Lingue al primo posto negli imperi del2000

fi? J IL MINISTRO Lingue alprimo posto negli imperi del2000 rn |E è vero, come diceva L ' Churchill, che gli imw peri di domani saranno I | imperi dello spirito, albJ. I lora le lingue terranno il primo posto in questa geopolitica. La Francia, malgrado la sua fama culturale, è oggi sorpassata da Paesi che consacrano budget considerevoli alla diffusione della loro lingua. Il Giappone ad esempio ha ben valutato i rischi di marginalizzazione che potrebbe far correre alla sua lingua e alla sua economia la generalizzazione dell'inglese nelle nuove tecnologie; sviluppa quindi importanti programmi di ricerca per impedire che, in un mondo in cui la comunicazione passa per le macchine, l'inglese elimini il giapponese. I Paesi anglosassoni, lungi dall'accontentarsi della rendita di posizione della lingua inglese, in particolare nelle industrie culturali, spiegano sforzi considerevoli, come hanno provato i recenti negoziati commerciali multilaterali, perché la loro lingua comune donservi le posizioni che ha e conquisti nuovi spazi. Numerosi Paesi dell'Europa continentale hanno adottato leggi moderne sulla loro lingua. Le coscienze linguistiche si svegliano e la promozione delle lingue nazionali diventa una posta in gioco essenziale, sentita come tale sia dagli intellettuali che dall'opinione pubblica. Fino a oggi, a dispetto delle professioni di fede, la Francia ha accordato un'importanza secondaria alla sua lingua, i cui difensori hanno dato l'impressione di combattere battaglie di retroguardia. Ed era in effetti sbagliare lotta il compiacersi nel purismo o dare la caccia ai prestiti stranieri: una lingua deve essere viva, arricchirsi di apporti esterni a condizione che siano correttamente assimilati, ma I corr I ancl anche di tutte le invenzioni del linguaggio popolare, di quello delle periferie ad esempio. E' al contrario legittimo denunciare la propensione facile a rinunciare alla lingua nazionale e a privarci del potere, come nel Golem, di nominare le cose e di farle esistere. In certi ambienti è troppo spesso prevalsa l'idea che il prezzo da pagare per inserirsi nel mondo moderno, per il commercio, per gli scambi scientifici, fosse l'abbandono della lingua francese, da confinare prima o poi negli usi domestici, locali e subalterni. (...). L'esperienza dimostra, quando si esaminino le pratiche linguistiche dei nostri partners e concorrenti, che noi siamo ormai gli unici a considerare l'uso della lingua nazionale come un ostacolo alla riuscita delle imprese. Chiunque può rendersi conto che l'uso di una lingua straniera non è innocente. In molti casi diventa uno strumento di dominio, un agente di uniformazione, un fattore di esclusione sociale e, quando la si utilizza per snobismo, una lingua di disprezzo. Rifiutare di creare, di comunicare nella propria lingua, è d'altronde privarsi del proprio genio, della propria capacità di esprimere il pensiero creatore. Come ha scritto Régis Debray, in materia di creazione, l'internazionale è il contrario dell'universale, ed è solo esaltando le individuahtà che si ottiene il meglio di ciò che unisce gli uomini. Ecco perché deve essere messa in valore la ricchezza di tutte le lingue. Il pluralismo linguistico deve essere preservato e organizzato. (...). Sono queste le ragioni per cu il governo fa della politica della lingua francese una causa nazionale. Jacques Toubon Ministro della Cultura Copyright «Le Monete e per l'Italia «La Stampa de»

Persone citate: Churchill, Debray, Jacques Toubon

Luoghi citati: Europa, Francia, Giappone, Italia