Thatcher attrazione fatale di Mario Ciriello

il caso. Londra avverte la Nuova Destra italiana il caso. Londra avverte la Nuova Destra italiana Thatcher, attrazione fatale Lady di ferro, 14 anni di polemiche RLONDRA ISORGE, fenice britannica, la «dama di ferro», Margaret Thatcher: ma Inon nella sua patria, nel suo ex regno, in quest'isola, bensì in Italia. La Nuova Destra addita in Maggie il suo mentore, promette, se eletta, «una buona dose di thatcherismo», eccellente farmaco contro le varie sclerosi italiane. Nel suo entusiasmo, Berlusconi annuncia che se arriverà al potere, non esiterà ad arruolare la Thatcher come consulente. E' una scena davvero bizzarra. In Inghilterra, la fama di Maggie ò sempre più oscura, in Italia è sempre più luminosa. In Inghilterra, il suo nome non ispira che amari ricordi, in Italia eccita le fantasie. In Inghilterra, il governo tory di Major fa il possibile per recidere ogni legame con il thatcherismo, da noi questa ideologia riceve la deferente attenzione di non pochi economisti e politici. Qualcuno già tratteggia anzi un «thatcherismo all'italiana», una neo-dottrina che, se menzionata qui, a Nord della Manica, è accolta subito da sorrisi ironici e stupefatti. Non esistono infatti variazioni sul tema thatcheriano, non possono esservi, in quanto il thatcherismo fu opera esclusiva dell'ex premier, fu da lei ideato, da lei attuato e da lei imposto contro la volontà del suo stesso partito. E' altresì erroneo e ingannevole parlare di thatcherismo all'italiana per descrivere un thatcherismo moderato. E' una contraddizione. Il thatcherismo non può essere che impetuoso, travolgente, intemperante. E' un uragano o non è nulla. Maggie, che aveva il dono della franchezza, affermò: «I conservatori che credono nel consenso sono dei Quisling, dei traditori». Sì, perché Maggie disdegnò e disprezzò sempre il compromesso, la ricerca di intese costruite grazie a concessioni multilaterali. Niente politica del consenso, dunque, bensì quella che lei definì la «politica della convinzione», delle sue convinzioni, delle sue idee, dei suoi dogmi. Un ex ministro ha scritto che, in realtà, Margaret Thatcher condivideva il giudizio espresso da Sartre, nel dramma Huis Clos, l'Enfer, c'est les autres. Maggie vedeva negli «altri», soprattutto se uniti da interessi comuni, un ostacolo sulla strada del suo governo, della sua «rivoluzione». E chi oggi ricorda in Italia che, una volta al potere, Maggie tagliò immediatamente e per sempre le tradizionali consultazioni con i sindacati, non deve dimenticare che tagliò altresì quelle con gli industriali. Gli osservatori inglesi che seguono la nostra campagna elettorale pongono talvolta questa domanda: perché la Nuova Destra va a scomodare il fantasma di Margaret Thatcher, un fantasma ormai smitizzato in tutta Europa e, dopo l'avvento di Clinton, anche negli Stati Uniti, e non si limita a caldeggiare le poche riforme che ebbero successo, le privatizzazioni ad esempio? La verità è che la Nuova Destra preferisce beatificare e canonizzare la «dama di ferro», farne una imperitura «Santa Margherita». Un mese prima della sua detronizzazione, nel novembre '90, per mano dei suoi stessi colleghi, Maggie aveva dichiarato: «Il thatcherismo durerà secoli». Soltanto alcune ali della Nuova Destra italiana credono tuttora in questa profezia. Un pittoresco proverbio inglese insegna: «The proof of the pudding is in the eating», ovvero bisogna mangiare il pudding, il budino, per sapere se è veramente buono. Purtroppo, il pudding Maggie s'è rivelato deludente, non dolce ma amaro. Il consuntivo è tristissimo. Negli ultimi 14 anni - si è appreso proprio in questi giorni - l'e¬ spansione economica della Gran Bretagna è stata la più esangue di ogni nazione industriale. Perché? Nonostante i suoi altisonanti e pugnaci discorsi, Margaret Thatcher ha trascurato l'industria, insufficienti sono stati i suoi investimenti nelle infrastrutture, nelle macchine e negli uomini. Recenti statistiche dell'Unione Europea mostrano che drammatico è stato, durante gli Anni 90, l'impoverimento di quest'isola. Soltanto Spagna, Irlanda, Portogallo, Grecia hanno un prodotto lordo prò capite più basso del Regno Unito e tre regioni della Spagna - Madrid, Navarra e Isole Baleari - sono più prospere della Gran Bretagna. Fatta eccezione per i pochi, pochissimi arricchiti nei suoi 11 anni di regno, gli inglesi rabbrividiscono oggi alla vista dell'ex premier. Ricordano la poli tax, il suo crudele testatico; ricordano il continuo, muscoloso au¬ mento dei poteri del governo e dello Stato, a danno dei Comuni; ricordano che Londra è l'unica città al mondo senza una propria amministrazione centrale, senza un sindaco, mal governata dai suoi 30 e più rioni e da un ministro; ricordano soprattutto il notorio slogan di Maggie: «Non esiste quella cosa chiamata società». Risultato: il thatcherismo degenerò presto in un'altra ideologia spesso raffrontata alla legge della giungla. L'analisi migliore del thatcherismo è forse quella di Ian Gilmour, un ex ministro, nel libro Dancing wiih dogma. C'è un capitolo sulla neo-povertà britannica. Gilmour scrive: «Il partito conservatore non ha mai cercato di promuovere l'eguaglianza. D'altra parte, quasi mai si è dato da fare per accrescere l'ineguaglianza». Che è quanto avrebbe fatto Margaret Thatcher. Gilmour così conclude il suo studio: «L'esperimento Thatcher non soltanto è fallito nella sfera economica, ma ha inflitto gravi danni sociali... Margaret Thatcher non ha trasformato la Gran Bretagna in una società imprenditoriale, bensì in una più rozza e più egoista... Il suo trattamento dei poveri è imperdonabile». «Addio thatcherismo» hanno dunque detto John Major, i tories e gli inglesi tutti. E' uno spettro che vogliono dimenticare e seppellire. Mario Ciriello Berlusconi disse: «Prenderò Maggie come consulente» Replica inglese: «Da noi il suo nome ispira brutti ricordi» A sinistra Silvio Berlusconi. A destra Jean-Paul Sartre. In alto, accanto al titolo, Margaret Thatcher