Sigarette dai banchetti al porta a porta pensioni 9 mesi di rabbia di Luciano Gallino

Perry Mason e i parenti terribili lettere AL GIORNA Sigarette, dai banchetti al porta a porta; pensioni, 9 mesi di rabbia Bosnia, gli studenti non si rassegnano Siamo un gruppo di studenti della 5a C del Liceo scientifico G. Marconi di Carrara: esprimiamo il nostro sgomento e la nostra indignazione per la guerra che da più di due anni sta dilaniando la ex-Jugoslavia, ma soprattutto vogliamo sollecitare l'opinione pubblica affinché dalla nostra e dalle altre città si levi un coro unanime di denuncia contro quello che ormai è diventato un vero e proprio eccidio. L'intenzione di esprimerci pubblicamente si è fatta strada in noi ancor prima della tragica fine dei tre giornalisti italiani in Bosnia. Rispetto a questo luttuoso evento ci auguriamo che si faccia più incisiva l'azione del governo italiano e degli altri Paesi del mondo occidentale per fermare l'orribile strage di donne, bambini, vecchi ed indifesi. Siamo perfettamente consapevoli della nostra impotenza e ci rendiamo conto di non poter fare niente di immediato e coercitivo per fermare questo sterminio, ma non ce la sentiamo di rimanere in silenzio e di rassegnarci al fatto che questo conflitto continui inesorabilmente a mietere vittime ed ad offendere profondamente non solo la Jugoslavia e la sua gente, ma l'umanità intera. Rimanere in silenzio sarebbe come acconsentire, rendersi complici di questa assurda guerra. Non possiamo coprire ciò che sta accadendo con un velo di mistificazione rifugiandoci nell'ipocrisia, non possiamo rimanere indifferenti, mentre a poche centinaia di chilometri si sta compiendo una strage. Abbiamo bisogno di far sentire la nostra voce, sentiamo il dovere di esprimere la nostra rabbia. Riteniamo inoltre importante che tutti aderiscano alle iniziative per l'assegnazione del premio Nobel ai bambini dell'ex-Jugoslavia. Non è un'iniziativa consolatoria, ma un gesto dovuto a fronte di tutti quelli che non ci sono stati, a fronte della mancanza di volontà e di interesse, dei ritardi che hanno spinto i Paesi ricchi a non schierarsi e a non sostenere coerente¬ mente la pace. D'ora in poi lo facciano. L'Italia in primis. 5a C Liceo scientifico Marconi Carrara (Ms) I «guaglioni di paranza» scendono in guerra Quiete ormai tramontata per i pur finora tollerati contrabbandieri di sigarette. E sì, tempi tristi anche per l'esercito delle «bionde», per i «rivenditori» illegali, per i capoccia e «guaglioni di paranza» di Napoli e dintorni ora costretti, con le buone o le cattive, a sloggiare con i loro «banchetti» e a cercare ben altri espedienti per tirare a campare. Un «vestito» così, fatto proprio su misura, non se lo aspettavano mica questi contrabbandieri. Maledetta legge fatta apposta, e mò ci vuole, vivaddio per ripristinare un po' di ordine in questa città dove - come dice il sindaco Antonio Bassolino a Napoli è ora che le illegalità, grandi e piccole che siano, e che finora si sono sempre sorrette tra loro, vadano spazzate via. Che poi ci si riesca per davvero ad averla vinta su queste migliaia di contrabbandieri, è per la verità cosa abbastanza complicata e difficile. Se bisogna per forza maggiore stare poi a sentire come ci si «cautela» da queste rivolte dei «guaglioni di paranza» come ha fatto qualche istituzione preposta all'ordine pubblico che ha promesso cose che non può assolutamente promettere (vedi licenze di ambulantato), è probabile che la situazione possa rimanere quella di prima. Domanda: voce grossa dei contrabbandieri di sigarette da una parte, e precauzioni di non pestare troppo i piedi a questo esercito di «bionde» dall'altro, non è che alla fin fine questo contrabbando, che assomma il più che bel business di 800 miliardi annui, e che si è finora circondato sempre più spesso di un alone di romanticismo tutto particolare, non riesca ancora a farla franca e a farsi le sue ragioni di più e meglio di prima? Se lo stratagemma che ora usano questi «guaglioni di paranza» è quello di fare la vendita a domici- lio, vale a dire porta a porta, con ciò aggiungendo attività illegale ad attività illegale, il sommerso del sommerso, tanto valeva tenersi allora i «banchetti» esposti al pubblico e non se ne parla più. 0 