Lo spirito guerriero delle dolci italiane di Gian Paolo Ormezzano
1 ■■■■ TRIONFO E' FEMMINA 1 Lo spirito guerriero delle dolci italiane ALILLEHAMMER I Giochi già 17 medaglie italiane, e 6 d'oro, 2 delle quali ieri, 2 medagliesse, cioè femmine, e fra le più nobili dello sci, quella dello slalom gigante con Deborah Compagnoni e quella della 30 Chilometri di fondo con Manuela Di Centa. Bisogna ripeterci queste belle cose, per essere certi che sono vere. La prima caratteristica infatti dell'Olimpiade italiana di Lillehammer è l'irrealtà: per noi, per gli stranieri ammirati e stupiti. Senza che per questo la pioggia d'oro sia dovuta a fortuna. E' che ad alto livello lo sport viene deciso da una serie di cosine sofisticate, che possono andar bene o andar male per uno zie, e qui ci vanno tutte bene, o almeno nessuna ci va male. L'Italia sta nella graduatoria per medaglie subito dietro Russia, Norvegia e Germania ( 17 a testa, 6 ori a testa, i tedeschi hanno più argenti), sta soprattutto davanti agli Stati Uniti, Lillehammer è diventata ormai un posto beneamato anzi sacro nella storia dello sport azzurro, e una certa licenza di soddisfazione, di entusiasmo, qui e da qui, è lecita, doverosa, obbligatoria. Questo per il Bel Paese nel suo insieme olimpico. Poi c'è la faccenda delle donne. Su 17 medaglie, 10 sono femmine. Su 6 d'oro, 4 sono femmine. Come mai le donne italiane qui sono migliori degli uomini, che pure sono molto bravi? La tentazione di trovare e ammollare spiegazioni belle e rotonde è fortissima. Si potrebbe per esempio dire di loro orgogliosa reazione ad anni di oscuramento, di ghettizzazione. Oppure di sfascio del sistema sportivo dei Paesi dell'Est europeo: e questa potrebbe essere secondo noi la più sensata chiarificazione parziale. In realtà poco tempo fa si era deciso non solo che la donna italiana non era tagliata, così gentile e dolce e pacata, insoma così donna, per lo sport moderno sempre più esigente e brutale e faticoso. Ma la Manuela Di Centa che prende 5 medaglie ai Giochi e che è pure una delle più belle donne dei Giochi dice che quella era una formidabile fesseria. Anche perché non è che la Weissensteiner, la Compagnoni, la Belmondo eccetera non siano carine: anzi. C'è il fatto anomalo delle Olimpiadi invernali ad appena due anni dalle ultime: ma non riusciamo a capire come mai abbia favorito le nostre più delle altre. No, non esiste nessuna spiegazione forte e chiara e tracciante e soprattutto rassicurante per il futuro. E già abbiamo scritto qui di quella economica: questa azzurra non è una squadra di gente che si dia da fare perché sta nelle ristrettezze, e neppure di gente che si dia da fare per conservare privilegi, e neppure di gente intenta a vivere ancora un momento opimo. Non siamo molto diversi, come struttura economica/sportiva, dalla Francia che continua ad avere 3 medaglie in tutto, come la famiglia altoatesina Huber (però la Francia senza oro). La cosa migliore da fare, la più sensata, la più giusta, è far festa. E ringraziare queste signore, ed anche lor signori. E constatare che si può vivere bene, eccome, anche senza Alberto Tomba, il quale forse, diventato meno imprescindibile per i destini sportivi della patria, scenderà meglio. E se non sarà così, nessun suicidio. Un'altra cosa bella da fare è spupazzare i primati. Ieri mattina Albertville dei 4 ori italiani, come Grenoble 1968, raggiunta e poi staccata. Ad Hafjell ci si commuoveva per la Compagnoni e bastavano pochi minuti d'auto per arrivare a Birkebeineren e provare entusiasmo persino allegro per la Di Centa, che vinceva un'ora dopo. In viaggio si pensava che Manuela è l'italiana che ai Giochi ha vinto più di tutte in assoluto, che nessuna nostra ha vinto 2 ori individuali nella stessa Olimpiade (Trillini, fiorettista, nel 1992 ha preso il secondo suo oro nella prova a squadre). Che la Compagnoni è l'unica italiana a vincere l'oro in due Giochi, e consecutivi. Che su 14 medaglie d'oro dello sport femminile olimpico italiano 7 sono dei Giochi invernali, e con due doppiette, e nella stessa Olimpiade, qui, con quelle due... Ieri abbiamo persino vissuto in pieno il senso di una Olimpiade che non solo potrebbe finire benone così, ma che per tanta sua parte è già finita. Anche se proprio stasera viene assegnata la medaglia più attesa da tanti, da troppi, quella del pattinaggio artistico femminile, quella dell'«affaire» Kerrigan-Harding, con l'ucraina Baiul ferita ieri in allenamento e l'americana ricca, bella e buona ancora più favorita. Gian Paolo Ormezzano
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