1994 la grande fuga dalla Chiesa di Elisabetta di Fabio Galvano

Sette vescovi e 700 preti pronti a convertirsi al cattolicesimo, gli anglicani rischiano la bancarotta GRAN BRETAGNA Sette vescovi e 700 preti pronti a convertirsi al cattolicesimo, gli anglicani rischiano la bancarotta 1994, la grande fuga dalla Chiesa di Elisabetta La liquidazione dei «ribelli» costerà non meno di 250 miliardi di lire Una lettera-manifesto: l'unica verità è quella incarnata dal Papa di Roma LONDRA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE L'esodo di vescovi e preti anglicani verso il cattolicesimo, dopo l'imminente ordinazione delle prime donne sacerdote, sarà più massiccia del previsto; e per la Chiesa d'Inghilterra, già squassata dalle polemiche e indebolita dalle defezioni, potrebbe essere anche la rovina economica. In una dichiarazione resa nota ieri, sette vescovi e 712 fra preti e diaconi hanno annunciato di essere pronti a diventare cattolici, di accettare quindi l'autorità del Papa come «supremo pastore della Chiesa universale» e di puntare all'unità con Roma attraverso «un processo di convergenza e di riunione corporativa». Una parte di quella schiera cinque vescovi e 570 preti - sono andati un passo oltre, proclamando il loro credo in «tutto ciò in cui l'unica santa Chiesa cattolica e apostolica crede, e che insegna e professa come verità rivelata». Essi hanno anche precisato di «accettare come normativa gli insegnamenti del secondo Concilio Vaticano». «L'ordinazione delle donne non è che la punta dell'iceberg», ha detto il reverendo Richard Rutt, vescovo di Leicester in pensione dal 1990, uno dei sette firmatari: «E' necessario che la Chiesa affronti con chiarezza numerose questioni morali e dottrinarie, e l'unica Chiesa in cui ciò sta accadendo è quella cattolica. Lo fa nonostante un'ampia divergenza di opinioni al suo interno, in quanto dispone di un'autorità che può parlare per l'intera Chiesa». Fra gli altri prelati ci sono il reverendo Conrad Meyer, ex vescovo di Dorchester, e il reverendo Graham Léonard, ex vescovo di Londra. Gli altri quattro, i cui nomi non sono ancora stati resi noti, sono ancora in carica. Ma nel gruppo, sottolineano fonti vicine all'arcivescovo, non figurano i 43 vescovi diocesani. A poco più di due settimane dall'ordinazione della prima donna sacerdote della Chiesa anglicana - a Bristol, il 12 marzo - i ribelli si rivelano più compatti e più numerosi, ma soprattutto più agguerriti, di quanto si fosse supposto. I 700 sono la più esplicita conferma che la minaccia di una conversione in massa è reale, che la Chiesa d'Inghilterra si trova davanti a una spaccatura senza precedenti. Il nucleo più avanzato potrebbe abbracciare la fede cattolica in tempi brevissimi, mentre per gli altri si parla di un anno o due. Ma probabilmente, secondo il raggruppamento tradizionalista «Forward in Faith», che ha tenuto a battesimo questo primo atto formale di distacco, i preti anglicani pronti all'esodo sono almeno mille, sovente con buona parte dei loro fedeli. Fra quelli che non si sono ancora pronunciati aper- tamente ci sarebbero numerosi pastori sposati, che attendono da Roma una decisione definitiva su come conciliare la loro situazione familiare con il celibato cattolico. La massiccia defezione è un disastro economico per la struttura anglicana, che dopo una serie di avventati investimenti negli Anni Ottanta si è già vista costretta nelle scorse settimane ad annunciare una drastica riduzione degli stipendi ai suoi preti, da dimezzare entro il 1996. «Se ad andarsene saranno più di 200 preti - precisano fonti anglicane - il nostro fondo per gli stipendi si esaurirà completamente entro la fine del secolo». Si parla di una spesa di almeno 100 milioni di sterline, circa 250 miliardi di lire. I regolamenti interni - stilati quando nessuno avrebbe ritenuto possibile una defezione alla Chiesa cattolica, prevedono infatti precisi parametri per garantire il futuro di tutti i preti che lasciano il loro incarico: circa 110 mila sterline (275 milioni di lire) ciascuno, fra liquidazione, pensione, contributo casa. Tutto ciò era sostenibile alla luce delle stime originali, che parlavano di 176 possibili defezioni. Ma le file dei tradizionalisti si sono gonfiate a dismisura. Martedì scorso, quando il sinodo straordinario ha eliminato gli ultimi ostacoli formali all'ordinazione delle donne, il reverendo Bill Westwood ha denunciato quei religiosi che, pur percependo uno stipendio anglicano, già dichiarano in privato la loro fede a Roma: «I fedeli potranno porsi domande sulla loro integrità». Ma fuori del palazzo di Westminster un altro gruppo, quello dei tradizionalisti, inscenava un grottesco funerale, per una Chiesa in cui non si riconoscono più. Il documento presentato ieri non è che il logico sviluppo, in attesa del guado verso Roma. Fabio Galvano L'arcivescovo di Canterbury George Carey

Persone citate: Bill Westwood, Conrad Meyer, Forward, George Carey, Graham Léonard, Richard Rutt

Luoghi citati: Gran Bretagna, Londra, Roma