«I quadri raccontano la mia vita»
Sono 160 opere: «Ognuna rappresenta una storia, un volto, un amico» Sono 160 opere: «Ognuna rappresenta una storia, un volto, un amico» «I quadri raccontano la mia vita» A Milano la collezione di Marta Marzotto COLLEZIONISTA DI RICORDI LMILANO A mia rivincita». Marta Marzotto chiama così la mostra d'arte che sarà presentata domani alla Permanente: 160 opere (quadri, disegni, sculture) che lei ha raccolto in quarant'anni. Perché rivincita? «Perché la mostra evoca in gran parte una Roma perduta, quella dagli Anni 60 agli 80. Io ho abbandonato Roma perché mi sono sentita tradita: non mi hanno fatto vedere Guttuso che stava morendo. Roma era l'amante, la libertà. Non me ne frega più niente di Roma. Ci vado malvolentieri. I ricordi uccidono. Sono saggia, in questo caso: mi difendo dalle emozioni guardando al futuro. Sono una donna sola, senza marito. Si parla tanto di donne: in realtà le donne sono nemiche delle donne. Adesso io lavoro, a Milano: ho fatturato 45 miliardi con i miei abiti disegnati per la Standa... Saranno in mostra i quadri della mia vita. Li tengo in casa a Milano, a Cortina, in Sardegna. Li voglio guardare sempre». Marta collezionista d'arte? «Cominciai timidamente al Premio Marzotto: li è nata la passione prima. Sarà stato il '54, avevo 22 anni: volevo un Alechinsky, che vinse il premio; ce n'era un altro, ma mio marito non me lo regalò e lo comprò un signore dello champagne Moét-Chandon. Mi accontentai di un quadro della sorella di Simone de Beauvoir: costava 300 mila lire. Non avevo un critico che mi gui dasse. Sceglievo emotivamente. Ogni quadro è per me una storia, un volto, un amico. Io sono una baracconara. La mia è una raccolta caotica e viscerale, autobiografica». Ci sono quadri di odierni artisti romani e milanesi. Sul bel catalogo (Leonardo Arte editore, progetto grafico di Gavino Sanna), illustra ogni percorso il critico Rossana Bossaglia. Si comincia dall'800. Ecco per esempio un celebre Ritratto di signora di Giovanni Boldini: «Me l'ha regalato mio cognato Vittorio», dice Marta. E nel '900 ecco disegni di Balthus, Grosz e Dix. C'è De Pisis e un insolito De Chirico con un Carretto dalle stanghe alzate: «De Chirico lo vedevo in pigiama la mattina dalla mia finestra di fronte a casa sua, in piazza di Spagna. Ci mandavamo baci». Un giorno l'ottuagenario pittore apparve alla finestra nell'immancabile pigiama. Guttuso lo vide e cominciò a battere le mani: dopo un po' tutta piazza di Spagna applaudiva. De Chirico restava impassibile. Marta gli lanciò dei gridi festosi. De Chirico si mosse e «indirizzò solo verso di lei un suo fuggevole inchino». Lo racconta Nico Naldini in catalogo. Vi si leggono ritratti di Marta firmati da amici, da Lucio Villari a Marina Cicogna, da Laura Betti e Dacia Marami a Inge Feltrinelli e Lina Wertmùller. Il nucleo centrale dell'esposizione, aperta dal 9 aprile, è Guttuso. «Marta è il mio fiato», diceva l'artista. Lo ricorda la pittrice Carla Tolomeo. «Marta fu per lui quel che Gala fu per Dalì», scrive il poeta Dario Bellezza. C'è un foglio di Paese Sera del '70 su cui Guttuso fece un ritratto di Marta e tutt'attorno scrisse: «A Martina che è sicura della forza». Firmato: «Il debole Renato». Racconta Marta: «Nessuno ha mai notato che al centro del grande quadro La notte di Gibellina del '70 c'è un fuoco. E tra le fiamme ci sono le lettere del mio nome». Si vedranno tanti cuori: dipinti da Festa, Fioroni, Schifano, e cuori di Guttuso che racchiudono un fiore. «Che cos'era la mia vita allora! Ero come una reliquia: amata, cercata. Avevo 5 figli, ero giovane e bella». Gli anni romani li evoca Giancarlo Vigorelli: «In qualche angolo buio del Caffé Greco alcune donne trafiggevano a turno come streghe una bambola di pezza malamente somigliante a Marta. Un giorno lei gli si parò davanti: "Coraggio, sono qui io - gli disse -. Giocate su di me con gli spilli". E riuscì a far amare i pittori della scuola romana a Guttuso, che all'inizio non li sopportava». Qual è il quadro che piace di più a Marta Marzotto? «Quello che Renato fece quando seppe del suo tumore nell'85, poco prima della morte. Eravamo su una terrazza, aveva le lacrime. Non rinuncerei mai a quel quadro. Si intitola Cielo con le nuvole nere a Palermo». Claudio Al tarocca Il nucleo dell'esposizione è Guttuso i 1 Marta Marzotto (in alto) espone i suoi quadri. A fianco, una delle cartoline d'amore che le dedicò Guttuso
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