Sanremo lancia canzoni di gelatina

3gL Ieri la prima serata in diretta, con Pippo Baudo, Anna Oxa e Cannelle a fare un po' di esotismo Sanremo lancia canzoni di gelatina Cavallo Pazzo bloccato all'ingresso SANREMO DAL NOSTRO INVIATO «Cavallo Pazzo» è stato bloccato ieri sera all'ingresso del teatro dai carabinieri e trattenuto, per precauzione, alcune ore. E' così che ha potuto partire tranquillo il Festival N. 44. Pippo in smoking slacciato è apparso ad annunciarlo dall'alto al buio, dentro uno spot di luce. Dio non avrebbe saputo far di meglio. E Anna Oxa, qualcuno l'ha mai vista con una vestina semplice semplice, un filo di trucco leggero? Mai. Mai vista, in questa versione. Ieri era griffata Versace («In domopack», l'ha definita Roberto D'Agostino»), bistrata da chissàchi e a tutto faceva pensare meno che alla naturalezza. Contrasto biondo/bianco e bruno/nero, voluto da Sua Pippità, che ha scelto di essere accompagnato perciò anche da Cannelle, spumeggiante ragazza della Guadalupa; lei ce l'ha messa tutta - invano - per sembrare a proprio agio. Saluti internazionali, Cannelle in creolo e la Oxa in barese, in omaggio alle etnie. L'attualità è d'obbligo: ma la gente si sarà divertita di più la sera prima, con Berlusconi da Costanzo? Carlo Marrale dei Matia Bazar, che ha rotto il ghiaccio con la sua ((Ascensore» carina, elegante, aveva gli occhi terrorizzati, e si era persino tagliato i capelli modello servizio militare. Più a suo agio la giovane Gerardina Trovato, passata da sconosciuta a «Big» nell'arco di 365 giorni; i più giovani si abituano a tutto prima: ma quell'ai Have a Dream» con la voce di Luther King, dentro la sua canzone sulla Bosnia, in tv è apparso un po' ruffiano. E meglio non esagerare. E, a proposito, il debutto del team dei presentatori è parso contenuto, con un'attenzione speciale ad evitare le gaffes: un'allure un po' forzata, ma vincente. Quieta sfilata, senza papere, anche con risvolti di umanità come la breve storia della vita di Alessandro Bono, che ha raccontato di aver cominciato come addetto alle pulizie di una sala di registrazione. E cantando, Bono ha ricordato nell'ordine Jovanotti, Vasco, D'Angiò: e ha fatto perciò la sua figura. «Ho un carattere insopportabile» ha confc iato in diretta Lo¬ redana Berte prima di infilarsi nella propria autobiografia cantata, in disco risulta più convincente che dal vivo: «Sparo in cuffia regolare/Solo l'Internazionale»; niente orecchini falce/martello ma una inquietante somiglianza fisica con l'amico di sempre Renato Zero anche nella pettinatura, e per fortuna Berte ha poi abbandonato l'abituale look da profuga slava per un lungo, seriosissimo vestito nero. Stonava la presentazione ridanciana di Giorgio Faletti per il suo recitarcantando drammatico in «Signor Tenente»: un pezzo che ha fatto passare a tutti la voglia di ridere, e ha ricevuto moltissimi applausi persino in sala stampa. Il pezzo ascoltato nel maggior silenzio. C'era un contrasto stridente fra l'allegra compagnia di Raiuno e la cronaca bruta che quest'anno alcune canzoni portano violentemente alla ribalta: prima la Bosnia della Trovato, poi le Forze dell'Ordine di Faletti, poi ancora la vita disperata degli extracomunitari in Italia cantata dalla Formula 3 nella «Casa dell'Imperato¬ re». C'è davvero tanta realtà a Sanremo nelle canzoni di quest'anno, ed è una realtà pochissimo divertente, che si agita al massimo nel ghigno beffardo del grande duo Jannacci/Paolo Rossi: cabaret vivente articolato sulla più scottante quotidianità da «Un giorno in pretura». Jannacci, dal testo originale, si è limitato a non cantare «Forza Italia» mentre ha parlato genericamente di «uno che fa sondaggi», chiamandolo «porcone». A distrarre gli animi, ci ha pensato la vincitrice in pectore Laura Pausini con la sua semplicità disarmante e un po' d'emozione che le faceva tremare la voce. «Strani amori», però, è davvero una canzone inutile e anche gli applausi sono stati assai tiepidi. A loro agio, ovviamente, gli undici vecchi giovanotti e signore della «Squadra Italia» capitanata dalla regina Pizzi, se non altro perché avevano solo un verso a testa da interpretare, tanti come sono. Fortuna ha voluto che all'inizio i microfoni non funzionassero per Jimmy Fontana e per l'ex Frate Cionfoli e perciò «Una vecchia canzone italiana» è stata clamorosamente ripetuta. Ieri a tarda sera, tra l'altro, si era diffusa la voce di un guasto tecnico al ponte tv di Firenze, che avrebbe bloccato le trasmissioni in tutta la Toscana: è stata esclusa l'ipotesi di un attentato, ma qualcuno ha commentato con malizia il fulmineo black-out che ha interrotto proprio la canzone più politica, quella di Rossi/Jannacci. Alla fine, la classifica provvisoria delle giurie demoscopiche ha visto trionfare al primo posto Aleandro Baldi, al secondo Laura Pausini al terzo Michele Zarrillo, mentre ultimo è Franco Califano, preceduto da Squadra Italia. Stasera sono di scena i primi nove giovani. Per quel poco che qui a Sanremo si riesce a parlare di musica - ormai ridotta a pretesto e metafora di ogni infame o pittoresco fenomeno italiano - sono proprio loro i più confortanti protagonisti delle gare dell'Ariston. Spesso preparati, autentici virtuosi come nel caso dei fratelli Baraonna o fenomeni veri come il tenore non vedente Andrea Bocelli (che dal vivo sostituiva Pavarotti cantando «Miserere» con Zucchero) che passa senza problemi dal registro lirico a quello leggero, offriranno se non altro il piacere di qualche buona scoperta. Ma al Festival si parla soprattutto d'altro. Argomenti seri: politica, scienza della comunicazione, cialtronaggine televisiva; sono tempi bui, nessuno sembra molto interessato neanche alle gambe di Cannelle o al sedere della Oxa. Nel sospetto che del Festival non importi più nulla a nessuno, che sia ricominciata la parabola discendente degli Anni Settanta (visto che siamo in pieno revival), che ormai il concorso affidato davvero alle giurie demoscopiche non offra più materia di polemica, i giornalisti s'intervistano fra loro e le troupes si riprendono reciprocamente nelle hall degli alberghi affollate di perditempo. Questo Sanremo né bello nè brutto, gelatinoso come la marmellata, ha già fatto la prima vittima: se stesso. Marinella Venegoni E la realtà bruta di molti brani stride con il clima ridanciano 3gL m Qui accanto Baudo con Anna Oxa e Cannelle. Sotto Laura Pausini che ha cantato «Strani amori» Accanto l'abito sexy della Oxa, qui in una posa osée colta maliziosamente dal cameraman. Sopra Gerardina Trovato che ha cantato il suo brano «Non è un film»