo atteggiamento nella vertenza, a suo parere troppo legato alla candidatura a Torino: «Ci sono comportamenti di superattivismo in questa fase, che dovrebbero suggerire al presidente Ciampi - afferma Biondi - di assumere direttamente talune attività specifiche evitando, come nel caso del ministro Giugni, che esse debbano tradursi in tribune politiche elettorali». Biondi ricorda anche che il codice penale parla di «interesse privato in atto d'ufficio, quando il pubblico ufficiale, e tale è il ministro, "prende" un interesse nel compiere un atto del proprio ufficio». Giugni, dopo aver saputo delle dichiarazioni di Biondi, ha dato mandato ai suoi legali di querelarlo. [f. man.] Da sinistra il segretario generale della Uil Pietro Larizza e Maurizio Magnabosco, della Fiat