Occhetto: ma al governo con Fausto non andiamo di Paolo Guzzanti

Occhetto: ma al governo con Fausto non andiamo Occhetto: ma al governo con Fausto non andiamo ALLA CONQUISTA DELLA CITY LONDRA ON se l'è cavata male, Occhetto a Londra, nel cuore della City, alla conferenza della «London School of Economics», la stessa che aveva già avuto ospiti Giuliano Amato, Carlo Azeglio Ciampi e Giorgio Napolitano. Anzi, se l'è cavata molto bene: nel senso che ha riscosso simpatia umana, interesse, una visibile credibilità. Il pubblico era abbastanza leftist per conto suo, nettamente giovane e giovanile, per metà italiano e per metà inglese, composto di studenti e di operatori economici sulla trentina, gente abituata a stare sul mercato usando il linguaggio del mercato, ma con idee di sinistra. Occhetto ha annunciato che lunedì andrà in visita alla Nato, e ha dato una notizia di un certo rilievo a proposito di Bertinotti, Rifondazione e la spinosissima questione dei Bot che i comunisti ortodossi vorrebbero tassare: «Se quelli di Rifondazione pensano di tassare i Bot, o anche di proporre l'uscita dell'Italia dalla Nato, deve essere chiaro che noi con loro non faremo alcun governo neanche se la coalizione di sinistra vincesse le elezioni: forse pensano di ramazzare voti in questo modo, e buon prò gli faccia. Ma al governo insieme non ci andremo». Del resto, come era scontato e inevitabile, sul legame con Rifondazione Occhetto ha imbarcato le contestazioni più incalzanti. Il segretario del pds aveva un handicap: non parla inglese (o non se la sente di esibire quel che sa) e la sua performance è stata seguita in cuffia, con una traduzione simultanea che non sempre riusciva a stargli dietro e a rendere le sfumature delle sue ironie, che talvolta meritavano; mentre i suoi predecessori, nella stessa aula, avevano fatto sfoggio fluentissimo e colto della lingua inglese. Se il cronista si può permettere una valutazione personale, direi che Occhetto (chiamato tenacemente «Mister Océto» dal britannicissimo e spiritoso speaker che riassumeva le domande) è andato meglio sul piano dell'appeal personale che su quello concettuale: lui era fiero del suo discorso, che aveva il pregio della chiarezza e un impianto sostanzioso, tanto che con noi giornalisti aveva scherzato in aereo chiedendoci di studiarlo accuratamente perché era «bellissimo». Ma è stata più bella la sua gag su «più mercato e meno Stato», con cui ha provocato il più esplosivo e affettuoso degli applausi. E' una questione, o un passaggio, che al segretario del pds sta a cuore. Per cui ha detto: «La Thatcher sosteneva lo slogan secondo cui ci vuole più mercato e meno stato, e la sinistra era tentata di rispondere che ci vuole invece meno stato e più mercato...». Brusio in sala perché aveva perso la simmetria del rovescio. Un attimo di imbarazzo e riparte. Altro tonfo: si im- broglia, non si ricorda più come doveva combinare i passaggi e lì il colpo d'ala da oratore brillante. Si ferma e dichiara arrossendo«Scusate, non ci capisco più niente. Meglio che ricomincio da capo». Questo gesto di umiltà lo rende buffo e credibile, parte l'applauso. E lui può riprendere: «Non si deve replicare r'In slogan thatcheriano sostenendi. -io contrario, e cioè che occorre ,.u Stato e meno mercato. Quello '• noi proponiamo è uno Stato riiormato e un mercato regolato, con lo Stato che non gestisce più, ma controlla». Questo gli stava a cuore dire e ripetere, riscuotendo approvazione. E su questo punto generale, che in termini brutali si potrebbe definire della botte piena e della moglie ubriaca ha ricevuto qualche punzecchiatura dai giornalisti inglesi che sono più sintetici di noi, vanno dritto al sodo e si regolano su una logica binaria per cui le cose o sono o non sono. Uno di loro ha chiesto: privatizzare vuol dire licenziare, è