Successo del pianista Restani di P. Gal.

All'Unione All'Unione Successo del pianista Restani TORINO. Bel suono e trasparenza, questi i segreti del pianista Paolo Restani, festeggiato l'altra sera all'Auditorium dal pubblico dell'Unione Musicale. Un programma non facile, per raffinati: prima tre pagine di Chopin, il «Preludio op. 45», il «Notturno op. 48 n. 2», la «Fantasia op. 49», in tonalità minore che Restani ha dilatato in tempi lenti, sostenuti con magistrale senso della forma: un canto che attravei'sa il discorso senza mai rilassarsi, una tensione armonica evidenziata dalla dosatura accurata del volume sonoro. Le doti acrobatiche del pianista hanno brillato nella «Rapsodia spagnola» di Liszt, pagina profetica della storia del pianoforte: si sente Ravel nella purezza delle agilità che tintinnano verso le zone acute della tastiera; si sente Bartok, si sente Stravinski; il tutto alternato a sguardi ironici sul melodramma italiano dell'800 e a qualche ricordo dei clavicembalisti del passato. Restani ha suonato molto bene, con una sicurezza tecnica che traspare dalla calma assoluta della sua figura: è giovane ma domina il virtuosimo più rischioso senza la minima incertezza fisica né psicologica. Lo si è visto, alla fine, nei tre movimenti di Petruska, tra le pagine più difficili dell'intero repertorio pianistico. Dopo un Ravel pieno di luce vibrante e ben diffusa (davvero lucidi e riflettenti i cinque pezzi dei «Miroirs»), questo Stravinski ha messo ancora in evidenza il controllo del suono, forse la dote maggiore di Restani. Anche nei passi più energici che Stravinski richiede, comprimendo nel limitato spazio pianistico l'affollatissima orchestra di Petruska, gli accordi sono pieni, rotondi, mai legnosi o metallici, segno di un tocco che non è solo ornamento ma fa corpo con la fluidità di fraseggio, ritmo e melodia in un'unità piena di immediatezza comunicativa. Successo caloroso. [p. gal.]

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