Mussolini antifascista? di Maurizio Assalto

Un discutibile «scoop» Un discutibile «scoop» Mussolini antifascista? MUSSOLINI antifascista? ((Antiregime», «un po' di sinistra», «segretamente "innamorato" di alcuni suoi avversari politici, comunisti soprattutto»? Anche questa ci toccava sentire: da qualche tempo sembra che per fare del revisionismo storico sia sufficiente spararle grosse. E spararle vecchie. A uscirsene con le «rivelazioni» sul Duce è L'Italia settimanale, che rispolvera all'uopo «un documento di straordinaria importanza»: le confessioni raccolte da Yvon de Begnac, un giornalista così intimo del Grande Capo che qualcuno insinuava addirittura ne fosse il figlio naturale. Un'ampia scelta di quelle testimonianze, per la verità, era già uscita dal Mulino, nel 1990, con il titolo Taccuini mussoliniani, a cura di Francesco Perfetti e con una introduzione di Renzo De Felice. Ma, scrive L'Italia in una nota siglata dal direttore Marcello Veneziani, «restarono fuori molte pagine significative e imbarazzanti, soprattutto quelle riguardanti i giudizi di Mussolini sugli antifascisti». Il Duce censurato, quasi nel timore di renderlo più umano? L'Italia non lo dice, ma il suggerimento è chiaro. «Macché censura! - sbotta Perfetti -. Il materiale era moltissimo, abbiamo dovuto scegliere. Ma non abbiamo fatto nessuna selezione di tipo politico. Abbiamo privilegiato le cose meno note, i giudizi sul sindacalismo rivoluzionario, a cui Mussolini si sentì sempre vicino, le opinioni culturali, anche su personaggi minori. E poi, diciamo la verità, grosse novità non ce n'erano: più che una testimonianza su Mussolini, era una testimonianza su come il suo mito veniva recepito negli ambienti del fascismo di sinistra, a cui apparteneva de Begnac». De Felice conferma. «Nei Taccuini c'erano infinite ripetizioni. E nella parte pubblicata i sentimenti "amichevoli" del Duce verso alcuni avversari affiorano ugualmente: di Amendola c'è quasi un'apologia». Ma le confessioni private non hanno mai avuto conseguenze politiche. «E poi - osserva De Felice - non c'è bisogno di scoprire queste cose. Tutti sanno, per esempio, che fu Mussolini a pagare la tomba di Costantino Lazzati, comunista, morto povero in canna. Continuò a guardare con qualche simpatia ai suoi vecchi amici: ma andare oltre significa arrampicarsi sugli specchi». Nessuna censura, aggiunge De Felice, ma forse qualche bega personale. Il massimo studioso di Mussolini allude al fatto, ricordato anche dall'itala, che la vedova di de Begnac aveva affidato i Taccuini a Veneziani, dieci anni fa, perché li pubblicasse nelle edizioni della Fenice, di era proprietario Ciarrapico. Poi non se ne fece nulla e il manoscritto passò a un altro editore. Il perché lo spiega Perfetti: «Ciarrapico continuava a indugiare, la vedova di de Begnac si accordò con il Mulino. Tutto qui. Veneziani se la sarà presa perché voleva pubblicare lui i Taccuini». Tutto qui. Del resto, se andiamo a vedere le pagine «imbarazzanti» rispolverate dall'Italia, che cosa troviamo? Qualche passo su Terracini «rivoluzionario di razza», «uomo di statura internazionale»; un ricordo di Gramsci e «delle componenti, appassionatamente nazionali, del suo rivoluzionarismo». Qualcuno è imbarazzato? E poi: il rimpianto per «Pietro (Nenni)» e per «le molte stagioni in cui si fu, entrambi, repubblicani, libertari, fascisti, socialisti, sempre rimanendo noi stessi»; un giudizio avvelenato su Croce, sul suo «estemporaneo enciclopedismo», sulla sua «stupida crudeltà»; la difesa dalle accuse per il delitto Matteotti («fece più danno al fascismo da morto di quanto non avesse potuto produrne al fascismo da vivo»); la rievocazione di un vano tantativo di salvare Sacco e Vanzetti. C'è qualcuno che non ne avesse già sentito parlare? Sicuramente no, e infatti gran parte di queste testimonianze, fedeli o meno, erano state presentate fin dal 1950 in un altro diario di de Begnac, Palazzo Venezia, edito da La Rocca. Somigliante alle pagine divulgate dall'Italia fin nei refusi, come il ripetuto ((Amedeo» Bordiga: che, come è noto, si chiamava «Amadeo». Maurizio Assalto

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