no? Alfonso Cavaiuolo S. Martino Valle Caudina (Avellino) «Speravo che Giugni tutelasse i lavoratori» In Italia la legge non dovrebbe essere uguale per tutti? Disoccupato da 4 anni, non ho mai usufruito neanche di un'ora di cassa integrazione in quanto lavoravo presso una piccola ditta e sono 4 anni che verso i contributi volontari al- l'Inps. Ora che a fine marzo '94 raggiungo i 35 anni di anzianità contributiva, per via dello scaglionamento delle pensioni previsto dalla Finanziaria '94, fino a gennaio '95 non mi verrà riconosciuta la pensione. Parallelamente però si continua a concedere ai lavoratori di grandi complessi, enti statali o politici addirittura il prepensiona¬ mento. So che sarà inutile fare presente simili situazioni in quanto le ragioni dei più deboli non verranno mai considerate, ma è veramente tanta la rabbia che ho dentro sia per i 9 mesi di pensione sottratti (e dopo 4 anni di disoccupazione e di versamenti dei contributi volontari sono veramente tanti), sia per il modo ingiusto e discriminante con cui si continua ad agire. E dire che quando l'on. Giugni era stato nominato ministro del Lavoro avevo avuto speranza che, data la sua provenienza dall'area socialista, avrebbe operato con giustizia nei confronti dei lavoratori. Non poteva almeno esonerare dallo scaglionamento delle pensioni chi già versa i contributi volontari, come aveva fatto il ministro Cristofori non includendoli nel blocco delle pensioni previsto per il '93? Domenico Costa, Alba L'insostituibile «trapidil» Vogliamo parlare di sanità e di assistenza farmaceutica? Chi scrive ha la (s)fortuna di poter valutare il problema almeno da 4 angolazioni diverse: da medico (già primario ospedaliero); da paziente (con una discreta collezione di malanni); da anziano (che si illudeva di poter fruire delle esenzioni); da lettore (che sinora ha potuto valutare una informazione poco chiara). Credo che un solo esempio valga più di molta teoria anche perché, e qui parla il medico, non si tratta di un caso isolato ma di una delle moltissime incongruenze che l'incompetenza di un ministro e la demagogia di qualche farmacologo troppo politicizzato hanno prodotto. Come ex infartuato, sottoposto a due interventi di angioplastica coronarica, devo assumere una terapia adeguata. Per mia sfortuna non tollero l'acido acetilsalicilico e ho interrotto la ticlopidina (che la Cuf suggerisce quale unica alternativa all'acido acetilsalicilico) per un'emorragia gastrica provocata da questo farmaco. Ero quindi approdato a un trattamento tollerato: il nome chimico del farmaco in que¬ stione era il trapidil. A gennaio, invece di prelevare il farmaco gratuitamente, scoprivo che, essendo stato classificato in fascia C, dovevo pagarlo per intero. Come telespettatore spesso ho ascoltato i soloni della Cuf mentre ribadivano il concetto secondo cui un buon medico potrebbe trovare in fascia A qualsiasi alternativa ai farmaci inseriti in fascia C (in caso contrario si tratterebbe di farmaci inutili). Ritenendomi buon medico, desidero sottolineare come, nel caso specifico, non esistano assolutamente alternative al trapidil in fascia A, essendo questo farmaco l'unico per cui il ministero della Sanità abbia approvato l'indicazione «Prevenzione della ristenosi postangioplastica coronarica». Ogni anno, in Italia, circa 10 mila pazienti sono sottoposti ad angioplastica coronarica: su di loro ora incombe la minaccia di essere sottoposti a ulteriori interventi, venendo di fatto a mancare l'unico farmaco ritenuto efficace dal ministero che ora ce lo nega. A meno di sostenere di tasca nostra l'intera terapia. Vi sembra giusto? Antonio Di Nardo Venosa (Potenza) Marcenaro e la Fiom piemontese Che una persona come il prof. Gallino possa scrivere un editoriale come quello di ieri, basato su una così grave disinformazione, può provocare solo tristezza e dispiacere. Ad una rappresentazione così arbitraria della Fiom piemontese e delle sue posizioni sulla trattativa con la Fiat non trovo parole adeguate per replicare. Pietro Marcenaro, Torino Cgil Piemonte Nel mio articolo non c'è il minimo accenno alla Fiom piemontese. Se la sua posizione è meno internamente contraddittoria della Fiom nazionale, tanto meglio per i lavoratori che rappresenta. Luciano Gallino