Curcio quasi una posta del cuore di Giovanni Bianconi

Donne e giovani scrivono all'ex leader delle Br, poche le sue risposte Donne e giovani scrivono all'ex leader delle Br, poche le sue risposte Curdo, quasi una posta del cuore Centinaia di lettere: caro Renato consigliami DALLE ARMI Al LIBRI Cm ROMA ™ è chi lo esalta («penso che lei sia una persona stupenda») e chi lo critica («mi dia almeno un motivo per cui io possa essere contento del fatto che lei è stato rimesso in libertà»); chi chiede consigli («che cosa farebbe lei oggi se avesse vent'anni?») e chi ne dà, magari lasciandosi andare alla poesia («è importante che tu continui ad emozionarti per le cose più piccole, che continui a far battere il tuo cuore»). C'è chi gli dà del tu e chi del lei, chi vuole notizie sulla lotta armata e chi su argomenti più intimi, chi scrive soltanto per sfogarsi e chi per chiedere come deve fare ad ottenere la pensione sociale. - E' la posta - infinita e variegata, a volte intimista e a volte «politica» - di Renato Curcio. Ogni giorno, in carcere e nel piccolo ufficio della casa editrice che dirige, al fondatore delle Brigate rosse oggi in semi-libertà arrivano decine di lettere. Durante gli anni sono diventate una montagna di posta, un po' «del cuore» e un po' «della mente», alla quale Curcio risponde poco o niente, per scelta e per mancanza di tempo. Lettere e «amici di penna» di ogni tipo, uomini e donne, grandi e piccini, studenti e impiegati. Ma per la maggior parte sono ragazzi sui vent'anni, senza memoria e forse senza coscienza del sangue e della violenza degli «anni di piombo», che hanno finito per mitizzare la figura dell'ex terrorista offerta un anno fa da televisioni e giornali: un signore di 50 anni coi capelli imbiancati dall'aria curiosa, che usciva di galera tra sorrisi e flash di fotografi dopo 17 anni di reclusione. Sentite che cosa scrive Veronica, ventiquattrenne da Carpi, prototipo di quel paradosso per cui uno degli uomini-simbolo della lotta armata in Italia è diventato un punto di riferimento per i giovani di un paio di generazioni successive alla sua: «So e m'importa poco del tuo ruolo nella "notte della Repubblica", e mi fido della tua aria sperduta e triste più che dei bollettini di guerra che mi facevano piangere a sette anni, quando avevo paura della terza guerra mondiale profetizzata da Andreotti». Chi è Veronica, una ragazza lontana anni luce dal clima del terrorismo rosso e nero, lo lasciano intendere le ultime righe della lettera: «Ciao Renato Curcio, torno ai miei soliti romanzi e alla solita giostra di telefonate in pre¬ parazione del tipico week-end discotecomane-cinefilo emiliano». Molti chiedono notizie su quel che è stato il terrorismo, attratti dai racconti dei genitori o degli amici più grandi che però si fermano sempre un po' prima di quanto loro vorrebbero. Massimo, vent'anni, da Piombino scrive: «Mi piace ascoltare alcuni amici più adulti che mi parlano del '68, degli anni in cui tanti giovani s'impegnavano... Trovo che oggi, invece, manchino dei grandi ideali di massa». E da Isernia Valentina che ha 16 anni, meno di quanti Curcio ne ha passati in galera - domanda semplicemente: «Vorrei sapere quali motivi ti hanno spinto alla formazione delle Brigate rosse». E fra tanti «curiosi», c'è pure chi di Curcio e della sua storia s'è già fatto un'idea molto precisa. Uno come Massimo, genovese di 25 anni, al padre fondatore delle Br vorrebbe rinfacciare più di una cosa: «Mi piacerebbe poterla conoscere di persona per chiederle se davvero crede che l'uccisione di persone come Guido Rossa fosse l'uccisione di un simbolo. E se era un simbolo, chi rappresentava Rossa? E come dimenticare gli agenti di scorta del giudice Coco, di Aldo Moro, di Ciro Cirillo? Non erano proletari anche loro? Non erano anche loro lavoratori?». Massimo, alla fine della sua lettera, rivolge un «rispettoso omaggio a tutti coloro che perirono in una guerra unilateralmente dichiara¬ ta», e ammonisce Curcio: «Mi avrebbe fatto piacere leggere dichiarazioni umanamente più comprensive dei disastri che sono stati fatti». Come Massimo, il ventisettenne Lorenzo, toscano di Cortona e studente di Legge, scrive all'ex terrorista con un certo distacco: «Mi dia almeno un motivo per cui io, che da cattolico ripudio la violenza, possa capire cosa spingesse tanti giovani a fare quello che hanno fatto. E la prego, non mi parli degli ideali perché per essi si muore, non si uccide». Tutt'altra cultura e tutt'altro atteggiamento da quello di Luca, che si rammarica di essere venuto al mondo nel 1974, l'anno in cui Curcio fu arrestato per la prima volta: «Mi sarebbe piaciuto nascere magari vent'anni prima per stare accanto a lei e agli altri compagni, a svolgere il mio ruolo contro lo Stato». Anche Daniela, avellinese emigrata a Milano, ha vent'anni. Ma ha pure qualche dubbio in più. «Il tuo - domanda a Curcio - è stato coraggio o ambiziosa e cieca intraprendenza giovanile? Pensavi davvero di poter vincere tu? E oggi come giudichi il tuo passato? Vorrei sapere come vivevi allora le tue convinzioni e come le vivi oggi. Sono le stesse?». A Curcio che continua a provocare polemiche ogni volta che partecipa ad un dibattito pubblico per esempio a Padova, una delle città più colpite dal terrorismo -, molti chiedono semplicemente «amicizia». Giovani e adulti che non l'hanno mai conosciuto di persona come Franco, 31 anni, che scrive da un paese della Sardegna: «Gentilissimo Renato, dopo tanti ripensamenti mi sono deciso a scriverle nella speranza di trovare in lei un vero amico». 0 come Regina, liceale della Romagna: «Vorrei che lei mi parlasse di se stesso. Anche se ho solo 17 anni vorrei tanto che diventassimo amici, se l'età per lei non è un problema; per me non lo è di sicuro. Non vorrei essere un peso, o apparire invadente o curiosa. Le ho scritto con la sola speranza di diventarle amica». La posta di Curcio proviene dai mondi più disparati. Giulia scrive dalla sua casa in provincia di Viterbo, rifugio e luogo di emarginazione insieme: «A te la libertà l'hanno tolta, a me invece manca perché sono disabile grave e per noi disabili è come se dovessino restare agli arresti domiciliari». Suor Graziella parla dal chiuso del suo convento piemontese. S'è decisa a scrivere dopo aver letto un'intervista a Curcio su Famiglia Cristiana: «Ho ringraziato Dio per il cammino da lei fatto... La invito a leggere gli Atti degli Apostoli dove si parla di San Paolo, è una figura meravigliosa». E suor Grazia, una «contemplativa» di appena 29 anni, rassicura l'ex terrorista: «Potrai fare tanto del bene, il Signore ha bisogno anche di te». Giovanni Bianconi Ma molti non gli perdonano il suo passato Massimo: «Perché avete ucciso Guido Rossa?» i Renato Curcio oggi e, sopra, durante gli anni del terrorismo