Secondo ultimatum dell'Onu ai serbi

Ordinato lo sblocco di un aeroporto essenziale per i soccorsi umanitari delle Nazioni Unite Ordinato lo sblocco di un aeroporto essenziale per i soccorsi umanitari delle Nazioni Unite Secondo ultimatum dell'Orni ai serbi «Via da Tuzla il 7 marzo» ZAGABRIA NOSTRO SERVIZIO Il 7 marzo prossimo potrebbe essere la nuova scadenza per l'eventuale intervento della Nato in Bosnia. Entro quella data, infatti, le Forze dell'Orni intendono riaprire l'aeroporto di Tuzla, l'enclave musulmana nella Bosnia orientale stretta nella morsa delle truppe serbe. Il sottosegretario delle Nazioni Unite, Kofi Annan, che oggi verrà a Zagabria, ha dichiarato ieri che, se l'azione lo richiederà, i Caschi blu avranno l'appoggio dei cacciabombardieri della Nato. Ma ieri stesso l'Onu ha chiesto alla Nato un'immediata azione deterrente per ammonire i miliziani serbi che venerdì scorso hanno preso il controllo di un ponte sulla Sava che collega la Croazia con la Bosnia, occupando di forza un posto di blocco dell'Unprofor. 1 caccia alleati hanno avuto il compito di sorvolare a bassissima quota la zona che segna il confine tra la Slavonia occidentale, regione croata tuttora occupata dalle truppe serbe, e la vicina Bosnia. Scacciando i Caschi blu nepalesi, un'ottantina di soldati delle unità speciali delle milizie serbe si sono impadroniti del ponte con la scusa che i soldati dell'Orni creavano problemi alla popolazione locale per attraversare il confine. «Si tratta di un gesto inaccettabile per l'Unprofor e l'abbiamo detto chiramente ai serbi», ha dichirato il portavoce delle Forze di pace dell'Orni a Zagabria che non ha voluto spiegare il perché dell'azione serba. Ma essendo il ponte tra Stara Gradiska, in Croazia, e Bosanska Gradiska, in Bosnia, l'unico collegamento via terra tra le due Repubbliche, ai serbi che occupano le due sponde del fiume potrebbe servire per spostare una parte delle armi pesanti ritirate da Sarajevo. Dopo quattro giorni di trattative con le Forze dell'Onu, i serbi non hanno voluto «restituire» il ponte sicché i Caschi blu si sono finalmente decisi a chiedere l'aiuto della Nato, anche se soltanto a scopo intimidatorio. Ma in occasione della riapertura dell'aeroporto di Tuzla, le cose potrebbero andare diversamente. D'accordo con l'Onu, la Nato ha dichiarato di essere pronta all'intervento aereo per appoggiare i Caschi blu che parteciperanno all'azione. La riapertura dell'aeroporto di Tuzla è indispensabile per l'azione umanitaria in questa regione dove più di un milione di persone, tra profughi e popolazione locale, vivono sotto l'assedio delle truppe serbo-bosniache. Benché nelle mani dei musulmani, l'aeroporto di Tuzla è sotto il tiro continuo dell'artigliera serba che ha finora impedito tutti i voli. «Siamo pronti a negoziare la riapertura dell'aeroporto di Tuzla», ha dichiarato Aleksandar Buha, il sedicente ministro degli Affari Esteri dei serbi bosniaci, «ma non alle condizioni che venga usata la forza». «Se ci attaccheranno prenderemo tutte le misure necessarie per proteggere la nostra gente», gli ha dato manforte il presidente del Parlamento dell'autoproclamata Repubblica serba, Krajisnik, aggiungendo che quelli che tentano di rimettere insieme i tre popoli della Bosnia vogliono in realtà prolungare la guerra. Una reazione molto dura è giunta anche da Belgrado. «Noi non resteremo indifferenti se l'aeroporto verrà riaperto con la forza», ha dichiarato il colonnello Stojanovic, portavoce dell'esercito jugoslavo, spiegando che lo scalo di Tuzla è a soli 54 chilometri dalla frontiera jugoslava. In vista dell'azione, verso Tuzla si stanno dirigendo dieci carri armati «Leopard» che appartengono al contingente dei Caschi blu nordici stazionati a Tuzla. Ma proprio ieri, cinque soldati svedesi delle Forze di pace dell'Onu sono stati feriti nei pressi di Vares da una granata che ha colpito la loro autoblindo. Sospesi il 18 febbraio in vista dell'ultimatum della Nato, ieri sono ripresi i voli umanitari per Sarajevo. Ma mentre in Bosnia si continua a combattere, la diplomazia internazionale si affanna a trovare una soluzione di pace. A Bonn, dove si sono riuniti gli ambasciatori della Nato, si è sottolineata la necessità di estendere il modello di Sarajevo alle altre città assediate della Bosnia. Ingrid Badurina I jet Nato a volo radente su un ponte sul fiume Sava dal quale i soldati della forza di pace sono stati cacciati Blindato francese sul fronte di Sarajevo. A destra Christopher. In alto un briefing del capo di Stato Maggiore Usa [ reuterj

Persone citate: Aleksandar Buha, Kofi Annan, Krajisnik, Leopard, Stara Gradiska, Stojanovic