«Minoli, lei quanto deve a Craxi?» di Giuliano Ferrara

«Minoli, lei quanto deve a Craxi?» Polemico elenco del «Servo Sciocco» (Giuliano Ferrara?) sull'Indipendente «Minoli, lei quanto deve a Craxi?» La replica: i miliardi fanno perdere la testa ROMA. E' un odio di antica data, quello fra Giuliano Ferrara e Gianni Minoli. La cui comune, e passata, simpatia craxiana non è mai bastata ad assicurare reciproca stima. Ma i toni non erano mai stati così violenti come in questi giorni. Antefatto, l'aggressiva intervista televisiva di Minoli a Berlusconi, in cui il direttore di Raidue contestava al Cavaliere l'amicizia per Craxi. Ferrara non ha apprezzato l'«abiura», ed è passato all'attacco: l'altra sera a «Radio Londra» ha mandato in onda quattro spot elettorali Anni 80, in cui Minoli domandava a Craxi: «Onorevole, perché il Garofano»? Spiegando: «Ai tempi in cui io ero amico di Craxi, Minoli era il suo sguattero. Io sono rimasto amico di Craxi, lui è rimasto uno sguattero». Infine, \'Indipendente di ieri, in prima pagina, a firma «Il servo sciocco» pubblicava «Le 25 domande che Berlusconi dovrebbe fare a Minoli». Laddove «Il servo sciocco» sarebbe proprio Ferrara, anche se lui nega: «Sono un servo sciocco, ma non quello lì». Ma sono troppe le coincidenze rivelatrici, prima fra tutte il titolo di un suo programma su Italia 1, mai partito: Il servo sciocco appunto. Terribili «25 domande», in linguaggio cifrato, quasi un gioco mortale fra i due. Dalla prima, gelidamente cortese, «Scusi, lei mi domanda quanto io debba a Craxi. E lei, mi può dire gentilmente quanto gli deve, a Craxi?». All'ultima, quasi un urlo. «Chi sono adesso i suoi amici? Li ha avvertiti del trattamento che gli riserverà alla prima curva? Ma lo sa che chi si serve di lei non rinuncia a disprezzarla?». Con toni che variano dall'insulto: «Lei quando si alza al mattino, non si fa un po' schifo?». Al pungente. «Perché è così eccitato? Perché mi interrompe sempre? Ha qualcosa da nascondere»? Ritorna il passato, rivelatore della vicinanza fra accusato e accusatore. «Chi giocava meglio a carte, negli aerei privati in volo verso il Kenya, lei o Sergino Restelli?» (plurinquisito portaborse di Craxi). Incalza. «Mi potrebbe raccontare dei suoi rapporti con Martelli? Erano stretti o addirittura intimi?». Allude. «E' vero che all'epoca dell'affaire Malindi lei era distante molti chilometri dal suo protettore? Dove e con chi era, di grazia?». Ironizza. «C'era mai stato prima nella hall del Raphael? Il portiere di notte ricorda ancora i suoi sospiri...'». Indimenticati Anni 80, quando «riviste così diverse dalla prima pagina dell'Unità di cui è assiduo collaboratore da qualche tempo la mettevano in copertina come Rampanton de' Rampantoni? Le procurava orgasmo essere un uomo-Capita? o preferiva Class o il più virile Max?». E Minoli? Non c'è, non può rispondere al nemico di sempre. L'altro giorno aveva replicato: <Aver venduto l'anima per i miliardi fa perdere la testa», [r. sii.] Da sinistra Giovanni Minoli, direttore della seconda Rete Rai, e Giuliano Ferrara, opinionista della Fininvest

Luoghi citati: Ferrara, Italia, Kenya, Roma