Avvocato sfida inquisito di Massimo Gramellini

Avvocato Avvocato sfida inquisito MASCALI AVVOCATO di Pomicino contro un politico di paese, condannato per appaltite a tre anni di galera. A suo modo, un derby. L'Etna si copre di nuvole, forse per non vedere. Si comincia martedì, primo duello a Tele Giarre. Intanto, tutti in ritiro a studiare l'avversario e annusare un po' di voti. L'avvocato del ppi nella sua villa di Riposto, l'imputato tre chilometri più sotto, nella casa-partito di Mascali. Cominciamo da lui, Biagio Susinni, il precursore della lista fai-da-te. Ex repubblicano purgato da La Malfa nel '91, ai primi segni di manette: un paio di notti dietro le sbarre catanesi della Bicocca per un intrigo di discariche. «Quando tornai a casa, feci una scoperta: che la mia gente non votava me perché ero nel pri, ma il pri perché c'ero io». Era nato il candidato uninominale, e con due anni di anticipo, perché Biagio va sempre di fretta. Strappa l'edera, prende un quadrifoglio e lo mette sopra l'Etna: è il simbolo del Movimento Repubblicano, il partito «personal» di Biagio Susinni, ventimila preferenze alle ultime regionali. Negli stessi giorni l'avvocato Salvatore Catalano riceveva i primi clienti di «Mani pulite» nel suo ufficio milanese. Storie di uomini potenti che prima si atteggiano a vittime di un torto e poi affondano lentamente nella depressione fino a dirgli: «Avvocato, i giudici sono violenti, ma a lei possiamo dirlo: avevamo esagerato». «L'onorevole riceve il lunedì e il venerdì, dalle 16 alle 20», recita il cartello in anticamera. «Ma per gli amici ci sono sempre». Siamo tornati da Susinni. Sul suo tavolo, buttati lì distrattamente, la multa di un certo Claudio «per guida pericolosa di motorino» e la domanda per un posto in polizia. Due pratiche, due voti. Di scambio? «La gente chiede e io mi attivo. Con chi di competenza, si intende. Tutto legale. Pure i matrimoni guasti mi tocca di riattaccare. Viene la moglie, si sente trascurata. E allora io chiamo il marito...». Il popolo di Mascali adora Biagio, lo chiama «Passareddu» (passerotto, pensa te), gli dedica poesie che lui appende tutte alle pareti. «Forse ha ragione Susinni: il controcorrente sono io. A Mascali neanche ci vado. Tempo sprecato: non rimedio un voto e rischio solo di irritarlo». L'avvocato Catalano prepara la strategia elettorale palleggiandosi fra le mani un mandarino. Ha una faccia da Martinazzoli bello e quel modo tutto cattolico di scherzare sul sesso per sembrare progressista: «Da quel divano si vede la parte sotterranea della piscina. Così quando sarò vecchio potrò piazzarmi lì, a guardare le gambe delle amiche di mia figlia». Brrr. «Biagio, quando stavi per raggiungere la meta una luce possente ti ha accecato e sul suolo ferito sei caduto. Firmato: Sara». Via, onorevole, lo dica ai suoi poeti: da quando in qua l'appalto si chiama luce possente? «Non ho paura dei colpi bassi. Darmi dell'inquisito sarà un boomerang. Adesso la gente dice: d'accordo il sistema era marcio. Ma almeno prima si mangiava». L'avvocato intanto è sempre là, con il mandarino in mano: «Eh, Susinni dice una cosa vera. Allora, riepiloghiamo: a Randazzo non contatto nessuno, tanto c'è mia sorella che ha la farmacia. A Giarre invece mi tocca parlare coi democristiani, per convincerli a smetterla coi soliti voti di dispetto, tipo l'amico di Nicolosi che non dà il voto a me se scopre che l'amico di Drago invece me lo dà». Pausa. «E pensare che due anni fa qui la de aveva ancora il 46 per cento». Susinni lo ha eroso giorno dopo giorno, una multa levata dopo l'altra: «L'avvocato è persona di prestigio. Peccato che l'apparato del suo partito non esista più. E poi la gente è stufa di votare chi viene da Milano. Io invece sto qui, posso rendere conto ai miei elettori di quello che farò per loro». «Lo sapevo che tirava in ballo la storia di Milano», si agita l'avvocato. «Martinazzoli voleva mandarmi a Como, dove sono nato. Sono stato io a chiedergli di farmi venire qui fra le mie radici. A proposito, che ne pensa del mio slogan elettorale? "Verso il nuovo ma con buon senso"». Buona fortuna, avvocato, a Biagio no, non ne ha bisogno. Massimo Gramellini