inevitabile; come affronterete questo problema? Il segretario del pds (che aveva accanto sé il professor Vincenzo Visco) ha difeso, rispondendo, una tesi molto popolare da noi secondo cui c'è sempre una terza strada per salvare moglie, botte, capra e cavoli. Ha sostenuto cioè che, essendo giusto chiudere le baracche che non vanno, i lavoratori rimasti disoccupati devono essere trasferiti ad altri lavori: ma non vanno trasferiti nella disoccupazione, perché il lavoro è un diritto. Il giornalista inglese prendeva appunti perplesso. Non ha risparmiato stoccate a Berlusconi, che sono state regolarmente applaudite: «Non dirò inai che se noi vinceremo l'Italia si trasformerà nel paese di Bengodi e della felicità. Sarebbe criminale». Pausa sapiente. «Ma il criminale che dice queste cose c'è. Ed è Berlusconi». Risate e applausi. Correzione bonaria: «Dico criminale fra virgolette, con simpatia». Risate rincarate, questa volta da qualche sarcasmo: dare del criminale in modo simpatico al proprio avversario politico è un inedito. Del resto ci è sembrato che il segretario del pds volesse garantire agli inglesi la pericolosità gravissima della destra berlusconiana, leghista e missina per dissuadere la «city» e i suoi operatori dal tifare per la destra «thatcheriana» rappresentata da «Forza Italia». Parlare male del thatcherismo nella patria della Thatcher è risultato efficace. Il messaggio ci è sembrato chiaro e nella sua semplicità quasi elementare: il centro democratico degli uomini liberali italiani è consapevole secondo Occhetto che alla sua destra non esiste una destra confrontabile per cultura e tradizioni a quella dei migliori partiti conservatori, ma in quel luogo politico ci sarebbe soltanto barbarie e caos, avventura e rischio per la democrazia. Invece, guardate a si¬ nistra: la c'è spazio per tutti, esiste modo e voglia di alloggiare quel che resta del centro. Di qui il martellamento delegittimante sullo schieramento avverso e di qui un altro lapsus quando ha scambiato i nomi di Bossi e Fini attribuendo al secondo il proposito di smembrare l'Italia. A chi erano diretti questi messaggi recapitati a Londra? Certamente ai politici e agli studenti, ma più ancora a un mondo di operatori economici che sono molto interessati a spostare capitali sui beni che in Italia si avviano alla privatizzazione, e che chiedono di essere tranquillizzati, di capire a che cosa l'Italia va incontro nel caso in cui prevalga uno schieramento che fa perno sul pds e che ha come maggior alleato il troncone duro e puro di Rifondazione. E a tutti costoro Occhetto diceva anche: guardate che quella destra che si spaccia per liberista in Italia, è in realtà composta da gente impresentabile, improvvisata, pericolosa e litigiosa anche al suo interno; mentre noi - guardateci, ascoltateci - siamo credibili, e fautori di un mercato «non selvaggio» (un aggettivo d'obbligo), ma sottoposto alle regole e ai vincoli che sono richiesti dalla solidarietà. Anzi, ha detto proprio che «è il solidarismo ciò che distingue la sinistra dalla destra». Il professor Visco ha spiegato (un'ora prima in un incontro con la sola stampa) che una delle proposte più valide in questa direzione è quella di dare i soldi della cassa integrazione alle imprese che assumono disoccupati, anziché ai disoccupati a mo' di sussidio. Occhetto era in forma, accompagnato anche dal suo ministro degli Esteri, l'elegante e sempre più allampanato Piero Fassino che, come il suo segretario ha il dono di suscitare cordialità e umana simpatia. Oggi a Londra si replica, con una «full immersion» del segretario del pds nella tentacolare città degli affari. Paolo Guzzanti Anche a Londra una stoccata al Cavaliere «E' un criminale ma lo dico con simpatia» E lunedì il leader pds visiterà la sede della Nato E lunedì il leader pds visiterà la sede della Nato