«Di Pietro ministro di Giustizia»
Berlusconi Berlusconi «Di Pietro ministro di Giustizia» ROMA. «Di Pietro ministro? Perché no». Non è uno che porta rancore, Silvio Berlusconi. Dieci giorni fa il magistrato di Mani pulite gli ha arrestato il fratello Paolo, oggi, inaspettatamente, lo candida alla guida del ministero di Grazia e Giustizia. E lo fa dal palcoscenico del Maurizio Costanzo Show, 130 minuti di esternazioni senza brividi. Con scelta di tempo esemplare: in contemporanea al nuovo attacco che il suo alleato Umberto Bossi scatena contro il medesimo Di Pietro. In attesa di chiarificazioni, Berlusconi va per la sua strada e sempre lì, da Costanzo, accenna (per la prima volta) a una ipotesi di governo: «Vedo una grandissima possibilità di unione tra Forza Italia e la Lega». Al governo? «Sì, al governo insieme». E Alleanza Nazionale di Fini, terzo alleato di questa campagna elettorale? «Loro potrebbero contribuire con un appoggio esterno». Due novità - Di Pietro ministro e governo con la Lega - che scompaiono quasi nel lento, verboso, cauteloso «Uno contro tutti» che Costanzo ha allestito ieri sera. Troppa paura del Garante, troppa paura delle risse. Con il solo spiraglio offerto dalle esibizioni di Baget Bozzo, e di Emilio Fede genuflesso al cospetto del Dottore. Il quale Dottore ha parlato con agio, ma senza emozioni. Se l'è presa con Segni e Martinazzoli e per loro ha pronosticato un futuro nerissimo: «Il loro polo finirà nel limbo. Non hanno capito la legge maggioritaria, non hanno capito il valore aritmetico delle alleanze. Secondo i nostri calcoli potrebbero arrivare a non più di 20 eletti nel nuovo Parlamento». [r. m.] Il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi
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