Quando Achille si sdraiava sui binari di Pierluigi Battista

Quando Achille si sdraiava sui binari L'ex radicale Giovanni Negri raccoglie le frasi celebri del leader pds Quando Achille si sdraiava sui binari In un libro la storia dell'«ondivago» Occhetto IL PASSATO CHE RITORNA IROMA L passato che non passa. Per esempio, l'Achille Occhetto che nel 1983 proclama solennemente: «Piuttosto che permettere l'insediamento dei missili a Comiso mi sdraierò sui binari delia ferrovia». Oppure nel 1990, in epoca pericolosamente vicina alla nostra: «Craxi ha avuto un indubbio merito. Ha messo in discussione per primo il vecchio sistema politico italiano, che ormai non ha molte possibilità di andare avanti». Si va invece speditamente avanti per le quasi 150 pagine di un libro con cui testardi (e maliziosissimi) segugi d'archivio hanno voluto riportare a galla tracce dimenticate e frammenti sbiaditi del leader politico che gli avversari descrivono come un uomo fluttuante e instabile. L'«ondivago» per antonomasia. Achille Occhetto insomma: il segretario del pds che corre per conquistarsi un posto al sole nella neonata Seconda Repubblica sforzandosi di accreditar se stesso come «uomo nuovo» e che invece Giovanni Negri, il giornalista dell'Indipendente che è autore assieme a Claudia Rocchini e Sofia Ventura di Silenzio, parla Achille (Mondadori), restituisce nella sua veste di protagonista indiscusso della Prima Repubblica. Achille Occhetto, appunto. Che Negri, nella sua prefazione al libro, descrive così: «Occhr to non è, si trasforma». Eppure in questa impietosa raccolta di frasi celebri e motti epocali pronunciati nel corso di oltre trent'anni dall'attuale segretario del pds emerge piuttosto il tratto francamente simpatico di un leader politico che pur nella fluida e talvolta frastornante mobilità dei propri convincimenti mantiene malgrado tutto la coerenza di uno stile inconfondibile. Tra rocchetto che nel 1965 dice «i comunisti italiani salutano il compagno Deng Xiao Ping» e rocchetto che nel 1990 asserisce che «sono Craxi e Forlani i veri amici di Deng» non c'è più contrasto di quanto non ce ne sia nella storia dei comunisti italiani che diventano post-comunisti. Qualcosa di più personale traspare invece nell'Occhetto che nel 1991 si dice «contento» perché il «comunismo è morto» e soltanto pochi giorni dopo proclama: «Sono stato tutta la vita un comunista e intendo restarlo». Ondivago sì. Ma pure simpatico (come del resto ammette lo stesso Negri). Occhetto allo spilungone Fassino, 1989: «Ma perché tu che sei due metri ti siedi sempre vicino a me che sono uno e sessanta?». Tenero. 1993: «Quando entravo in clas¬ se mi sfottevano sempre. Dicevano: "Oca, oca, oca, oca"». Tenerissimo. 1990: «Negli Anni Sessanta sono riuscito a stendere sotto il tavolo tre generali dell'Armata Rossa, bevendo più vodka di loro». Disarmante. E sempre un po' eccessivo. Occhetto uno, 1965: «Gli americani sono perfettamente idioti e combattono solo per finire di pagare a rate la televisione». Occhetto due, 1989: «In America, parlando del pei si potrebbe parlare di un Italian Liberal Party». Un po' narciso, sempre. Rievocando il suo discorso al funerale di Togliatti: «Sento ancora gli applausi che salgono come onde». Rievocando un comizio davanti a Mirafiori: «Ai cancelli della Fiat da dieci anni non si fermava tanta gente, se questo non è un successo». Il passato che non passa, appunto. Molto più pesante di quanto lo stesso Occhetto non si lasciò sfuggire in una dichiarazione del 1961: «Stalin? Uno scherzo della storia». Pierluigi Battista Il segretario della Quercia Achille Occhetto

Luoghi citati: America, Comiso