Niente pensione a Manca di Enrico MancaMaria Grazia Bruzzone
Interno Ma Viale Mazzini non sa come collocare i giornalisti ex deputati Niente pensione a Manca La Rai: ne ha già due, siamo in rosso ROMA. Schegge e veleni della I Repubblica sulla Rai. E se Enrico Manca e Marco Ravaglioli, Clemente Mastella e Giorgio Postai, Alberto Michelini e Antonio Graziani, dopo il 27 marzo ce li ritrovassimo direttamente in video, magari a condurre il tg della sera, o a moderare un bel talk-show con i politici del Nuovo per ospiti? Potrebbe accadere davvero. Gli ex parlamentari che avevano cominciato alla tv di Stato la loro carriera e che, diventati onorevoli, si erano messi in aspettativa, ora rischiano di uscire dalla politica e di ritrovarsi dipendenti della tv di Stato a tutti gli effetti. L'ex presidente socialista se ne è già preoccupato. E ha scritto al direttore generale Locatelli per chiedere se, nel caso, potrebbe usufruire del prepensionamento che la Rai dei Professori va sollecitando. «Siccome fra tre anni andrei comunque in pensione, vor¬ rei andarmene prima, avvalendomi delle norme aziendali», ha scritto Manca. Ma il direttore del personale Pierluigi Celli ha risposto picche. Niente incentivi per l'ex presidente, che fra l'altro, mentre era in carica, si è autopromosso da redattore capo a dirigente. «La Rai non ha abbastanza soldi. Tanto più che Manca usufruisce già di una pensione dell'Inpgi e di un'altra da parlamentare. Una terza non può essere a carico della Rai», ha spiegato Celli. Mentre Locatelli, che alla richiesta è rimasto «esterrefatto», ha risposto formalmente all'ex presidente che si aspetta da lui «un atto capace di lasciare in azienda un ricordo degno del suo passato». A questo punto, Manca potrebbe anche scegliere di riprendere il suo posto. Quanto agli altri, tutti ex de, l'età della pensione è lontana. Torneranno? Mastella era giornalista alla redazione di Napoli. Ravaglioli, il genero di Andreotti, lavorava al Tgl. Come Graziani, che si occupava di politica. Michelini, i telespettatori se lo ricordano ancora in video, con quel suo sorriso garbato. «Se quelli tornano, altri partono e il bilancio resta pari», ironizza Celli. Alludendo forse a Federico Sciano, l'anti-Vespa, che ha accettato di candidarsi con Martinazzoli e Segni. A Fabrizio Del Noce e a Maurizio Bertucci (già segretario personale del portavoce di Forlani Enzo Carra) che hanno scelto invece le bandiere meno cattoliche di Forza Italia. Del Noce e Bertucci fino a ieri tra i giornalisti «protestatari» di Saxa Rubra. Firmatari di quel «manifesto dei 100» che accusa la nuova gestione di ingiuste discriminazioni. Per esempio Paolo Cantore, del Tg2, già braccio destro di Giuliana Del Bufalo alla Federazione della Stampa ai bei tempi craxiani. Che oggi si lamenta anche a nome di altri colleghi come Angela Buttiglione «alla quale è stato imposto di lasciare la conduzione del Tg solo perché rappresentava il vecchio. O Gianni Raviele, estromesso dalla vicedirezione per lo stesso motivo». Senza dire che Buttiglione aveva affisso in bacheca lei stessa una richiesta in quel senso. E che Raviele, promosso alla vicedirezione da Vespa, era legato a piazza del Gesù quanto Del Bufalo lo era a via del Corso. Accantonati? Buttiglione è oggi caporedattore (ina con stpendio da vicedirettore), responsabile dell'informazione religiosa, in più curatrice di una rubrica di economia. Vespa, dopo aver rifiutato l'ufficio di corrispondenza da New York («troppo lontano») e quello di Bruxelles, condurrà dai prossimi giorni un nuo¬ vo programma elettorale del Tgl. L'ex direttore dello stesso Tg Enrico Messina, un altro dei «100», ha a sua disposizione un'ora di trasmissione dalle 11 alle 12 di mattina. In video, la sua compagna Francesca Grimaldi che, dopo essersi offerta a Volcic per la conduzione delle 20.30 e aver ricevuto una cortese «non disponibilità», si era rivolta al cdr. Intanto, Ciampi ha anunciato che il decreto salva-Rai sarà reiterato venerdì. E anche le polemiche fra il neoconsigliere di amministrazione e direttore della Cassa Depositi e prestiti Falcone sono rientrate, dopo che Demattè, anticipando le cifre del piano triennale che consegnerà al governo il 31 marzo, ha fatto sapere che la Rai «non è sul baratro». E anzi, nel '96 i conti torneranno in attivo. Maria Grazia Bruzzone
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