«Insisto, devono pagare i ricchi»

«Insisto, devono pagare i ricchi» «Insisto, devono pagare i ricchi» «Macché cosacco, la penso come i laboristi» IL LEADER NEO-COMUNISTA TROMA UTTI tremano nel fronte progressista per il galoppo che i cosacchi di Bertinotti hanno preso nella tundra dei Bot. Quanti voti costerà mai, nelle classi della piccola borghesia ben fornite di titoli emessi dallo Stato, la campagna d'inverno dei Rifondatori contro le diaboliche cedole di questi patrimoni cartacei? Che farà la Borsa? Come la prenderanno i perfidi gnomi di Zurigo e di Wall Street, che con una telefonata in codice possono mandare in paradiso o all'inferno una valuta? S'allarma Occhetto, trema D'Alema, s'indigna forse Adornato, con le sue truppe regolamentari di liberal-democratici, e chissà che trincee stanno predisponendo lassù in Banca d'Italia per neutralizzare la carica. L'unico a non scomporsi per niente è il generale dei cosacchi, che argomenta come sempre con ricchezza di linguaggio e di riferimenti culturali: «Sì - ironizza Bertinotti -, D'Alema e gli altri amici progressisti manifestano un po' di turbolenza. Io, se devo essere sincero, amerei che la dedicassero più all'avversario che a me, gradirei che capissero come sia più pericolosa e dannosa la vicenda dell'accordo con la Fiat che non un sacrosanto richiamo a una maggiore equità fiscale». Bertinotti, minacciare di tassare i Bot significa terrorizzare un popolo di milioni di persone normali, non di Cresi che vivono nel lusso sardanapalesco. «Chi ve l'ha detto? Guardi che l'equità fiscale è la parola d'ordine di ogni vecchio programma laborista, la colonna portante della sinistra del vecchio continente, la scontata fisiologia della socialdemocrazia svedese e anche un imperativo basilare dei vecchi riformisti italiani». E' proprio sicuro di impersonare Robin Hood, di togliere ai ricchi per dare ai poveri, con questa storia dei Bot? «Di certo non sono io lo sceriffo di Nottingham; semmai è lo Stato, che ruba ai poveri per dare ai ricchi». Veramente, se lei gli distrugge i Bot, lo Stato non saprà più dove sbattere la testa per approvvigionarsi. «Francamente non credo sia così: i titoli pubblici vanno a ruba, per le privatizzazioni i sottoscrittori fanno a pugni. E sa perché? Perché in Italia ci sono grandi sacche di povertà, masse indigenti, ma anche rilevantissime aree di ricchezza. Noi non vogliamo punirle, non è questo che chiediamo, chiediamo semplicemente che paghino con equità». Aspetti, Bertinotti, per venirne a capo cominciamo da questo: per lei il denaro è sterco del diavolo? «Mi faccia dire bene: non so se il denaro sia sterco del diavolo, ma so che è una merce e questa merce è l'espressione di rapporti sociali mercificati. Gli uomini hanno rapporti tra loro attraverso il denaro». E allora? «E allora, fin qui il denaro è un guaio. Senonché, la faticosa conquista del denaro da parte delle classi subalterne crea una situazione contraddittoria e problematica. Come il lavoro, che da una parte è la condizione dello sfruttamento dell'uomo sull'uomo, dall'altra è una condizione necessaria di emancipazione e liberazione». Scusi, Bertinotti, non sarà che queste categorie vetero- marxiste non fanno più al caso nostro? «Mi pare che le sto parlando di contraddizioni: come quella dei consumi. Da un lato, si è lottato per far uscire grandi masse di persone dall'indigenza; dall'altro, si sono creati strumenti che son divenuti simboli del consumismo. Un grave prezzo è stato pagato alla liberazione e all'emancipazione». Torniamo ai Bot, che interes¬ sano i nostri lettori più della filosofia. Lei sembra pensare che ci sia una quantità di ricchezza finanziaria oltre la quale bisogna falciare. Qual è la modica quantità? «Posso dirle quella che non la è: non l'è di certo quella indicata nel programma di Forza Italia». E cioè? «Engels diceva che i programmi sono una bandiera issata nella testa della gente. Il professor Martino sostiene, issando la sua bandiera, che 18 milioni l'anno sono un reddito congruo per una famiglia di quattro persone. Vogliamo scherzare?». E invece? «Io intanto respingo questa utopia negativa, che richiama teorie vigenti negli Stati Uniti, come quella secondo cui, occupati o non occupati, sempre di poveri si tratta». Ci indichi allora la quantità che corrisponde alla povertà e quella che corrisponde alla ricchezza. «La povertà è facilmente descrivibile: è sottrazione, mancanza, assenza. Quella che il professor Martino prevede per la sua famiglia tipo». E la ricchezza? «E' più difficile da definire, perché la ricchezza è una nozione che va oltre il denaro. E' ricco chi ha relazioni, chi ha il privilegio di non dover comprare, chi può accedere al chirurgo senza l'Usi, chi può andare in viaggio spesato da un'università. Questa è ricchezza, non il mero possesso del denaro. Poi c'è la ricchezza più volgare, quella misurata in milioni». Parliamo della ricchezza più volgare, di quella misurata in milioni. E' un ricco chi ha 200 milioni di Bot? «Non direi di poterlo definire così: quella cifra corrisponde al valore di un appartamento di proprietà; ma - badi - è largamente fuori dalla media dei Bot posseduti dalle famiglie italiane che, secondo il Censis, ammontano a 75 milioni. E infatti, quando parliamo di tassare i Bot, più che alle famiglie pensiamo ad altri soggetti». A quali soggetti? «Il 40 per cento dei Bot è posseduto dalle imprese e il 30 per cento da altre organizzazioni pubbliche. Poi ci sono tanti patrimoni personali di miliardi a comporre quella media di 75 milioni». Guardi che chi ha tanti miliardi li porta in Svizzera, non li mette in Bot. Tanto più che - forse lo ignora - i Bot sono già tassati. «Si, c'è una piccola tassa del 12,5 per cento e qui è il punto: qui bisogna intervenire per raggiungere l'obiettivo di un minimo di equità». Come? «Ci sono vari modi. Per esempio, un'imposta patrimoniale che tassi le rendite finanziarie derivanti dal possesso di titoli pubblici. Oppure, sottoponendo il rendimento dei titoli pubblici all'Irpef, secondo le aliquote correnti, per chi ne possieda oltre i 200 milioni». Così, Bertinotti, temiamo non sarà più questione di sterco del diavolo, ma semplicemente di sterco: i titoli emessi dalla Stato diventeranno... Il fabbisogno, poi, lo finanziera lei? «Le ho già detto che respingo le utopie negative, chiedo soltanto l'applicazione di un criterio di equità riconosciuto in tutto il mondo non da pericolosi sovversivi ma da paciosi laboristi e moderati socialdemocratici». Ma il terrore corre. «Non certo per colpa mia: ben altri cosacchi percorrono l'Italia». Alberto Staterà

Luoghi citati: Italia, Stati Uniti, Svizzera, Zurigo