Debutta l'uovo «firmato» di Agnese Vigna

Gli esperti assicurano: non ci saranno problemi per l'igiene Gli esperti assicurano: non ci saranno problemi per l'igiene Debutto l'uovo «firmato» Anche in Italia pubblicità sui gusci MARKETING IN FATTORIA LA gallina fa spot. Sul guscio delle uova adesso è possibile stampare un messaggio pubblicitario, che il consumatore potrà leggere prima di farsi una frittata. E' stata infatti recepita anche in Italia conferma l'Unione nazionale consumatori - la discussa normativa Cee sulla «commercializzazione delle uova». Così fin dai prossimi giorni sugli scaffali dei supermercati sarà possibile comprare gusci con i consigli per gli acquisti. Ma chi ha inventato l'uovo della pubblicità? Bruxelles ha preso esempio da Israele, dove anni fa la Kodak ha lanciato, «con un discreto successo», assicurano gli addetti al marketing della società - le prime uova sponsorizzate. E a scovare la multinazionale dalle uova d'oro era stata un'agenzia dal nome significativo: Eggvert International (egg, in inglese, significa uovo). La sponsorizzazione delle uova è possibile grazie ai moderni procedimenti di stampa a getti d'inchiostro, che entrano in azione quando l'uovo, appena scodellato, passa sul rullo di selezione. Che cosa ne pensano i nostri produttori? Antonio Piva, direttore generale della Cooperativa Avicola Veronese, leader italiano dell'uovo (ben 750 milioni di pezzi all'anno) è già attrezzato per la piccola rivoluzione: «Uscirà presto una linea con il marchietto Ovomattino, un timbro che attesta la qualità del prodotto». Una sorta di libretto sanitario della gallina, quello di Piva, che però non vuole sentire parlare di pubblicità: «L'uovo è un prodotto naturale ricco di dignità, con un vissuto emozionale intenso. Non può essere declassato a veicolo pubblicitario». Non s'interrompe un'emozione, predicavano anni fa i detrattori degli spot in tv durante i film: con lo stesso metro, secondo Piva, non s'interrompe una frittata. Problemi culturali, ma anche igienico-sanitari. C'è chi teme che gli inchiostri usati per la stampa del messaggio pubblicitario possano essere nocivi. «Ci sono tecnologie di stampa laser - ritiene Gian Angelo Vaglio, docente di chimica generale dell'Universtà di Torino - in grado di imprimere messaggi non dannosi per la salute». Infine per scongiurare il pericolo di ritrovarsi i pannolini sull'uovo sodo della prima colazione i burocrati della Cee garantiscono un compromesso: «La pubblicità sarà limitata a certi settori merceologici». Per non offendere uomini, donne e bambini. Non si sa ancora che cosa ne pensa la «mamma»: la gallina. Agnese Vigna

Persone citate: Antonio Piva, Gian Angelo Vaglio, Piva

Luoghi citati: Bruxelles, Israele, Italia, Torino