Una vedova di 42 anni seviziata e poi uccisa di Giuliano Marchesini

A Catania: sono stati incastrati dalle confessioni di tre mafiosi pentiti Verona, il cadavere scoperto dalla figlia Una vedova di 42 anni seviziata e poi uccisa Trovata seminuda in camera da letto Due piste: rapina o delitto passionale VERONA DAL NOSTRO INVIATO La striscia di sangue segna il pavimento. L'assassino l'ha trascinata in camera da letto, l'ha lasciata seminuda, coperta di ferite, una maglia gettata sul viso. Maria Armando Montanaro, 42 anni, travolta da una furia in casa sua. E' stata sua figlia Katia, 19 anni, a trovarla, quando ormai non c'era più nulla da fare. Uccisa probabilmente con un coltello, e seviziata con un bastone. Chi s'è avventato così ferocemente contro Maria Armando Montanaro? Una donna che «non ha mai fatto del male a nessuno», dicono quelli che lavoravano con lei all'ospedale. «Anzi, ha sempre fatto del bene, era premurosa con tutti». Lei era inserviente nel reparto di ortopedia, a San Bonifacio. E viveva in paese, in un condominio, con Katia, che la lavora in una fabbrica di jeans. L'altra figlia, Cristina, 22 anni, se n'è andata un anno fa: ragazza inquieta, insofferente, finita in una specie di comune. Maria Armando Montanaro, rimasta vedova un paio d'anni fa, badava soprattutto alle due figlie. Quella casa in cui viveva l'aveva comprata mettendo insieme anche i loro risparmi, quando pure Cristina faceva l'operaia nella fabbrica di jeans. Tiravano avanti tutte e tre insieme, e non avevano bisogno di nulla. Dicevano i vicini di casa che la Maria era ormai tranquilla. E che pensava a rifarsi una vita con un altro uomo: aveva conosciuto un insegnante, ex preside in una scuola media. Anche per lui la vita era stata ingenerosa: rimasto ferito in un incidente d'auto, aveva dovuto lasciare 0 lavoro per invalidità. Un giorno o l'altro, Maria Armando Montanaro si sarebbe messa con quest'uomo. Ma ha dovuto pensare a Cristina, a quella figlia che se n'è andata di casa, per andare in giro con chissà chi, come una sbandata. Un'ansia quotidiana. Le preoccupazioni confidate alle amiche: «Dove sarà, adesso, Cristina? Non ha voluto ascoltarmi, e non so più cosa fare, per lei». Qualche giorno fa Cristina ha telefonato, ma ha parlato soltanto con la sorella, perché di sua madre non voleva più saperne. «Quand'è che la mamma - ha domandato a Katia - se ne va fuori da quella casa?». L'hanno cercata invano, ieri sera, per dirle che sua madre è morta. Perché, nessuno ancora lo sa. L'altra sera Maria Armando Montanaro rientra dal lavoro e resta sola in casa. Katia arriva verso le 20,30. E appena entra getta un grido: quella striscia di sangue per terra, dall'ingresso alla stanza da letto. La ragazza si precipita in camera: sua madre è distesa sul pavimento. L'assassino l'ha spogliata dalla cintola in giù, accanto al corpo ha lasciato il manico di una scopa con il quale l'ha seviziata. E l'alloggio è messo a soqquadro. Forse c'è stata una colluttazione, forse Maria Armando Montanaro ha tentato una difesa disperata. C'è anche qualche cassetto aperto, qualche altro rovesciato: probabilmente l'omicida cerca di far credere che Maria sia stata uccisa da un rapinatore. Coltellate al torace, alla schiena, l'ultima quella alla gola, mortale. E nessuno, nel condominio, che abbia sentito un grido, un rumore. Gli interrogatori nella notte. Viene sentito dagli inquirenti anche l'ex insegnante, l'amico di Maria Armando Montanaro. Ma pare che lui abbia un alibi. Può darsi, però, che Maria avesse qualche altro pretendente: qualcuno che può aver conosciuto in discoteca, dove qualche volta andava con Katia. Lei deve aver aperto la porta all'assassino, forse uno spasimante, respinto e furioso. Giuliano Marchesini

Persone citate: Maria Armando Montanaro

Luoghi citati: San Bonifacio, Verona