Frankenstein? Il nonno di Mirella Serri

L'opera di Mary Shelley fu scritta per «vendicare» la madre L'opera di Mary Shelley fu scritta per «vendicare» la madre Frankenstein? Il nonno Ecco perché nacque il mostro OVERE donne, così celebri e così infelici. In una notte di luglio calda e profumata del 1814, Mary Godwin, futura scrittrice, e il poeta Percy Shelley mettono in atto la loro fuga d'amore. Tre anni dopo la mite e raffinata Mary, divenuta signora Shelley, s'impegnerà nel suo agghiacciante parto letterario Frankenstein o il Prometeo moderno, racconto della creazione del primo mostro «meccanico», trisavolo di tanti Mazinga, Ufo Robot e Terminator. Per decenni i critici si sono interrogati su cosa l'abbia ispirata e su quale sia stato il significato più recondito della storia dell'essere deforme creato dal dott. Frankenstein, giovane svizzero, studioso di filosofia naturale, mettendo insieme parti anatomiche sottratte a vari cadaveri. Una vicenda da brivido in cui l'umanoide, nato buono e affettuoso, finisce per distruggere il suo stesso creatore quando si accorge della repulsione che il suo aspetto suscita. A seminare indizi sull'origine di questa fantastica invenzione della Shelley arriva Vindication dell'americana Frances Sherwood, docente di letteratura inglese all'Università dell'Indiana, romanzo che uscirà a giorni da Mondadori. E' la biografia romanzata della vita di un'altra Mary, la Wollstonecraft, madre della Shelley e una delle primissime femministe della storia. La Wollstonecraft ebbe un'esistenza faticosissima tra molti amori e disavventure sul piano economico, fu molto osteggiata nel proprio lavoro, fu chiamata dai contemporanei «iena in gonnella», ma ebbe anche un grande successo con le sue opere. Morì per un'infezione da parto pro¬ prio undici giorni dopo aver dato alla luce la piccola Mary. Tra invenzioni letterarie e ricostruzione storica, la Sherwood fa trapelare l'ipotesi che Frankenstein possa costituire un singolare atto di omaggio della figlia alla memoria materna. La non bella ma geniale e combattiva Wollstonecraft aveva infatti dovuto faticare molto per raggiungere il successo e per avere di che pagare i conti e i debiti che le gravavano addosso. Autrice di otto libri, tra cui il più famoso è A Vindication of the rights of woman («Rivendicazione dei diritti della donna») e l'ultimo è un romanzo: The wrongs of woman, or Maria («Maria o i torti della donna»), la Wollstonecraft era partita molto svantaggiata nel cammino per la propria affermazione. A 18 anni rinunciò (o probabilmente vi fu costretta) all'eredità paterna a favore del maschio primogenito, e perse così ogni possibilità di sposarsi. Il padre l'aveva educata a suon di botte, con spettacoli d'inaudita violenza come, per esempio, quello dell'impiccagione, davanti agli occhi terrorizzati dei figli, che dovevano trarre insegnamento dalla dimostrazione, di sei cani da caccia che non avevano fatto il loro dovere. La madre, a sua volta maltrattata e picchiata dal marito, nonostante il desiderio di Mary di conquistarsi il suo affetto, glielo rifiutava e deludeva le attese dei figli. A 19 anni il suo primo amore «romantico» fu per una donna, per la sua amica Fanny Blood, con cui, per rendersi indipendente e per mantenersi, mise in piedi una scuola per adolescenti. Che però fallì subito. A determinare il disastro furono le sue sorelle che riuscirono a ricopri- re di debiti l'iniziativa. Lei nel frattempo si era imbarcata in un rischioso viaggio in Portogallo, per andare ad assistere l'amata Fanny malata di tubercolosi che l'aveva tradita: si era sposata e aveva dato alla luce un figlio. Ritornata in Inghilterra, facendo la dama di compagnia, scrisse il suo primo libro che fu accettato da Joseph Johnson, editore londinese degli artisti più chic e radicali dell'epoca, tra cui William Blake ed Henry Fùssli. Mentre i suoi libri facevano di lei un personaggio molto chiacchierato e al contempo stimato, iniziava una tormentata liaison con l'irrequieto e poco affidabile Fùssli, celebre autore dell'Incubo. Altrettanto sfortunata nelle faccende economiche come in quelle del cuore, mentre in Francia in nome della Rivoluzione si sventolavano i principi di libertà e fraternità, la Wollstonecraft, credendo fermamente nelle idee innovatrici, si presentò a casa Fùssli. E propose alla moglie dell'artista, ignara del legame clandestino, di instaurare un «fraterno» ménage à trois. Contrariamente a tutto quello che aveva sino ad allora affermato, Fùssli si mostrò molto più «conservatore» e, d'accordo con la moglie, chiuse per sempre la porta in faccia alla sprovveduta amante. A Parigi, dov'era andata negli anni del Terrore per scrivere delle corrispondenze, Mary si fece catturare da una grande passione per l'attraente americano Gilbert Imlay. Che, però, appena lei ebbe messo al mondo la primogenita Fanny, non esitò ad abbandonarla per un'altra donna. Intanto il suo Vindication veniva pubblicato sia in Francia che in America e la sua notorietà aumentava. Ma distrutta dalle esperienze negative in campo sentimentale, la scrittrice decise di farla finita e tentò per ben due volte il suicidio. Ritornata in Inghilterra con Fanny, fragile e malata di nervi come rimarrà per tutta la vita, finalmente incontrò l'uomo giusto, il famosissimo filosofo rivoluzionario William Godwin. Con questo nuovo amore aveva giurato, all'inizio, di non convivere mai e di abitare in case separate. Ma entrambi si arresero al matrimonio quando la Wollstonecraft rimase incinta. «Sono i più deboli ad avere il potere di fare i torti più gravi», aveva scritto la Wollstonecraft nel suo primo libro, incolpando della sua infanzia infelice non tanto il padre violento, quanto la madre Elizabeth. E il mostro creato da Frankenstein, gentile ma orrendo tanto da suscitare il disgusto anche del papà inventore, solo quando si accorge di essere repellente mette in moto la sua forza distruttiva. A distanza di 21 anni dalla sua morte, Mary Godwin, scrittrice gotica e romantica che aveva avuto un'infanzia e un'adolescenza infelici, perseguitata da una matrigna che definiva il «veleno della sua vita», offriva alla memoria della madre femminista un mostro vendicatore per rifarsi dei tanti tradimenti e delle ingiustizie patite. Mirella Serri Amori e sfide della Wollstonecraft prima femminista storica Due versioni cinematografiche di Frankenstein. A sinistra: Henry Fùssli In alto: Mary Shelley

Luoghi citati: America, Francia, Indiana, Inghilterra, Mondadori, Parigi, Portogallo