La levatrice? E' uno stregone

La levatrice? E' uno stregone ™°R " 7 Ritrovato il diario: semianalfabeta, scrisse un grande affresco storico La levatrice? E' uno stregone Nel Maine del 700, fra coloni e indiani r\ IUANDO Martha Ballard 11 comincia a tenere il suo 11 diario, nella casa sul tor11 rente Bowman, nel Mai-V-lnc, abitano sette Ballard: V lei e il marito, i cinque fi-' gli non ancora sposati, più un paio di aiutanti per la segheria. Tutti pigiati nelle due camere al piano terreno, perché le altre due al piano di sopra non sono ancora finite. Intorno c'è il «paese», se vogliamo chiamarlo così, di Hallowell, cento famiglie sparpagliate in capanne di legno lungo le sponde del fiume Kennebec. Per otto mesi l'anno Hallowell è un porto di mare. Il re-' sto è ghiaccio. E' il 1785. Comincia il 1° gennaio di quell'anno il diario di questa levatrice - ma anche infermiera, medico, addetto alle pompe funebri e moglie premurosa - finito un po' per caso nelle mani della storica americana Laurei Thatcher Ulrich, che ne ha fatto una singolare opera di saggistica accademica, più coinvolgente di tanta narrativa corrente. Tanto da vincere persino un Pulitzer per questa Storia di una levatrice, che sta per uscire daGuanda nella traduzione di Laura Noulian. Intendiamoci: la Ulrich si è ben guardata dal pubblicare integralmente, commentandole, le note rozze e laconiche di una donna straordinaria ma anche semianalfabeta. Piuttosto ne ha isolato i brani più forti e con spirito da detective li ha collegati a mille altri indizi, per costruire una grande tela sulla vita dei pionieri del New England del Settecento, la rivalità tra dottori e levatrici, il parto come fatto sociale che coinvolge tutto il vicinato, l'atteggiamento del governo coloniale verso la fornicazione, lo stupro e il fenomeno dei figli illegittimi. Restituendoci naturalmente la personalità di Martha Ballard: nata a Oxford, Massachusetts, nel 1735, sposata a Ephraim Ballard nel 1754, residente a Hallowell, madre di nove bambini (tre dei quali vittime di un'epidemia di difterite), morta nel 1812, e nonna tra l'altro della fondatrice della Croce Rossa Americana Clara Barton. Ecco: il resto - si fa per dire - è la storia di 810 nascite nell'epoca eroica dei pionieri americani, gente in guerra con una natura come quella del Maine che ancora oggi ha un che di splendido e minaccioso, con Martha che si alza di notte e a briglia sciolta galoppa verso la capanna di una partoriente, cade nel fiume ghiacciato, si rialza, riprende il viaggio e ringrazia Dio di essere ancora viva. Ad attenderla trova padri pronti a cederle il comando della scuderia e della camera da letto, donne del vicinato che rispettavano ogni sua decisione, partorienti angosciate che chiedevano la consolazione di averla accanto nel proprio letto. Il travaglio, allora, cominciava giorni e giorni prima delle doglie vere. Si aspettava insieme. E a cosa finita, tutte le donne festeggiavano con un pranzo sontuoso, se la puerpera era ricca, altrimenti non restava che fuggire dalle capanne infestate dalla miseria e dalle pulci. Stava arrivando a quell'epoca in Inghilterra ed in America la moda dell'ostetricia maschile, e con lei l'uso del forcipe, che faceva danni atroci, ma sempre meno del cerusico chiamato a smembrare il bimbo refrattario ad uscire, per salvare almeno la madre. Fino a quel momento il parto era un fatto di donne, di grande spirito di solidarietà se non di scienza, in mano a levatrici come Martha che ispiravano paura e reverenza, ma anche sospetto di stregoneria. Basta pensare alla megera «vecchia e grassa», con «la voce roca e gli occhi lacrimosi» sulla quale infierisce Charles Dickens in Martin Chuzzlewit: una che «assisteva una partoriente e componeva un cadavere con lo stesso appassionato zelo». E lo fa anche Martha Ballard. La quale però in più miete il li¬ no, spennella le gole ulcerate dei bambini, sbriga le faccende di casa, veglia malati sul punto di morte, coglie lo zafferano, prende il tè dai vicini, prepara unguenti, pillole, infusi, pomate ed emulsioni oleose, lavora a maglia, fa fermentare la birra, fabbrica candele immergendo lo stoppino nel sego fuso, produce l'aceto con bucce di zucca, colora i vestiti con tinte vegetali, prepara la lisciva con le ceneri di legna, e fa barili di sapone. Basta? No non basta. Perché in mezzo a tutto questo la protagonista di questa faticosa vita trova il tempo di registrare nel