Magnabosco (Fiat)

Magnabosco (Fiat) Magnabosco (Fiat) «Un accordo che ci permette di andare avanti con fiducia» TORINO. L'accordo per la Fiat Auto aspetta le firme ufficiali, ma nella palazzina uffici di Mirafiori l'aria è già meno tesa. Maurizio Magnabosco, direttore del personale di Fiat Auto e protagonista delle più importanti trattative sindacali degli ultimi anni - da quella dell'80 («ma allora ero un ragazzino»), a quella dell'altro ieri - non si nasconde dietro un dito. Intervenire per eliminare gli esuberi è doloroso - un «trauma» lo definisce - ma inevitabile. L'accordo è fatto, il piano industriale si può applicare. Ma con quali prospettive? «Questo accordo ci consente di guardare con fiducia al futuro della nostra azienda per avere il ritorno degli sforzi che stiamo facendo sul piano degli investimenti, della ricerca, e dell'innovazione. Insomma, della competitività. In questo piano crediamo molto, dentro non c'é solo la nostra capacità di fare automobili e di stare sul mercato, ma anche quella di rischiare. Per noi è una nuova sfida in un settore dove la competizione oggi non ha uguali, ed era fondamentale lanciarla in un contesto di pacificazione e stabilità». Sì, ma 7 mila persone fuori definitivamente e 9500 a tempo determinato restano una bella cifra... «Qualcuno lo ha definito un boccone troppo grosso da ingoiare, ma non potevamo dividere il piatto in più bocconi. Era meglio far chiarezza una volta per tutte. Adesso la possibilità di applicare il piano con il consenso dei sindacati del governo e degli enti locali, e badi che quest'ultima è una novità importante, è una garanzia anche per noi». Eppure qualcosa si è spezzato. Il rapporto con gli impiegati ad esempio, sembra essere cambiato non solo per chi deve andare via, ma anche per chi resta. «Negarlo sarebbe ignorare ciò che è accaduto, ma bisogna stare attenti a dare la giusta lettura. Il rapporto dell'azienda con i suoi dipendenti sta cambiando. L'idea di appartenenza, nonostante tutto rimane forte, ma cambiano due aspetti. C'è più lavoro di gruppo e quindi il rapporto singolo-azienda assume aspetti e dimensioni nuove, sfuma la fedeltà in senso tradizionale. E d'altro canto cambia il quadro sociale attorno all'azienda. Chi entra oggi è diverso da vent'anni fa e pone più enfasi su una professionalità legata ai nuovi modelli organizzativi. Per dirla in due parole si va verso un modello di azienda più piatta, con più coinvolgimento, a partire dalla professionalità. Comunque c'è un punto che voglio sottolineare per quanto riguarda gli impiegati che escono dalla Fiat. La maggioranza usufruirà dei prepensionamenti. Meno di un migliaio andrà in mobilità, ma se ci fossero dei problemi individuali siamo disposti ad esaminarli, sempre nel rispetto dell'accordo. Insomma, non abbandoniamo nessuno». La Fiat era partita con una posizione che non prevedeva i contratti di solidarietà ed altri strumenti. L'accordo invece li utilizza. Voi ci guadagnate la pace sociale; che cosa avete dato in cambio? «Una forte cogestione degli ammortizzatori sociali, più avanzata rispetto alle nostre posizioni. E abbiamo più momenti di verifica sull'attuazione dell'accordo». A proposito dei contratti di solidarietà, il testo menziona una riduzione dell'orario a Mirafiori Carrozzeria dell'80%. Ha senso un contratto per cui si lavora una settimana su cinque? «Quello dell'80% è un massimo teorico, una sorta di garanzia che vale più dal punto di vista tecnico-giuridico che da quello sostanziale. Ma io penso che non raggiungeremo mai una riduzione dell'80%».

Persone citate: Magnabosco, Maurizio Magnabosco

Luoghi citati: Torino