Racine va alla guerra

Racine va alla guerra Mitterrand è d'accordo, ma insorgono scienziati, pubblicitari e accademici: «Misure ridicole» Racine va alla guerra Lotta agli anglicismi: Francia divisa BPARIGI A prima a ribellarsi, mercoledì pomeriggio, è stata l'autorevole Accademia delle Scienze. «Le misure governative per difendere il francese mi sembrano ridicole nel nostro settore», si lagna il segretario perpetuo Paul Germain, aggiungendo: «Se le applicheranno davvero, la Francia dovrà dire addio ai congressi internazionali». Timore forse eccessivo, ma certo il rendere obbligatorio almeno un résumée francofono delle relazioni straniere fa perdere tempo e denaro. Bisognerà inoltre assoldare in abbondanza traduttori malgrado le proverbiali ristrettezze nel budget, giacché «ciascuno dovrà potersi esprimere in francese». E dopo gli scienziati, ecco - sospesi fra rabbia e depressione i pubblicitari, ai quali si vuole togliere il loro bene più caro: gli anglismi, indispensabili per sedurre il consumatore. Il design diverrà per legge «stylique», il «video-clip» bande video promotionelle, il «walkman» baladeur, il «cocktail» coquetel, il «marketing» mercatique... Insomma, neppure 24 ore dopo il primo annuncio, la legge sulla protezione (o protezionismo) del francese che il ministro alla Cultura Toubon farà discutere in primavera dai parlamentari già solleva ironie e contestazioni. Era inevitabile. Legiferare sulla lingua vecchia abitudine oltralpe, una prima iniziativa fu presa nel 1975 - è sempre dangerous, pardon dangereux. E il ridicolo, si sa, uccide. Il nuovo testo impone la terminologia francese (salvo manchi l'equivalenza) a radio, tv, trasporti urbani, luoghi pubblici. Incluse le pizzerie. Che dovranno tradursi «mozzarella», «penne all'arrabbiata» e «tiramisù» (auguri!) per non incorrere nei fulmini del nuovo Malraux. A sgarrare si rischiano esose ammende. Per ora nessuno azzarda cifre. E' necessario attendere la sessio- ne parlamentare. Però lo stesso ministro le gabella di un «assai dissuasive». Malgrado ci si guardi bene dall'affermarlo in chiare lettere, il Nemico - sulla cui nocività Gauche e Destra trovano una rara sintonia - è l'inglese. Già micidiale per imperialismo come lingua albionica (i radiotelecronisti parigini di football e rugby impazziranno a francesizzare il loro lessico) nella sua versione angloamericana egemonizza cinema, elettronica, media (anzi mèdia). Con qualche complicità in loco, occorre ammetterlo. Per esempio, che bisogno aveva Alain Resnais di intitolare «Smoking/No smoking» i due film che rappresentano la Francia a Berlino? Per sua fortuna, estensori e consiglieri giuridici hanno infine soppresso una clausola sulla «traduzione coatta» nei titoli cinematografici stranieri. Saggia decisione. Chi saprebbe riconoscere «Blow up» in formula gallica? E «Pare Jurassien» ricorda Jules Verne, non Spielberg. Il bisturi ministeriale si asterrà dunque da ulteriori obbrobri, come uccidere «La dolce vita» attraverso un infedelissimo «La douce vie». La normativa è tuttavia feroce nel respingere le altre intromissioni. Caso banale, l'impianto hi-fi «made in S. Korea». Dovrà esserci una legen¬ da francese, pena il secco «no» di Parigi all'import. Non stupisce che i ministri «economici» (in particolare Madelin e Longuet) non condividessero lo zelo espresso da Toubon. Chiusa la guerra sul Gatt, ha qualche senso aprirne un'altra nel nome di Racine? Sì, risponde Balladur, con il pieno avallo mitterrandiano. Le disposizioni potrebbero fra l'altro venir recepite dagli altri Paesi francofoni (una cinquantina) e dunque indigare fra le risaie viet come nella brousse africana l'offensiva yankee. Jacques Toubon definisce la lingua «grande causa nazionale», inclusa nella Costituzione quindi sacra. Bisognerà vedere se, dopo il beau geste, arriverà o meno l'azione. Il testo del '75 fu disatteso. Quello attuale corre rischi analoghi. In ogni caso, ci vorranno anni per modificare la mentalità anglofila. Nell'attesa, la Banque de France potrà correggere a suo agio l'accentazione sbagliata sul Saint-Exupéry da 50 franchi. Enrico Benedetto Addio «cocktail» e «walkman», salvi solo i titoli dei film ,f7 IfyMff f^ffi fi fi? J 0 0<? P, <0. André Malraux e il primo ministro Balladur, che appoggia la guerra in difesa del francese

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