suo diario i fatti che più agitano la vita del villaggio, come lo scandalo della moglie del pastore Foster che accusa tre uomini di averla stuprata. E la Ulrich dedica parecchie pagine a questo episodio e alle sue implicazioni, spiegando che a quell'epoca per lo stupro c'era la pena capitale, e i giu¬ dici tendevano a mitigare il capo d'accusa per ottenere una confessione dal colpevole. E poi, in quella storia «molto sconvolgente», come la chiama Martha, si nascondevano implicazioni religiose (calvinisti contro cattolici). E in ogni caso c'era per tutti da confrontarsi col reato di fornicazione, che costava anche alle donne una bella multa. Curiosità non da poco, la parola della partoriente contava legalmente come la confessione di un moribondo, e dunque era considerato compito della levatrice ottenere dalla sfortunata il nome del padre del bambino, e riferirlo alle autorità. Cosa che costò a Martha una gran brutta sorpresa quando fu costretta ad annotare sul diario «Sally ha dichiarato che mio figlio Jonathan è il padre del bambino». Di fatto, il 38 per cento dei bambini fatti nascere dà Martha Ballard erano illegittimi. E sani, per lo più: Hallowell, per som¬ ma fortuna del lettore, era un paesino relativamente salubre, con una mortalità del 15 per mille (la metà di una città come Boston), e le nascite che superavano di quattro volte i decessi. Un bambino su 24 di quelli di Martha non ce la faceva (circa la metà di questi piccoli sfortunati nascevano morti), ma l'indice di sopravvivenza delle madri era invece molto alto. Hallowell era anche una cittadina quieta, pacifica. Almeno finché accadde un fatto strano, inspiegabile, orribile («la più terribile scena che è mai avvenuta da questa parte del mondo»), e che la stessa Ulrich non riesce a spiegare. Il 9 luglio 1806 Martha Ballard scrive: «Limpido e caldo. Mio marito ed io siamo stati svegliati stamattina alle ore 3 da Mrs. Heartwel e Mrs. Gillbard che ci hanno portato la orribile notizia che il cap. Purington ha ammazzato tutta la sua famiglia eccetto il figlio James che avrebbe subito la stessa sorte se non fosse stato così fortunato da riuscire a fuggire dopo un tentativo di togliergli la vita. E' stato ferito con una ascia...». Anche nella quieta Hallowell era arrivato il vento della pazzia. Gli orrori della guerra con i francesi e con gli indiani non erano poi tanto lontani, certamente non fu solo la vita di Martha, sul fiume Kennebec, ad essere condizionata dalla violenza della Rivoluzione. Tuttavia la Ulrich sembra nutrire dei dubbi sul fatto che la sua eroina sia mai stata seriamente coinvolta nei nuovi riti repubblicani. «Nel 1800 Martha prova più dolore per la morte di Nebby Andros, la figlia di certi vicini di casa, che per la scomparsa del generale Washington. I valori di Martha si erano formati in un mondo più antico, in cui la virtù femminile consisteva nel servire Dio e i vicini di casa, non lo Stato, entità nebulosa e remota». A 70 anni, dopo tante fatiche, la donna forte e sicura di sé della prima metà del diario comincia a perdere la sua indipendenza e a ripiegare sul sostegno incerto degli affetti familiari. Il libro si chiuderebbe con la malinconica nota delle delusioni affettive di Martha Ballard, che vede imprigionare il marito per debiti e si indigna alla violenza di uno dei suoi figli, se il finale non si riscattasse con la storia di un piccolo miracolo. La figlia Dolly, che eredita dalla madre una mucca in affitto, conserverà tutte le sue carte. E le tramanderà di figlia in figlia, finché una tris-nipote donerà l'intero manoscritto di Martha Ballard alla biblioteca di Augusta, dove lo trova Laurei Thatcher Ulrich. Non manca nemmeno una pagina, e nella sua completezza il diario di Martha Ballard si rivela un documento eccezionale. Diverse storiche femministe, per anni, lo avevano snobbato: trovandolo la cronaca banale di una massaia incolta, che parla, orrore, anche di faccende domestiche. Livia Manera Soltanto a lei le puerpere confessavano il nome dei padri «A quell'epoca lo stupro era punito con la morte» A sinistra: George Washington con la moglie in un acquarello anonimo del 1780 Sopra: coloni nel Nord America. Qui accanto: lo scrittore Charles Dickens ™°R " 7 Ritrovato il diario: semianalfabeta, scrisse un grand A sinistra: George Washington con la moglie in un acquarello anonimo del 1780 Sopra: coloni nel Nord America. Qui accanto: lo scrittore Charles Dickens